sabato 18 maggio 2013

LA MISTERIOSA MORTE DELL’ORSINO

UN SIMPATICO CONCORSO 
in collaborazione con il gruppo facebook I LIBRO-COMPULSIVI:  
"LIBRO TRA LE RIME" 
ovvero "Leggi il giallo medievale rimato 
e tra le rime scopri il titolo del libro che in esse è celato".

Per gentile cortesia di Elisa Bosso e favorevole concessione del GRUPPO ILC, che ringrazio. 

PRIMA STORIA
 
«Le indagini “im”possibili del commissario Cantagallo»

LA MISTERIOSA MORTE DELL’ORSINO

Trovavasi Cantagallo in quel di Barletta
addì del terzo anno del millecinquecento
ove uomin d’arme e baron francesi di gavetta
si battean con gran fervore e ardimento.
Quantunque non rimembrasse la cagione
che l’avea condotto in tal regione
si sollazzò un poco a zecchinetta,
chè tanto non v’era alcuna fretta.
Manco udì della campana il tocco egregio
che si palesò Riccio da Parma, gendarme regio.
Trattolo in disparte, con poche parole,
lo condusse seco lui all’osteria “del Sole”
ove stava in ambasce donna Grisella
di giovin età e per sua grazia bella.
Illustrato a Cantagallo il grave lutto
che avea patito la gran bella dama
nel perder il marito che, seppur brutto,
avea di sostanze una gran fama.
Riccio si risolvette a chieder il suo aiuto
perché delle morti incerte avea un gran fiuto.
Subitamente parea d’accidente morto,
poscia il gendarme ravvisò un distorto.
Scrutatolo ben bene po’ che morto era
s’accorse che era passato sì, ma con la lingua nera.
Uccione Orsini, si nomava il morto,
stava faccia bocconi e con il capo torto
mentre il giovin oste per un gentil rispetto
stavasi a sostenere la vedova pel suo cotanto petto.
Cantagallo, abile scrutator del popol criminale,
vide nei gesti dell’oste un fare un po’ triviale.
Come mai quella sì gentil donzella
nel sentirsi tramenar tutta non facea favella?
Accortosi allor di quel vile concupicio
mise in atto immantinente il suo abil artificio.
Sclamò: “Ohè, Baccio! Ma che solete
far banchettar topi in cucina?” beffardo egli la porse.
L’altro, manco voltandosi, con le mani fra le sete:
“C’avrei per quelli un veleno sopraffino…” e la lingua si morse.
Fè Cantagallo: “Riccio, i ferri all’oste assassino
truce ribaldo e infimo Valentino!
L’oste marrano di mettermi nel sacco credea
e col veleno infigardo volea farmi fesso
ma io feci come colui che dicea:
“Tralli, tralli, voglio veder chi ha il lesso!”.
Per chi non sa delle miserie il guaio
la frase in romagnolo non ha un nesso,
ma era gridata dal furbo verduraio 
per vender tralli (ravanelli) invocando il lesso. 

  
Un medievale giallo del commissario Cantagallo 
© 2013 Fabio Marazzoli 



 

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