sabato 27 maggio 2017

Questore ribollito nel giallo "La mossa del barbiere"

L'indagine del giallo "LA MOSSA DEL BARBIERE", pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia, incalza e il commissario Cantagallo è chiamato in Questura per riferire punto per punto la situazione sul delitto della donna al Questore Zondadari, detto Zorro dallo stesso Cantagallo perché firma facendo la ZETA di Zondadari molto grande come quella dello spadaccino televisivo.
L'atomosfera ribolle e fa ribollire tutto intorno. 
Ma chi è maggiormente ribollito è lo stesso Questore che vuole insabbiare l'indagine del delitto della domestica con un niente di fatto. Zondadari tenta di mascherare il delitto dietro la fantomatica vicenda della "Tratta delle bianche" ma Cantagallo non ci sta. 


Ricordo che il giallo è stato premiato con il 
2° PREMIO FESTIVAL GIALLO GARDA 2016
nella sezione ebook. 
  

I gialli di Cantagallo sono in vendita anche su IBS
in formato ebook e libro

Buona lettura con i gialli del commissario Cantagallo.

P.S. Leggete quello che vi pare, basta che leggiate.
Ma ricordate sempre che:
"Leggere i gialli di Cantagallo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per l'editore)".


 
Alla fine del lungo corridoio sulla destra c’era l’ufficio di Zorro. La porta era aperta.
    «Vivaddio, Cantagallo! Alla buon’ora!» esclamò, da dietro la sua scrivania, sentendolo arrivare. «È da ieri sera che la sto cercando per mare e per terra».
    «Questore, ieri sera mancava il segnale…».
    «Altro che mancanza di segnale! Qui è lei che mi deve mandare dei segnali di efficienza!» tuonò l’altro, con il suo sgradevole tono di superiorità. «Le mancava un telefonino nuovo, altroché! Ad ogni buon conto, Cantagallo, veniamo a noi. I gravi fatti accaduti ieri sera mi lasciano basito. Una governante barbaramente uccisa, una giovane innocente rapita e preda dei trafficanti di donne. Due efferati crimini in una sola notte! Siamo già sulla bocca di tutti! Per non parlare della campagna denigratoria che metterà in atto la stampa avversaria nei confronti della mia persona e della Questura. Sarò lo zimbello di tutta Castronuovo! Bisogna dare una risposta immediata agli organi d’informazione! Del resto, la soluzione del caso è lampante ed è sotto gli occhi di tutti! La mia attenta ricostruzione dei fatti indica chiaramente che si tratta di un crimine commesso dalla spregevole banda della “Tratta delle bianche” che imperversa da tempo in tutta la provincia…».
    «Questore, ma di questa banda che dice lei non si è mai sentito parlare e…» tentò di replicare Cantagallo, innervosito da certe frasi che non avevano né capo né coda. 
    «Non m’interrompa, Cantagallo! Quando lei parla, “Io” l’ascolto! Mi lasci concludere! Quando c’incontriamo, fra me e lei, è sempre così. M’interrompe e mette bocca con quei suoi modi contadini di interloquire! Non siamo mica delle comari sull’aia di una fattoria a battere il granturco! E poi questa inezia che lei dice: "Non si è mai sentito parlare, eccetera, eccetera", ma che importanza vuole che abbia! L’opinione pubblica non può essere messa al corrente di tutto quello che succede in Questura!».
    «Continui pure, Questore».
    Cantagallo era sfinito, esausto, da tutte quelle parole senza senso. E l'altro non aveva ancora finito.
    «Allora, dicevo, il basista della banda della “Tratta delle bianche”, quel tale Giolli, ha trucidato la domestica che si opponeva al crimine e ha così aperto la strada ai suoi complici che hanno rapito la ragazza. Il basista è stato lasciato sul posto per depistare la Polizia, mentre i criminali hanno portato a termine il loro piano con il rapimento della giovane innocente. Senza ombra di dubbio i criminali sono già oltre il nostro confine e hanno consegnato la giovane malcapitata al ricco nababbo che se la gode nella sua alcova coatta oltre frontiera. Noi, della Questura Centrale, archivieremo questo caso come “crimine maturato nell’ambiente della Tratta delle bianche, commesso da ignoti professionisti d’oltralpe che sono espatriati, sfuggendo alle maglie dell’Interpol”. Questo è quanto, ma non è tutto».
    E bravo Zorro, aveva imparato a memoria gli appunti di Garçia, e in meno di ventiquattro ore aveva risolto il caso. Al suo confronto, l’investigatore Ercule Poirot poteva andare a vendere i brigidini al mercato del paese.
    Il commissario se ne stava in silenzio: come una caffettiera sul fornello che prima non fa rumore e poi sbuffa a tutto vapore quando incomincia a uscire il caffè. Ma non era ancora il momento.
    Il Questore, imperterrito, continuava la sua arringa trionfale.
    «Tale efferato crimine, Cantagallo, se non fosse risolto in breve tempo, danneggerebbe molto la mia immagine anche dinanzi al popolo della mia contrada. Proprio ora che la data del venti di ottobre è ormai alle porte. Le ricordo che quella domenica, appena un mese dopo l’ultimo Palio dei somari, la città si addobba a festa per il ringraziamento alla Beata Vergine e grandi eventi sono previsti nella mia nobile contrada. Ad ogni buon conto, Cantagallo, dobbiamo porre in atto quanto abbiamo in nostro potere per tranquillizzare l’opinione pubblica. Si ricordi sempre quello che le dico. Siamo di fronte a un crimine irrisolvibile e, come dicevano i latini, che lei, Cantagallo, non ha conosciuto: "Ad impossibilia nemo tenetur". Cantagallo, non stia a lambiccarsi il cervello, gliela traduco io la frase: "Nessuno è tenuto a fare cose impossibili". Non possiamo, però, nemmeno stare fermi e questa è la versione che dobbiamo dare dei fatti accaduti, senza ombra di dubbio!».
    Tutto come sempre e non poteva essere altrimenti.
    Zorro aveva impacchettato la soluzione dell’indagine con quello che gli aveva detto Garçia.
    Il commissario non si scompose e prese dalla valigetta i suoi appunti.
Zorro, con la fronte aggrottata, osservava i movimenti di Cantagallo: non capiva cosa potesse avere in serbo il commissario per controbattere alla sua ipotesi. 
    «Questore, i fatti parlano chiaro. Dagli indizi a nostra disposizione e per quello che è stato riferito dai nostri informatori» Cantagallo, solo se era necessario, mentiva spudoratamente pur di avere un vantaggio immediato per l’indagine in corso «risulta che si tratti di un crimine a sfondo passionale. Niente a che vedere con la banda della “Tratta delle bianche”».  
    Cantagallo, quando voleva infinocchiare il Questore, dava il meglio di sé. E continuava.
    «Importanti elementi fanno ragionevolmente supporre che chi ha ucciso la donna, ha poi rapito la ragazza che aveva visto e sentito troppo. Chi ha ucciso la domestica non è un professionista. Gli esami del medico legale lo confermano, e non ci sono elementi che indichino la presenza di uomini di questa fantomatica banda della “Tratta delle bianche”. L’analisi della scena del crimine parla chiaro ed esclude la presenza di altre persone. Non vorrei, Questore, che alla stampa fosse servita una soluzione fumosa che finirebbe per mettere in cattiva luce la sua persona e la Questura intera».
    Il Questore aveva ascoltato in silenzio e con attenzione. Poi iniziò a parlare con un tono più dimesso.
    «Ad ogni buon conto, Cantagallo, se gli indizi e quello che è stato riferito dai suoi informatori…».
    Cantagallo, non contento, rincarò la dose e affondò la stoccata vincente.
    «E poi, Questore, bisogna tenere ben presente il delicatissimo momento del ringraziamento alla Beata Vergine. Sarebbe un sacrilegio se l’atmosfera che regna nella città fosse rovinata da un articolo del Corriere che smaschera la sua blanda ipotesi investigativa. Mi dia cinque giorni di tempo e risolvo il caso».
Il commissario, con un pizzico di furbizia e un bel po’ d’ipocrisia, aveva messo davanti agli occhi del Questore la dura verità con le inevitabili conseguenze.
Zondadari aveva perso lo slancio iniziale ed era pensieroso. Il suo volto si era abbuiato e immaginava il funesto articolo in prima pagina sul Corriere.

 
    «Commissario Cantagallo, alla luce dei fatti nuovi, di cui giungo a conoscenza solo in questo istante, convengo che ci siano degli elementi validi per proseguire la strada che ha intrapreso. Ad ogni buon conto, dei cinque giorni non se ne parla nemmeno. Le posso concedere due giorni, tutto compreso, e non uno di più. Se li faccia bastare. Può andare, Cantagallo. La devo liberare dalla riunione perché sono atteso in contrada alla prova generale della cerimonia del ringraziamento. Buonasera».
    «Bene, Questore Zondadari. Buonasera».
    Anche quella volta Cantagallo era riuscito abilmente a riprendere in mano l’indagine che altrimenti rischiava di finire nel dimenticatoio. 




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