sabato 8 ottobre 2016

Cantagallo e la stanza da lavoro: "Io rincorro un'illusione"

Quest'oggi propongo il metodo investigativo del poliziotto toscano protagonista dei gialli pubblicati da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. 
Il commissario Cantagallo utilizza una tecnica d’indagine è particolare: è seguita ogni traccia e ogni indizio che costituiscono le tessere di un “mosaico criminale”. Completato il “mosaico”, l’indagine è risolta. Ogni oggetto, ogni traccia, ogni prova parla con il suo linguaggio al commissario Cantagallo: questo è quello che dice lui. Per il commissario ogni bravo investigatore deve riuscire a comprendere il linguaggio di ogni oggetto.Cantagallo cerca sempre di migliorare la propria tecnica di analisi dei fatti criminali. Ogni pezzo del suo “mosaico criminale”, come dice lui, doveva avere la sua collocazione precisa. Il commissario analizza i fatti nella sua “stanza da lavoro”, il vero e proprio laboratorio investigativo del commissariato. Cantagallo cerca sempre di ricostruire il luogo in cui è avvenuto il delitto e prende in considerazione ogni piccolo dettaglio: visiona anche il filmino girato dai poliziotti della Polizia Scientifica per immedesimarsi meglio nella scena del crimine. Il commissario è molto attento al luogo del crimine e alla scena del delitto nel suo complesso: indossa sempre e fa indossare ai suoi uomini guanti mono uso per le mani e scarpini in plastica sopra le scarpe, per non contaminare l’ambiente. La sua tecnica d’indagine è particolare e fino a quel momento gli ha sempre permesso d'incastrare sempre il colpevole e a farlo confessare. 

“Il lavoro della mente somiglia alla perforazione di un pozzo, l’acqua è torbida all’inizio, ma dopo diventa chiara.” 

Segue un piccolo estratto di uno dei tanti colloqui del commissario Cantagallo con i suoi uomini nella stanza da lavoro del commissariato di Collitondi. 
 




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