sabato 14 gennaio 2017

Delitto in Sicilia per Cantagallo: anteprima del primo capitolo



Nell'anno dei 10 anni delle indagini del commissario Cantagallo vi propongo in lettura alcuni estratti dei gialli, sperando di farvi cosa gradita.

Ho visto che fra i tanti post, sono stati letti molto quelli del giallo "LA DONNA COL MEDAGLIONE" pubblicato nel 2016 e quindi ho deciso di iniziare da questo. Ecco a voi l'anteprima del primo capitolo del giallo siciliano ambientato fra le località di Ramacca e Grammichele, nel cuore della Sicilia. I Cantagallo si preparano alla partenza per l'isola ma al commissario gli casca l'occhio su un telegramma particolare.

Buona lettura!

 


"  Era sempre mattiniero il commissario Cantagallo.

    Per lui il sorgere del sole del mattino era come lo scoppio del tappo dello spumante: subito potevi assaporare una bella aria frizzante che poi, col passare delle ore, svaporava e perdeva briosità.

    Quella mattina d'inizio settembre si era alzato prima del solito ed era già pronto per la partenza. Gli altri no. Iolanda era nella camera piccola e finiva di riempire il trolley del figlio perché c’entrasse tutto, dall’aspirina al golfino. Luigi, un ragazzo sveglio di undici anni, nella stessa stanza riempiva meticolosamente il proprio zainetto, dal contenuto sconosciuto e inviolabile.

    Cantagallo si ricordò di prendere un libro giallo di Nero Wolfe, il suo investigatore preferito, che voleva leggere durante le ferie. Era un po’ che si riprometteva di iniziarlo ma negli ultimi giorni gli era mancato il tempo. Lo prese dalla libreria del soggiorno per metterlo in valigia. Mentre lo prendeva, dalle ultime pagine scivolò fuori un pezzo di carta. Era un vecchio telegramma che chissà perché era finito lì e chissà quando. Chiese alla moglie. Iolanda non si ricordava come ci fosse finito. Sapeva però che glielo aveva spedito qualche mese fa una sua cugina dalla Sicilia per dirle com’era andata a finire la faccenda travagliata dell’eredità del cugino buonanima, Gesualdo Milazzo. Intanto Cantagallo lo rileggeva.

    «"FINIU A CICHIRI E PIATTINI", ma che vuol dire? E poi come fai a sapere che te l'ha scritto la tua cugina? Qui c'è riportato solo l'indirizzo dell'ufficio postale di un posto che si chiama Montedoro».

    «Angelo, è siciliano. Vuol dire: “È finita a tazzine e piattini”. Mia cugina Rosetta è di Montedoro, in provincia di Caltanissetta, e si vede che lo ha spedito da lì. Rosetta lo dice sempre in certe circostanze per far capire che, alla fine, è andato tutto bene. Devi sapere, che in Sicilia si dice così quando, dopo aver vissuto una circostanza negativa, il sedersi davanti a "cichiri e piattini", cioè davanti a "tazze e piattini da caffè", è una consolazione perché il caffè piace a tutti e riconcilia con la vita». 

    «Neanche la Scientifica di Castronuovo avrebbe potuto fare di meglio con questo telegramma in mano da decifrare!».

    «Ognuno ha il proprio modo di comunicare. Io e Rosetta ci capiamo così. Col siciliano si possono dire cose che hanno molti significati».

    «Ma perché ti ha fatto un telegramma? Poteva chiamarti col telefonino».

    «Rosetta è un po' particolare e anche all'antica. In certe circostanze preferisce fare un telegramma. Le sembra che così quello che dice è più importante. E il telefonino non ce l’ha».

    «Boh!».

    Cantagallo non aveva capito granché ma non gli interessava neanche l'argomento: non doveva passare il tempo a capire i perché e i percome dei telegrammi in siciliano. Lasciò il telegramma su un mobile del corridoio e ritornò nella camera grande. Appoggiò il libro nella sua valigia e la osservò. Era talmente piena che per cercare qualcosa si sarebbe dovuto buttare all’aria tutto. E gli venne un dubbio. "




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