Tombolo e Buontempo alla Fiera di Francoforte
Tanti visitatori del mio blog hanno letto le tre
parti di questo raccontino che vede protagonisti l’investigatore Marino Tombolo
e il suo aiutante ombra Prospero Buontempo i quali, loro malgrado, sono stati
invitati a presenziare alla Fiera del Libro di Francoforte. Ma perché? Perché un
libro del loro autore, Fabio Marazzoli e me medesimo, sarà presentato a
Francoforte e loro due saranno i protagonisti della serata finale, dove
presenteranno se stessi. Il raccontino è brillante e divertente come speravo
che fosse e come i tanti che lo hanno letto me lo hanno confermato. Quindi la
logica conseguenza era che raggruppassi le tre parti in un unico raccontino da leggere
senza interruzioni, come ho fatto qui sotto in questa pagina.
Ricordo ancora una volta che si tratta di una sceneggiata semi-seria
in chiave napoletana scritta in occasione della selezione del libro giallo
"UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" (della serie dei casi
dell'investigatore Tombolo) - pubblicato dalla LFA Publisher di Caivano (Napoli) - per la Fiera del libro di Francoforte che si è
svolta dal 16 al 20 ottobre 2019.
Buona lettura a tutti voi.
La
notizia era giunta inaspettata e aveva sconvolto il tranquillo tran-tran
quotidiano dell'investigatore Marino Tombolo e del suo aiutante ombra Prospero
Buontempo, cuoco a domicilio della pluri-premiata ditta Shangai Cuki Express
"Ti cucino per le feste". A portargliela era stato lo stesso
Buontempo che l'aveva ricevuta tramite email e che immediatamente a mezza
mattina si era catapultato in agenzia per riferirgliela.
«Marino, siamo stati convocati a
Francoforte!» quasi urlò, in piena eccitazione, spalancando la porta a vetri
dell'ufficio di Tombolo.
«Prospero, calma e gesso! Di che diamine
stai parlando? A Francoforte? A fare cosa?» chiese imperturbabile, senza un
filo di emozione, continuando a spulciare un faldone ciucciando un chupa chups
al melon-soda.
«Ma non ti è arrivato nulla per posta?»
«Non lo so, quello che ho trovato nella
cassetta dell'agenzia è ancora lì da aprire.»
«Ci dovrebbe essere una lettera spedita
dalla LFA di Caivano in provincia di Napoli.»
«La chi?»
«Cazzaròla, Marino, ma che sei
rincoglionito! La LFA è la Casa Editrice che pubblica quei gialli tremendi e
tenebrosi dove ci siamo noi due!»
«Già quei gialletti di storielle di mare
scritti da quel bancario di Firenze, che si chiama…, si chiama Mazzaroli.»
«Marazzoli, si chiama, Marazzoli.»
«Si chiami come si chiami, a me non sta per
niente simpatico.»
«E perché, Marino? Per me è un gran
simpaticone, schietto, sincero e sempre con la battuta pronta.»
«Ma se si facesse un po' gli affari suoi
invece degli affari nostri? Riprende pari pari tutto quello che facciamo, si
informa bene bene di tutte le nostre vicende, che poi sono quelle
riservatissime della mia agenzia investigativa, e poi che fa?»
«Che fa?»
«Prospero, è una domanda retorica! Che fa?»
«…»
«Ci ricama sopra e ci tira fuori quei
gialletti con quelle storielle squinternate che non hanno niente a che fare con
quelle della mia agenzia.»
«Marino, qui sbagli in pieno. A me hanno
detto che sono dei gialli molti avvincenti e intrigati.»
«Sarà…»
«E poi ci ha descritto molto bene. Nei
gialli facciamo un figurone, meglio che nella vera vita privata. Siamo piaciuti
talmente tanto che la Casa Editrice ci ha
selezionato, testuali parole della comunicazione della LFA, per essere
presenti alla Fiera del libro di Francoforte dal 16 al 20 ottobre prossimi. E
tutto a gratis, pagato dalla LFA!»
«Gratis?»
«Gratis, gratis! E ci mandano pure
macchina, autista e accompagnatrice!»
«Pure l'accompagnatrice? Io non la voglio!
Calma e gesso, Prospero! Per ora non ho bisogno di nessun accompagnamento.
Rossella mi basta e mi avanza.»
«Ma che dici, Marino? L'accompagnatrice è
la persona che ci farà da anfitriona alla Fiera. È una sorta di ambasciatrice
della LFA in Germania. Si tratta di una signorina della redazione editoriale,
così c'è scritto nella comunicazione, che si chiama Anna, dottoressa Anna per la precisione.»
«Anna? Anna come?»
«Non c'è scritto il cognome per la privacy.
Non lo sai che oggi è così?!»
«Già, è vero. Però c'è un però, come
diresti tu.»
«Quale però?»
«Però di noi due quel Mazzaroli nei suoi
gialletti ci scrive il nome e il cognome mio e tuo, per non parlare di tutti
gli altri…»
«Che vuoi che sia, Marino. Intanto ci fanno
pubblicità e io ho molti clienti più di prima.»
«E poi con Rossella come la metto? Glielo
dici te che faccio il viaggio con questa Anna?»
I due mentre parlavano concitatamente non
si erano accorti del rumore dei passi di due persone, un uomo truce basso e
tarchiato con gli occhiali da sole in un completo blu notte e una donna
graziosa di poco più alta dalle linee morbide extra-large in un elegante tailleur
color crema, che erano entrati nell'agenzia. La signorina in tailleur bussò
delicatamente e poi spinse la porta a vetri dell'ufficio che comunque era
aperta.
«Se vuole, dottor Tombolo, glielo posso
dire io. Buongiorno, permette che mi presenti, sono Anna della LFA Publisher. È
un grande piacere incontrarla, dottor Tombolo. Sono veramente emozionata di
essere qui nella sua agenzia, nel cuore delle sue investigazioni, che quasi non
mi sembra vero.»
Tombolo rimase colpito dalla grazia e dalla
gentilezza della signorina napoletana. Si alzò di scatto dalla sedia e le
strinse la mano. Pensava fra sé che era molto più simpatica l'ambasciatrice
della LFA di
quel bancario ficcanaso fiorentino del Mazzaroli o come si chiamasse.
«Il piacere è tutto mio, dottoressa Anna.
Io però non sono dottore, ma lo è la mia fidanzata Rossella che in questi
giorni non è in paese perché è andata a un certo convegno medico proprio a
Napoli, guarda caso.»
Poi la dottoressa Anna si rivolse a
Prospero.
«Chef Buontempo, è un grande onore
conoscere il miglior cuoco della costa toscana. Mi aspetto da lei una bella
Margherita cucinata con le sue mani, ci conto. Tanto, prima di partire per
Francoforte, abbiamo tutto il tempo per conoscerci meglio.»
Prospero era al settimo cielo per il
complimento ricevuto.
«Dottoressa Anna, sarà un mio piacere
esclusivo servirla della migliore Margherita che possa fare e che d'ora in poi
sarà fra le mie specialità piatto forte della casa.»
«Chef Buontempo, non mi parli di mangiare
che siamo in viaggio da stamattina presto e non abbiamo fatto quasi colazione
con Gennaro che aveva fretta d'arrivare per gustare le specialità di mare di
quel ristorantino dove va il dottor Tombolo con la sua fidanzata.»
«È quasi mezzogiorno, dottoressa Anna. Ci
organizziamo, fissiamo il tavolo e poi verso l'una andiamo alla trattoria Il
Palombaro.»
L'uomo truce e tarchiato, l'autista della
LFA, a sentire il nome del ristorantino gli era venuta una fame da lupo e
s'intromise.
«Buongiorno, a tutti quanti. Permettete che
mi presenti, sono Gennaro. Sono l'autista della qui presente dottoressa Anna e
che avrò l'onore di portarvi a Milano per poi prendere l'aereo che ci porta
tutti quanti a Francoforte. Per me, se permettete, una doppia porzione di tagliatelline
Costa d’Argento con calamaretti, seppie, gamberi, vongole con pomodoro fresco,
come quelle che mangiate voi. Sono stato preciso, Chef Buontempi?»
«Preciso, certo. Ma mi chiamo Buontempo,
non Buontempi, cazzaròla!»
«Che volete che sia, Buontempi. Ci siamo
capiti, no? Voi che dite, dottor Tomboli? Anche per voi una doppia di
tagliatelline?»
«Calma e gesso, signor Gennaro! Ognuno al
proprio posto e ognuno le proprie porzioni. E poi non sono Tomboli, sono
Tombolo!»
La
dottoressa Anna s'inserì garbatamente nella discussione che poteva prendere una
brutta piega.
«Gennà, ma ve lo devo ripetere sempre,
sempre proprio. Voi siete l'autista e dovete pensare all'automobile, solo
all'automobile proprio. Ai personaggi importanti ci devo pensare io. Non dovete
sfruculiare le persone importanti che accompagnate. Altrimenti, ve la vedete
con Lello. Vabbuò?»
«Vabbuò, dottorè. A Lello, no. Mi fareste
un dispiacere, un dispiacere proprio. Faccio come dite voi» e si allontanò
dall'ufficio come un cane bastonato.
Tombolo si avvicinò a Buontempo e gli fece
segno che gli doveva dire qualcosa nell'orecchio.
«E questo Lello chi è?»
«Sarà il capo degli autisti della LFA.»
(fine
della prima parte)
Tombolo e
Buontempo erano finalmente arrivati a Francoforte, in compagnia della
dottoressa Anna della casa Editrice LFA Publisher di Napoli e dell’autista
Gennaro, dopo il viaggio con Alitalia da Milano.
La
macchina noleggiata dalla LFA per muoversi nella città tedesca era già pronta
ad aspettarli fuori dall’aeroporto. Dopo uno scambio colorito di frasi
gesticolate napoletane e grugniti incomprensibili tedeschi fra Gennaro e tale
Helmut dell’azienda noleggiatrice locale, i quattro presero posto nell’abitacolo
di una Opel Zafira nuova fiammante. Gennaro squadrava circospetto il cruscotto
della Opel come se fosse infestato da degli insetti pericolosi, toccava il
cambio come se fosse incandescente, sobbalzava sul sedile come se fosse su un
braciere ardente. La dottoressa Anna seduta accanto a lui non si spiegava il
perché di tutta quella attesa prima di partire.
«Gennà, che fate? Volete partire, sì o no?»
«Dottorè, scusate tanto, ma questa Opèl è
una grande fetenzia. Voi non potete capire perché non fate di mestiere
l’autista, ma io che faccio questo mestiere da tanti anni, se permettete, lo so
bene.»
«Gennà, Opèl o non Opèl, l’auto è questa e
nun ci sta niente ‘a fà! Lo volete capire sì o no? E non fate tanto il
sofisticato che a Napoli guidate la Doblò!»
«E che volete dire, che la Doblò è una
fetenzia? La Doblò è una signora auto italiana per il trasporto turistico
soprattutto nella versione Trekking 4x4 per tratti fuori strada. E chi la
ferma, la Doblò! Ci sono andato anche sul Vesuvio con la Doblò. Se ci vado con
questa Opèl si strugge per la strada. È ‘o vero dottor Tomboli?» e guardò dal
retrovisore l’investigatore che già ne aveva abbastanza di tutte quelle
chiacchiere.
«Calma e gesso, signor Gennaro! Non siamo
certo venuti qui per fare il rally di Francoforte! Dico bene, Prospero?»
«Dici
bene, Marino! Cazzaròla! C’importa una sega di questa Opèl! Oh, mi scusi tanto
dottoressa Anna ma mi è scappata. Non volevo prorpio…»
«Non si preoccupi, Chef Buontempo. A volte
Gennaro fa scappare la pazienza anche a me. Allora faccio una telefonata a
Lello e sentiamo che dice lui di questa Opèl…»
«No, dottorè! Allora, me lo fate apposta.
Dicevo per dire, perché mi piacciono le auto italiane. Ma a Lello, no, non lo
dovete chiamare proprio. A Lello, no, per carità!» mise in moto, innestò la
prima e partì a razzo in direzione dell’hotel prenotato.
Tombolo si era avvicinato a Buontempo per
parlargli a bassa voce.
«Questo capo degli autisti, questo Lello,
deve essere proprio un tipo tosto. Lo vedrei bene con noi a lavorare
nell’agenzia…»
«Altroché, questo Lello già me lo vedo.
Questo capo degli autisti torvo e inquietante che deve fare paura solo con lo
sguardo, cazzaròla.»
«Non esagerare, Prospero.»
«Esagero, esagero, Marino. Non appena la
dottoressa Anna lo rammenta, a Gennaro non gli passa un ago dal culo.»
«Anche questo è vero. Del resto, tutto è
possibile.»
«Tutto è possibile tranne l’uomo incinto,
Marino.»
La dottoressa Anna sentiva i due dietro che
parlottavano senza capire ciò che dicevano.
«Dottor Tombolo, Chef Buontempo, tutto a
posto? Scusatemi tanto per il piccolo intoppo con Gennaro. Saremo al grand hotel Steigenberger
Frankfurter fra pochi minuti.»
«Steigen… che?» osò chiedere Tombolo.
Ma fu rintuzzato subito da Buontempo.
«Marino, scusa, ma sei proprio un
troglodita! Tutto chupa chups e distintivo! Lo conosco benissimo il
Frankfurter, soprattutto il suo famosissimo ristorante, almeno di fama. Con i
suoi forti aromi e le sue creazioni ispirate all’haute cuisine francese, il Restaurant Français del Frankfurter invita
gli ospiti a vivere un’avventura sensoriale ai massimi livelli. La mirabile
arte culinaria dello chef Patrick Bittner, dico e ripeto Patrick Bittner, ha
più volte entusiasmato i critici, ed è stata insignita della stella “Guida
Michelin". Gli amanti dei vini possono addirittura apprezzare la carta
comprensiva di 500 voci, con un particolare accento su Germania e Francia. Ci
sono vini anche da 250 euro a bottiglia. E siamo sul Meno!»
«Siamo sul più, semmai, altro che meno!»
«Cazzaròla, Marino! Siamo sul Meno, nel
senso che le camere dell’hotel sono affacciate sul fiume Meno che attraversa
Francoforte.»
«Ah-a, quel Meno! Ma tanto a me la
matematica non è mai piaciuta e nemmeno la geografia, se è per questo.»
La dottoressa Anna s’inserì nel colloquio.
«Scusate tanto, vi spiego
dell’accomodation. Ho fatto riservare due suite comunicanti molto confortevoli
che senz’altro saranno di vostro gradimento. Le ho scelte io personalmente. Per
i pasti in hotel ho scelto la mezza pensione. Durante il giorno saremo
impegnati allo stand della Casa Editrice alla Fiera e ci mangeremo nel
ristorante interno. Lello mi ha detto che c’è un ristorante italiano gestito da
dei paesani napoletani. Pensate, il proprietario Giggino è il fratello di un
cugino di un cognato di un suo compare, paesano di Lello, che gli ha fatto da
testimone al battessimo della figlia.»
«Ah! Allora, per mangiare siamo a posto.
Dico bene, Prospero? Pasto napoletano di giorno e cena francese di sera.»
«Dici bene, Marino. Non avrei potuto
sopportare birra e crauti tutti i giorni, giorno e sera.»
«Comunque, a parte le tue sviolinate su
quel cuoco dell’hotel, se la sera si va avanti a potage e camembert,
bisogna che mi prenda qualche rinforzino a pranzo sennò senza i carboidrati non
rendo al massimo il giorno dopo, allo stand.»
«Fatti fare delle donzelle da portare via
per la sera. Anche fredde sono buone.»
«Buona idea, alle brutte le zuppo nella potage calda!»
«Non si preoccupi, dottor Tombolo. Vedrà
che Giggino la saprà servire. Si deve preoccupare quando domani sarà sul palco
on lo Chef Buontempo a parlare della sua ultima investigazione del libro giallo
che presenteremo.»
«Già, proprio di quello. A dire il vero, la
cosa mi preoccupa un po'. E a te, Prospero?»
«Ha da passà 'a nuttata.»
La dottoressa Anna sentendo parlare
Prospero in napoletano, si stupì piacevolmente.
«Chef Buontempo, ma si è messo a parlare in
dialetto, in dialetto proprio?»
«Dottoressa Anna, sono tre giorni che sento
parlare in napoletano e si vede che mi sono napoletanizzato!»
«E lei, dottor Tombolo? Che dice, che
dice?»
«"A dicere so' tutt' capace 'o difficile è
'a ffà."»
«Dottor Tombolo, lei è una grande persona.
Più la conosco e più mi stupisce di giorno in giorno. Non pensavo che
conoscesse le frasi del grande Eduardo de Filippo.»
«E ancora deve sentire il meglio. Domani,
sul palco.»
(fine
della seconda parte)
Tombolo e
Buontempo avevano superato a pieni voti la prova del palco della Fiera del
Libro di Francoforte quando nell'ultimo giorno, intervistati dalla dottoressa
Anna della casa Editrice LFA Publisher, avevano potuto dare il meglio di se
stessi raccontando le vicende investigative narrate nel libro giallo “UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI – I casi dell’investigatore Tombolo”. Nel pubblico c'erano
moltissimi italiani emigrati nella città tedesca che erano stati chiamati ad
assistere all’evento grazie a Giggino, proprietario di un ristorante
all’interno della Fiera, che era il fratello di un cugino di un cognato di un
compare paesano di Lello che gli aveva fatto da testimone al battessimo della
figlia. Giggino aveva fatto una gran pubblicità fra i clienti del locale e la
gente era arrivata numerosa, incuriosita da quel bizzarro avvenimento
assolutamente irripetibile. Tombolo era stato il mattatore assoluto della
presentazione, commentando dopo ciò che di tanto in tanto leggeva a voce alta
la dottoressa Anna. Buontempo si limitava a sottolineare certe vicende che lo
vedevano protagonista incontrastato, soprattutto quando venivano menzionate
dalla dottoressa le specialità a domicilio dello Chef Buontempo.
Alla fine tutti erano soddisfatti di come fosse
andata quella giornata, il pubblico sempre pronto ad applaudire alle
riflessioni di Tombolo e a ridere alle battute di Buontempo, la dottoressa Anna
a leggere i passi più interessanti del giallo senza smascherare l’intrigo della
trama, Buontempo che si era fatto un po’ di pubblicità pure in Germania e
Tombolo che era stato apprezzato per le sue brillanti doti di investigatore. E
pure Gennaro, che aveva ascoltato tutto l’evento a fianco del palco, aveva
apprezzato molto lo spettacolo, applaudendo con vigore e chiedendo addirittura
il bis.
Poi
l’evento si era concluso, le persone avevano salutato calorosamente Tombolo e
Buontempo che erano visibilmente frastornati, era stato smontato il palco, erano
tolte le foto giganti di Tombolo, di Buontempo e del libro, si erano spente le
luci.
Tombolo si era soffermato a guardarsi
intorno. Rifletteva. Guardava la zona dove prima c’era il palco con lui sopra a
parlare al pubblico, che riceveva i complimenti dalle persone, che si
emozionava a vedere brillare negli occhi della gente la meraviglia di un
incontro piacevole e inaspettato col personaggio di un libro. Sì, proprio così.
Perché quello che era stato possibile su quel palco era avvenuto solo e
soltanto grazie a una storia scritta in un libro, un giallo per l’appunto, che poi,
pensava Tombolo, è un genere di libro bistrattato e non ritenuto degno di ricevere
premi letterari altisonanti, anche per libri di scrittori dai nomi importanti
della letteratura italiana contemporanea. Ripensava a quel giallo. E tutto
grazie a una storia scritta in un libro giallo da quel bancario ficcanaso
fiorentino che probabilmente, ora lo ammetteva anche Tombolo, sapeva scrivere in modo
piacevole, tanto da rendere interessante la storia e importante il protagonista
del giallo, cioè lui, Tombolo. Quel Mazzaroli, anzi no, quel Marazzoli era
riuscito a metterlo su un piedistallo, a porlo all’attenzione degli altri non
solo per le sue azioni da investigatore ma soprattutto per quello che lui si
portava dentro, per ciò che era effettivamente come persona, giocatore di
scopone, scapolo quasi fidanzato, uomo. E che non sarebbe mai riuscito a sapere
da solo. Quel Marazzoli era riuscito a farlo emozionare per l’emozione che Tombolo
aveva avvertito nelle altre persone che gli si avvicinavano per congratularsi
con lui anche solo stringendogli la mano. Una sensazione che mai aveva provato
prima e che aveva difficoltà a dover descrivere.
Buontempo vide che era assorto e gli si
avvicinò.
«Marino, che fai? Ti sei imbambolato? Ti è
piaciuta anche a te questa buchmesse,
vero?»
«Che parli di quella crostatina al
cioccolato prima di iniziare?»
«Di che crostatina
parli, Marino? Dico della buchmesse,
della Fiera del Libro con l’evento sul palco con quel giallo! Cazzaròla! È
stato spettacoloso!»
«Sì, devo
ammetterlo, Prospero. Questa buchmesse,
come dici tu, mi è piaciuta veramente. Sono rimasto impressionato da tutte
quelle persone che mi chiamavano, si congratulavano, mi stringevano la mano, mi
sorridevano. Tutte cose a cui non ero assolutamente abituato e che non sapevo
nemmeno potessero esistere. Chi l’avrebbe detto che sarei stato grato a quel
Marazzoli bancario giallista che mi ha portato alla ribalta internazionale, e a
gratis.»
«E non
solo a lui, Marino.»
«In che
senso, Prospero?»
«Nel
senso che Marazzoli ha scritto il giallo ma è l’Editore della LFA Publisher di
Napoli che l’ha pubblicato e che ha reso possibile ai lettori di leggerti e di
leggerci, se permetti.»
«È
giusto, Prospero, ed è proprio vero. Senza l’Editore della LFA non saremmo qui
a Francoforte e non avrei potuto emozionarmi in questa meravigliosa giornata
che sembra non finire mai. Vorrei proprio ringraziare l’Editore della LFA.»
Un po’
più dietro, la dottoressa Anna, intenta a sistemare certe cose dello stand,
aveva non intenzionalmente sentito quello che dicevano i due.
«Se
vuole, dottor Tombolo, glielo posso comunicare io all’Editore i suoi
ringraziamenti e darle anche il numero del telefonino se lo volesse ringraziare
personalmente.»
«Dottoressa
Anna, non vorrei disturbare l’Editore per una così piccola cosa…»
«Non si
preoccupi, dottor Tombolo. Ci pensi ma sappia che all’Editore gli farà molto
piacere sentirla. Lello è sempre disponibile a parlare dei libri pubblicati
dalla LFA.»
«Lello? Calma e gesso, dottoressa Anna. Ma
questo Lello non è il capo di Gennaro? Non è il capo degli autisti della LFA?»
La
dottoressa Anna non riuscì a trattenere una risata.
«Dottor
Tombolo, c’è un grande equivoco. Lello è il direttore editoriale della LFA
Publisher. È colui che ha reso possibile tutto questo, in collaborazione con la
Libroco che ha mosso la macchina organizzativa dell’evento.»
Buontempo
non si capacitava ed era incredulo.
«Ma come,
cazzaròla! Non s’era detto che questo Lello era il capo taxisti?!»
«No, per
carità, Chef Buontempo. Di che taxisti parla? Lello è l’Editore.»
Tombolo
era dispiaciuto per il frainteso.«Non si deve scusare, capita spesso perché Lello è una persona che preferisce non mettersi troppo in evidenza, gli piace stare dietro le quinte, non vuole apparire.»
«A
proposito, ma non era meglio che ci fosse stato Marazzoli sul palco? Lei che ne
pensa dottoressa?»
«A dire
la verità, dottor Tombolo, la LFA aveva invitato Marazzoli ma lui ha preferito
che sul palco ci fosse il personaggio del libro che, come ha detto lo stesso
Marazzoli, è il vero protagonista indiscusso del giallo. Anche Marazzoli credo
sia una persona che preferisce non mettersi troppo in evidenza, un po' come
Lello.»
«Dopo
questa giornata sono sicuro di conoscere meglio questo giallista fiorentino e da
quello che ho provato oggi sul palco, simile a quello di un teatro, sono
altrettanto sicuro di affermare una cosa sacrosanta, e anche qui mi viene in
aiuto il grande Eduardo de Filippo quando dico: "Nel teatro si vive sul
serio quello che gli altri recitano male nella vita".»
(fine della terza e ultima parte)
E con questo vi ringrazio e saluto di nuovo tutti voi.
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