giovedì 9 febbraio 2017

Cantagallo: un poliziotto di periferia, il ritratto in bianco e nero


Cantagallo non può essere da meno e anche lui ci mette la faccia, anzi no. Anche lui ci mette tutto se stesso e per la prima volta assoluta si fa immortalare in un ritratto in bianco e nero, degno dei migliori maestri del crimine.

Scherzi a parte, in anteprima vi mostro quella che ho immaginato possa essere l'ipotetica "sagoma" a figura intera del personaggio del commissario Cantagallo, il poliziotto di Collitondi nella Toscana centrale.   

In questo appuntamento del giovedì vi propongo un lungo e spero gradito estratto dal libro "Un vecchio tappeto persiano" pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. 
Cantagallo è sempre alle prese con il suo capo, il Questore Zondadari detto Zorro per la Z della sua firma che è talmente grande da somigliare a quella del personaggio della nota serie tv anni '70, e il suo vice, il vicario Bonadonna detto Garçia proprio perché, come nella serie televisiva, non sopporta il Questore. Bonadonna, anche se di malavoglia, deve lavorare per Zorro fornendogli dei fogliettini con scritte le ipotesi investigative con le quali Zorro dovrebbe convincere il commissario Cantagallo a insabbiare le indagini in corso a Collitondi. Tutto perché ci sono cose ben più importanti da fare e da seguire, ben più importanti dei crimini di bassa lega che avvengono in un paesino di industrialotti e operai come è quello di Collitondi.  Il vicario Bonadonna però confida, prima o poi, in un errore madornale del Questore che costi a Zorro la carriera, così da farlo spodestare dalla poltrona più alta della Questura di Castronuovo. Intanto Cantagallo si preparava a rispondere alla telefonata in arrivo del vicario Bonadonna che lo avvertiva della chiamata in Questura. 


   " Secondo il pensiero di Cantagallo, quel corridoio era per i due funzionari come un grande mare: virtuale e limpido. Non un mare torbido, ma bensì un grande bacino d’acqua trasparente e infido ai loro maldestri tentativi di manipolare le vicende giudiziarie. Un mare dove la corrente della rettitudine poteva travolgerli, dove loro non sapevano nuotare e a malapena stavano a galla. Un mare dove speravano di poter vedere passare, prima o poi, il cadavere del rispettivo dirimpettaio, come dice il saggio cinese: “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta. Vedrai passare il cadavere del tuo nemico”. Di conseguenza, comunicavano a suon di circolari,  messaggi urgenti e così via. Il vicario, su precisa disposizione del Questore, gli forniva la propria “tesi investigativa” di un crimine accaduto spedendogli dei bigliettini ad hoc. Il Questore li leggeva ed esponeva quanto letto all’interlocutore di turno. Non gli interessava risolvere i casi, piuttosto di liberarsene per pensare ai fatti propri. Il lavoro del vicario era quello di “dire” quello che il Questore doveva “fare”. E un vecchio proverbio cascava proprio a fagiolo: “Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

    Cantagallo intanto proseguiva il suo discorso.
    «Strano che Garçia non mi abbia ancora chiamato. In genere è lui il primo ad essere avvertito. E poi, a modo suo, informa il Questore. Stasera è tardi e forse…»

“♫ Oye como va mi ritmo…
Bueno pa' gozar, mulata… ♫”

    Era il telefonino del commissario che squillava. La suoneria personalizzata lo avvertiva che lo chiamava il vicario Bonadonna. L’aveva cambiata da qualche mese perché il vicario, dopo aver frequentato il corso “Gestire le divergenze”, prima di entrare nell’argomento della telefonata gli faceva sempre tre domande che aveva imparato al corso: “Oh, come va? Che fa? E in famiglia, in famiglia?”.

“♫ Oye como va, mi ritmo…
Bueno pa' gozar, mulata… ♫”

    Schiacciò il pulsante verde e le fatidiche domande echeggiarono.
    «Oh, come va? Che fa? E in famiglia, in famiglia?»
    Cantagallo sapeva a mente le risposte e gliele sciorinava di seguito, senza tentennamenti.
    «Eh, abbastanza. S’indaga. Si tira avanti, si tira avanti.»
    Finite le schermaglie di rito, Cantagallo, che già immaginava il motivo della telefonata, continuò con una voce da copione: ferma, asciutta, suadente ma non troppo.
    «Vicario, capisco che è già stato avvertito. Dica pure, sono tutto orecchi.»
    Bonadonna, conclusi i convenevoli, cominciò il suo sproloquio.
    «Commissario, non faccia lo spiritoso con queste frasi da simpaticone e mi faccia venire al motivo della telefonata. Mi ascolti bene. I fatti criminosi accaduti stanotte inducono a non osservare i fatti con uno sguardo limitato, come lei fa di solito, ma piuttosto a scrutarli con una vista a largo raggio per comprendere ciò che è realmente accaduto. Lei, commissario, deve tendere a un livello superiore.»
    E qui entrava in ballo il supercommissario che doveva avere la supervista.
    Intanto il vicario proseguiva.
    «Mi hanno avvertito poco fa della catena di crimini, anche due sanguinosi delitti, che sono stati compiuti a Collitondi intorno alla mezzanotte. Vista l’ora  tarda, non mi è sembrato il caso di disturbare il signor Questore. In questo momento il dottor Fumi Zondadari è molto impegnato…»
    «…a un convegno di questori a Roma?»
    «No. Ma mi ascolti, per cortesia. Non vada per conto suo, come sempre.»
    «Bene.»  "



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