sabato 18 maggio 2013

LA TRAGICA MORTE DELL’ONORABILE JEJEE

UN SIMPATICO CONCORSO 
in collaborazione con il gruppo facebook I LIBRO-COMPULSIVI:  
"LIBRO TRA LE RIME" 
ovvero "Leggi il giallo medievale rimato 
e tra le rime scopri il titolo del libro che in esse è celato".
Per gentile cortesia di Elisa Bosso e favorevole concessione del GRUPPO ILC, che ringrazio. 

SECONDA STORIA 


«Le indagini “im”possibili del commissario Cantagallo»

LA TRAGICA MORTE DELL’ONORABILE JEJEE

“Gentleman, gentleman” facea l’indù impertinente
e l’altro, a occhi chiusi, facea l’indiano veramente.
Non contento, con la man lo scosse
e l’altro, Cantagallo, allor si mosse.
“Ve lo dico e poscia ve lo ripeto,
non voglio collanine e fatemi star quieto.
Partitomi da Londra con un effetto boom
son qui catapultato a bordo del Rangoon”.
L’indù, lieto del risveglio procurato,
si fè discosto per palesar un panzuto tale
che da gran veste era addobbato
ché era gendarme della portuale.
“Gentleman Cantagallo” il grasso porse,
“sono Oysterpuf e il vostro aiuto si chiede”.
Cantagallo, scocciato, il capo torse.
L’altro soggiunse: “La vostra fama vi precede”.
James Jejeebhoy a Hong Kong onorabile
passato parea per morte d’accidente,
anche se da laccio poco notabile
il collo palesava un incidente.
Senza vita, così, l’avea trovato
il servitor Obadiah, indù tarchiato.
Seppe che Jejee dal Gange era fuggito
per strappare al rogo la dolce cugina
che a cagione della morte del raià marito
avea rischiato il sutty di mattina.
Il ratto era avvenuto alla Pagoda del Pillaji
rincorsi dai seguaci di Kalì fino al Bundelkund.
Alchè Cantagallo, satollo di stranezze ormai,
confondendo porse: “Ma questo buc’ de cul?”.
Oysterpuf rise un po’ pe’l frainteso indù,
Cantagallo disse: “Qua non ci torno più”.
Tosto si riebbe e a cogitar cominciò,
rimise insieme i fatti lì per lì,
le vicende degli indù si rimembrò
in specie dei seguaci di Kalì.
Poscia ebbe un lampo premonitore
e squadrò Obadiah, il servitore.
Notò al collo un laccio assai tagliente
che dovea aver appeso medaglia oppur pendente.
L’indù s’accorse e volle mettere mano al kris,
Cantagallo l’ammollò un cazzotto, pronto per il bis.
“Puf, ai ferri l’assassino indù che giace lì”
e gli scoprì sotto la veste il medaglione di Kalì.
Lo stolto Oysterpuf si mise a fare il gufo,
volea saper cagioni e le pudenda facea gonfiare,
ma il quieto Cantagallo che a quei era già stufo:
 “Puf, vuolsi così e più non mi puffare”.



  
Un medievale giallo del commissario Cantagallo 
© 2013 Fabio Marazzoli 



 


LA MISTERIOSA MORTE DELL’ORSINO

UN SIMPATICO CONCORSO 
in collaborazione con il gruppo facebook I LIBRO-COMPULSIVI:  
"LIBRO TRA LE RIME" 
ovvero "Leggi il giallo medievale rimato 
e tra le rime scopri il titolo del libro che in esse è celato".

Per gentile cortesia di Elisa Bosso e favorevole concessione del GRUPPO ILC, che ringrazio. 

PRIMA STORIA
 
«Le indagini “im”possibili del commissario Cantagallo»

LA MISTERIOSA MORTE DELL’ORSINO

Trovavasi Cantagallo in quel di Barletta
addì del terzo anno del millecinquecento
ove uomin d’arme e baron francesi di gavetta
si battean con gran fervore e ardimento.
Quantunque non rimembrasse la cagione
che l’avea condotto in tal regione
si sollazzò un poco a zecchinetta,
chè tanto non v’era alcuna fretta.
Manco udì della campana il tocco egregio
che si palesò Riccio da Parma, gendarme regio.
Trattolo in disparte, con poche parole,
lo condusse seco lui all’osteria “del Sole”
ove stava in ambasce donna Grisella
di giovin età e per sua grazia bella.
Illustrato a Cantagallo il grave lutto
che avea patito la gran bella dama
nel perder il marito che, seppur brutto,
avea di sostanze una gran fama.
Riccio si risolvette a chieder il suo aiuto
perché delle morti incerte avea un gran fiuto.
Subitamente parea d’accidente morto,
poscia il gendarme ravvisò un distorto.
Scrutatolo ben bene po’ che morto era
s’accorse che era passato sì, ma con la lingua nera.
Uccione Orsini, si nomava il morto,
stava faccia bocconi e con il capo torto
mentre il giovin oste per un gentil rispetto
stavasi a sostenere la vedova pel suo cotanto petto.
Cantagallo, abile scrutator del popol criminale,
vide nei gesti dell’oste un fare un po’ triviale.
Come mai quella sì gentil donzella
nel sentirsi tramenar tutta non facea favella?
Accortosi allor di quel vile concupicio
mise in atto immantinente il suo abil artificio.
Sclamò: “Ohè, Baccio! Ma che solete
far banchettar topi in cucina?” beffardo egli la porse.
L’altro, manco voltandosi, con le mani fra le sete:
“C’avrei per quelli un veleno sopraffino…” e la lingua si morse.
Fè Cantagallo: “Riccio, i ferri all’oste assassino
truce ribaldo e infimo Valentino!
L’oste marrano di mettermi nel sacco credea
e col veleno infigardo volea farmi fesso
ma io feci come colui che dicea:
“Tralli, tralli, voglio veder chi ha il lesso!”.
Per chi non sa delle miserie il guaio
la frase in romagnolo non ha un nesso,
ma era gridata dal furbo verduraio 
per vender tralli (ravanelli) invocando il lesso. 

  
Un medievale giallo del commissario Cantagallo 
© 2013 Fabio Marazzoli