sabato 26 settembre 2015

Calderina e Cantagallo: un giallo divertente

Calderina ci dà la sua opinione dicendo che è d'accordo con Virginia. Comunque anche a lei piacciono le indagini del commissario Cantagallo. A lei è piaciuto "Lo sguardo nel buio" con il suo commento pubblicato da Feltrinelli.


Giuliettabix e Cantagallo: un giallo da non perdere

La lettrice Giuliettabix è d'accordo con Simona: le piace il giallo "La mossa del barbiere" di Cantagallo. Ecco a voi la sua opinione pubblicata da Feltrinelli. 


Cantagallo: un commissario... a cinque stelle

Le indagini vanno bene, come le recensioni dei lettori che hanno letto i gialli del commissario Cantagallo. Per chi volesse leggerle può farlo anche su Feltrinelli 
http://www.lafeltrinelli.it/ebook/marazzoli-fabio/1226651
Grazie a tutti i lettori e a coloro che hanno lasciato un commento.
Buona lettura a tutti.


giovedì 24 settembre 2015

Cantagallo e la saggezza dei proverbi



Per il commissario, i proverbi erano stati ed erano ancora oggi la saggezza dei popoli. Questo perché i proverbi facevano parte di un grande patrimonio, formato dal dialetto, dalla mentalità, dalle tradizioni popolari e tante altre cose ancora. In breve, da quella che poteva essere definita come la cultura popolare. Tale cultura era generalmente tramandata dagli uomini ai propri discendenti e per molti secoli i proverbi erano stati, probabilmente, l’unica scuola per decine di generazioni di nostri antenati. Attraverso di essi si tramandavano le usanze, le abitudini, la visione del mondo, si comunicavano le regole della morale e del comportamento nella vita di tutti i giorni. I proverbi, spesso, erano utilizzati, in senso umoristico, per indicare certi caratteri umani e molte volte con il loro utilizzo si sancivano delle vere e proprie consuetudini di vita sociale che finivano per diventare costume. I proverbi contenevano i consigli più disparati su qualsiasi argomento e per qualsiasi circostanza della vita. I proverbi e certe espressioni verbali permettevano di comprendere molti aspetti del carattere e della storia non scritta dei nostri vecchi. Attraverso i proverbi e i modi di dire, si riusciva a scoprire il volto più autentico dei nostri antenati. Si poteva capire meglio, le ragioni di molti nostri modi di essere e della nostra identità di popolo, con comportamenti particolari che ben identificavano e che differenziavano gli abitanti diversi dei paesi vicini. Per tutte queste ragioni, i proverbi erano un patrimonio culturale di tutti e dovevano essere salvaguardati. Per Cantagallo, la citazione latina apparteneva al passato, non apparteneva al modo di parlare della gente comune. Manifestava un distacco con le persone semplici e umili, segnava la distanza fra “il dire” e “il fare”. Rappresentava, per certi personaggi incompetenti, l’ultimo baluardo per giustificare un nulla di fatto, per offuscare un fatto evidente, per rendere fumosa una spiegazione che non esisteva. Cantagallo, che non aveva fatto studi classici, non capiva mai bene la frase latina che il Questore gli aveva detto. Poi, quando tornava a casa, con l’aiuto di sua moglie e sforzandosi di ricordare la frase, cercava di tradurla per capirne il significato.

Cantagallo e il latino






Cantagallo e il Questore Zondadari erano delle persone completamente diverse. Il Questore citava sempre delle frasi latine, all’inizio o alla fine d’ogni discorso, pur sapendo che facevano imbestialire il nostro commissario. Parlava sempre in italiano corretto e in un modo molto forbito e cattedratico perché era nato nella città di Castronuovo, dove, a suo dire, si parlava e si scriveva il vero italiano. Non quella sorta di dialettaccio strascicato, sgrammaticato e volgare, che parlava il commissario e tutti gli uomini della sua squadra. Il commissario amava i proverbi, in particolare quelli toscani, perché erano il frutto semplice della saggezza antica dei nostri nonni e facevano parte del patrimonio di una cultura popolare che non doveva essere dimenticata. Non parlava in dialetto. Solo un piccolo accenno di dialetto, ma era nella natura umana di ogni toscano. Non sopportava il latino che gli propinava il Questore durante i loro colloqui. Cantagallo era fermamente convinto che in ogni frase latina fosse nascosto il vero significato delle cose, mentre in ogni proverbio si nascondesse una piccola verità.

Un commissario di periferia


Cantagallo è un commissario particolare perché è diverso dagli altri presenti nell'editoria, ben più importanti di lui. Non è un poliziotto che vuol essere al centro dell'attenzione. Non gli piace stare sotto la luce dei riflettori della celebrità. No, tutt'altro. Vuole solo fare bene il suo lavoro insieme ai colleghi della sua squadra, la Squadra Omicidi del commissariato di Collitondi, un commissariato di periferia. Perché lui è un poliziotto di periferia. Vuole starsene alla periferia per osservare, distaccato e rilassato, cosa accade nel centro dove risplendono i bagliori della fama e della notorietà. Osserva dalla periferia del suo commissariato, semmai non accorgendosi che, cambiando la visuale del suo punto di osservazione, quel luogo dove si trova lui diventa centrale rispetto a tutto il resto che lo circonda.  
Come curiosità, ricordo che anche il commissario Cantagallo è un lettore di libri gialli e che il suo investigatore preferito è Nero Wolfe dello scrittore Rex Stout. Non è un grande lettore perché ha poco tempo da dedicare alla lettura.