domenica 27 ottobre 2019

Ancora due parole


Nuovo fine settimana all'insegna del caldo estivo e proprio per questo mi è venuto in mente di proporre un intermezzo piacevole fra il giallista (me medesimo) e il pellicciaio (un romano simpatico) in una pagina stabile del blog che trovate in alto insieme alle altre nella versione web del blog. 


In questa nuova pagina trovate riuniti i due post della serie "Due parole sotto l'ombrellone" che sono piaciuti a tantissimi lettori del mio blog, tanto che un colloquio simile e altrettanto divertente è stato inserito nell'inchiesta di mare del commissario Cantagallo dal titolo "UNA COLLANA DI AMBRA" pubblicata con Cavinato Editore nel 2016. 

Con questa pagina torno un po' indietro nel tempo per riportare il giallista e il pellicciaio a quella spiaggia e a quel 2016 anche solo per un istante, solo per un momento, solo quanto basta per ricordare momenti migliori da non dimenticare.


Spero di avervi fatto cosa gradita e vi auguro una buona lettura. 





domenica 20 ottobre 2019

Tombolo e Buontempo alla Fiera di Francoforte


Terza e ultima parte di una sceneggiata semi-seria in chiave napoletana scritta in occasione della selezione del libro giallo "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" (della serie dei casi dell'investigatore Tombolo) per la Fiera del libro di Francoforte dal 16 al 20 ottobre prossimo.

Buona lettura e buona giornata a tutti voi.  



  Tombolo e Buontempo avevano superato a pieni voti la prova del palco della Fiera del Libro di Francoforte quando nell'ultimo giorno, intervistati dalla dottoressa Anna della Casa Editrice LFA Publisher, avevano potuto dare il meglio di se stessi raccontando le vicende investigative narrate nel libro giallo “UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI – I casi dell’investigatore Tombolo”. Nel pubblico c'erano moltissimi italiani emigrati nella città tedesca che erano stati chiamati ad assistere all’evento grazie a Giggino, proprietario di un ristorante all’interno della Fiera, che era il fratello di un cugino di un cognato di un compare paesano di Lello che gli aveva fatto da testimone al battessimo della figlia. Giggino aveva fatto una gran pubblicità fra i clienti del locale e la gente era arrivata numerosa, incuriosita da quel bizzarro avvenimento assolutamente irripetibile. Tombolo era stato il mattatore assoluto della presentazione, commentando dopo ciò che di tanto in tanto leggeva a voce alta la dottoressa Anna. Buontempo si limitava a sottolineare certe vicende che lo vedevano protagonista incontrastato, soprattutto quando venivano menzionate dalla dottoressa le specialità a domicilio dello Chef Buontempo.

    Alla fine tutti erano soddisfatti di come fosse andata quella giornata, il pubblico sempre pronto ad applaudire alle riflessioni di Tombolo e a ridere alle battute di Buontempo, la dottoressa Anna a leggere i passi più interessanti del giallo senza smascherare l’intrigo della trama, Buontempo che si era fatto un po’ di pubblicità pure in Germania e Tombolo che era stato apprezzato per le sue brillanti doti di investigatore. E pure Gennaro, che aveva ascoltato tutto l’evento a fianco del palco, aveva apprezzato molto lo spettacolo, applaudendo con vigore e chiedendo addirittura il bis.

    Poi l’evento si era concluso, le persone avevano salutato calorosamente Tombolo e Buontempo che erano visibilmente frastornati, era stato smontato il palco, erano tolte le foto giganti di Tombolo, di Buontempo e del libro, si erano spente le luci.

    Tombolo si era soffermato a guardarsi intorno. Rifletteva. Guardava la zona dove prima c’era il palco con lui sopra a parlare al pubblico, che riceveva i complimenti dalle persone, che si emozionava a vedere brillare negli occhi della gente la meraviglia di un incontro piacevole e inaspettato col personaggio di un libro. Sì, proprio così. Perché quello che era stato possibile su quel palco era avvenuto solo e soltanto grazie a una storia scritta in un libro, un giallo per l’appunto, che poi, pensava Tombolo, è un genere di libro bistrattato e non ritenuto degno di ricevere premi letterari altisonanti, anche per libri di scrittori dai nomi importanti della letteratura italiana contemporanea. Ripensava a quel giallo. E tutto grazie a una storia scritta in un libro giallo da quel bancario ficcanaso fiorentino che probabilmente, ora lo ammetteva  anche Tombolo, sapeva scrivere in modo piacevole, tanto da rendere interessante la storia e importante il protagonista del giallo, cioè lui, Tombolo. Quel Mazzaroli, anzi no, quel Marazzoli era riuscito a metterlo su un piedistallo, a porlo all’attenzione degli altri non solo per le sue azioni da investigatore ma soprattutto per quello che lui si portava dentro, per ciò che era effettivamente come persona, giocatore di scopone, scapolo quasi fidanzato, uomo. E che non sarebbe mai riuscito a sapere da solo. Quel Marazzoli era riuscito a farlo emozionare per l’emozione che Tombolo aveva avvertito nelle altre persone che gli si avvicinavano per congratularsi con lui anche solo stringendogli la mano. Una sensazione che mai aveva provato prima e che aveva difficoltà a dover descrivere.

    Buontempo vide che era assorto e gli si avvicinò.     

    «Marino, che fai? Ti sei imbambolato? Ti è piaciuta anche a te questa buchmesse, vero?»    

    «Che parli di quella crostatina al cioccolato prima di iniziare?» 

    «Di che crostatina parli, Marino? Dico della buchmesse, della Fiera del Libro con l’evento sul palco con quel giallo! Cazzaròla! È stato spettacoloso!»

    «Sì, devo ammetterlo, Prospero. Questa buchmesse, come dici tu, mi è piaciuta veramente. Sono rimasto impressionato da tutte quelle persone che mi chiamavano, si congratulavano, mi stringevano la mano, mi sorridevano. Tutte cose a cui non ero assolutamente abituato e che non sapevo nemmeno potessero esistere. Chi l’avrebbe detto che sarei stato grato a quel Marazzoli bancario giallista che mi ha portato alla ribalta internazionale, e a gratis.»

    «E non solo a lui, Marino.»

    «In che senso, Prospero?»

    «Nel senso che Marazzoli ha scritto il giallo ma è l’Editore della LFA Publisher di Napoli che l’ha pubblicato e che ha reso possibile ai lettori di leggerti e di leggerci, se permetti.»

    «È giusto, Prospero, ed è proprio vero. Senza l’Editore della LFA non saremmo qui a Francoforte e non avrei potuto emozionarmi in questa meravigliosa giornata che sembra non finire mai. Vorrei proprio ringraziare l’Editore della LFA.»

    Un po’ più dietro, la dottoressa Anna, intenta a sistemare certe cose dello stand, aveva non intenzionalmente sentito quello che dicevano i due.

    «Se vuole, dottor Tombolo, glielo posso comunicare io all’Editore i suoi ringraziamenti e darle anche il numero del telefonino se lo volesse ringraziare personalmente.»

    «Dottoressa Anna, non vorrei disturbare l’Editore per una così piccola cosa…»

    «Non si preoccupi, dottor Tombolo. Ci pensi ma sappia che all’Editore gli farà molto piacere sentirla. Lello è sempre disponibile a parlare dei libri pubblicati dalla LFA.»

    «Lello? Calma e gesso, dottoressa Anna. Ma questo Lello non è il capo di Gennaro? Non è il capo degli autisti della LFA?»

    La dottoressa Anna non riuscì a trattenere una risata.

    «Dottor Tombolo, c’è un grande equivoco. Lello è il direttore editoriale della LFA Publisher. È colui che ha reso possibile tutto questo, in collaborazione con la Libroco che ha mosso la macchina organizzativa dell’evento.»

    Buontempo non si capacitava ed era incredulo.

    «Ma come, cazzaròla! Non s’era detto che questo Lello era il capo taxisti?!»

    «No, per carità, Chef Buontempo. Di che taxisti parla? Lello è l’Editore.»

    Tombolo era dispiaciuto per il frainteso.

    «Ci deve scusare per l'abbaglio, dottoressa Anna, ma…»

    «Non si deve scusare, capita spesso perché Lello è una persona che preferisce non mettersi troppo in evidenza, gli piace stare dietro le quinte, non vuole apparire.»

    «A proposito, ma non era meglio che ci fosse stato Marazzoli sul palco? Lei che ne pensa dottoressa?»

    «A dire la verità, dottor Tombolo, la LFA aveva invitato Marazzoli ma lui ha preferito che sul palco ci fosse il personaggio del libro che, come ha detto lo stesso Marazzoli, è il vero protagonista indiscusso del giallo. Anche Marazzoli credo sia una persona che preferisce non mettersi troppo in evidenza, un po' come Lello.»

     «Dopo questa giornata sono sicuro di conoscere meglio questo giallista fiorentino e da quello che ho provato oggi sul palco, simile a quello di un teatro, sono altrettanto sicuro di affermare una cosa sacrosanta, e anche qui mi viene in aiuto il grande Eduardo de Filippo quando dico: "Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita".»  





(fine della terza e ultima parte)

giovedì 17 ottobre 2019

Tombolo e Buontempo arrivati a Francoforte


Seconda parte di una sceneggiata semi-seria in chiave napoletana in occasione della selezione del libro giallo "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" (della serie dei casi dell'investigatore Tombolo) per la Fiera del libro di Francoforte dal 16 al 20 ottobre prossimo.

Buona lettura e buona giornata a tutti voi. 




Tombolo e Buontempo erano finalmente arrivati a Francoforte, in compagnia della dottoressa Anna della casa Editrice LFA Publisher di Napoli e dell’autista Gennaro, dopo il viaggio con Alitalia da Milano.

La macchina noleggiata dalla LFA per muoversi nella città tedesca era già pronta ad aspettarli fuori dall’aeroporto. Dopo uno scambio colorito di frasi gesticolate napoletane e grugniti incomprensibili tedeschi fra Gennaro e tale Helmut dell’azienda noleggiatrice locale, i quattro presero posto nell’abitacolo di una Opel Zafira nuova fiammante. Gennaro squadrava circospetto il cruscotto della Opel come se fosse infestato da degli insetti pericolosi, toccava il cambio come se fosse incandescente, sobbalzava sul sedile come se fosse su un braciere ardente. La dottoressa Anna seduta accanto a lui non si spiegava il perché di tutta quella attesa prima di partire.

    «Gennà, che fate? Volete partire, sì o no?»

    «Dottorè, scusate tanto, ma questa Opèl è una grande fetenzia. Voi non potete capire perché non fate di mestiere l’autista, ma io che faccio questo mestiere da tanti anni, se permettete, lo so bene.»

    «Gennà, Opèl o non Opèl, l’auto è questa e nun ci sta niente ‘a fà! Lo volete capire sì o no? E non fate tanto il sofisticato che a Napoli guidate la Doblò!»

    «E che volete dire, che la Doblò è una fetenzia? La Doblò è una signora auto italiana per il trasporto turistico soprattutto nella versione Trekking 4x4 per tratti fuori strada. E chi la ferma, la Doblò! Ci sono andato anche sul Vesuvio con la Doblò. Se ci vado con questa Opèl si strugge per la strada. È ‘o vero dottor Tomboli?» e guardò dal retrovisore l’investigatore che già ne aveva abbastanza di tutte quelle chiacchiere.

    «Calma e gesso, signor Gennaro! Non siamo certo venuti qui per fare il rally di Francoforte! Dico bene, Prospero?»

    «Dici bene, Marino! Cazzaròla! C’importa una sega di questa Opèl! Oh, mi scusi tanto dottoressa Anna ma mi è scappata. Non volevo proprio...»

    «Non si preoccupi, Chef Buontempo. A volte Gennaro fa scappare la pazienza anche a me. Allora faccio una telefonata a Lello e sentiamo che dice lui di questa Opèl…»

    «No, dottorè! Allora, me lo fate apposta. Dicevo per dire, perché mi piacciono le auto italiane. Ma a Lello, no, non lo dovete chiamare proprio. A Lello, no, per carità!» mise in moto, innestò la prima e partì a razzo in direzione dell’hotel prenotato.   

    Tombolo si era avvicinato a Buontempo per parlargli a bassa voce.

    «Questo capo degli autisti, questo Lello, deve essere proprio un tipo tosto. Lo vedrei bene con noi a lavorare nell’agenzia…»

    «Altroché, questo Lello già me lo vedo. Questo capo degli autisti torvo e inquietante che deve fare paura solo con lo sguardo, cazzaròla.»

    «Non esagerare, Prospero.»

    «Esagero, esagero, Marino. Non appena la dottoressa Anna lo rammenta, a Gennaro non gli passa un ago dal culo.»

    «Anche questo è vero. Del resto, tutto è possibile.»

    «Tutto è possibile tranne l’uomo incinto, Marino.» 

    La dottoressa Anna sentiva i due dietro che parlottavano senza capire ciò che dicevano.

    «Dottor Tombolo, Chef Buontempo, tutto a posto? Scusatemi tanto per il piccolo intoppo con Gennaro.  Saremo al grand hotel Steigenberger Frankfurter fra pochi minuti.»

    «Steigen… che?» osò chiedere Tombolo.

    Ma fu rintuzzato subito da Buontempo.

    «Marino, scusa, ma sei proprio un troglodita! Tutto chupa chups e distintivo! Lo conosco benissimo il Frankfurter, soprattutto il suo famosissimo ristorante, almeno di fama. Con i suoi forti aromi e le sue creazioni ispirate all’haute cuisine francese, il Restaurant Français del Frankfurter invita gli ospiti a vivere un’avventura sensoriale ai massimi livelli. La mirabile arte culinaria dello chef Patrick Bittner, dico e ripeto Patrick Bittner, ha più volte entusiasmato i critici, ed è stata insignita della stella “Guida Michelin". Gli amanti dei vini possono addirittura apprezzare la carta comprensiva di 500 voci, con un particolare accento su Germania e Francia. Ci sono vini anche da 250 euro a bottiglia. E siamo sul Meno!»

    «Siamo sul più, semmai, altro che meno!»

    «Cazzaròla, Marino! Siamo sul Meno, nel senso che le camere dell’hotel sono affacciate sul fiume Meno che attraversa Francoforte.»

    «Ah-a, quel Meno! Ma tanto a me la matematica non è mai piaciuta e nemmeno la geografia, se è per questo.»

    La dottoressa Anna s’inserì nel colloquio.

    «Scusate tanto, vi spiego dell’accomodation. Ho fatto riservare due suite comunicanti molto confortevoli che senz’altro saranno di vostro gradimento. Le ho scelte io personalmente. Per i pasti in hotel ho scelto la mezza pensione. Durante il giorno saremo impegnati allo stand della Casa Editrice alla Fiera e ci mangeremo nel ristorante interno. Lello mi ha detto che c’è un ristorante italiano gestito da dei paesani napoletani. Pensate, il proprietario Giggino è il fratello di un cugino di un cognato di un suo compare, paesano di Lello, che gli ha fatto da testimone al battessimo della figlia.»

    «Ah! Allora, per mangiare siamo a posto. Dico bene, Prospero? Pasto napoletano di giorno e cena francese di sera.»

    «Dici bene, Marino. Non avrei potuto sopportare birra e crauti tutti i giorni, giorno e sera.»

    «Comunque, a parte le tue sviolinate su quel cuoco dell’hotel, se la sera si va avanti a potage e camembert, bisogna che mi prenda qualche rinforzino a pranzo sennò senza i carboidrati non rendo al massimo il giorno dopo, allo stand.»

    «Fatti fare delle donzelle da portare via per la sera. Anche fredde sono buone.»

    «Buona idea, alle brutte le zuppo nella potage calda!»

    «Non si preoccupi, dottor Tombolo. Vedrà che Giggino la saprà servire. Si deve preoccupare quando domani sarà sul palco on lo Chef Buontempo a parlare della sua ultima investigazione del libro giallo che presenteremo.»

    «Già, proprio di quello. A dire il vero, la cosa mi preoccupa un po'. E a te, Prospero?»  

    «Ha da passà 'a nuttata.»

    La dottoressa Anna sentendo parlare Prospero in napoletano, si stupì piacevolmente.

    «Chef Buontempo, ma si è messo a parlare in dialetto, in dialetto proprio?»

    «Dottoressa Anna, sono tre giorni che sento parlare in napoletano e si vede che mi sono napoletanizzato

    «E lei, dottor Tombolo? Che dice, che dice?»

    «A dicere so' tutt' capace 'o difficile è 'a ffà.»  

    «Dottor Tombolo, lei è una grande persona. Più la conosco e più mi stupisce di giorno in giorno. Non pensavo che conoscesse le frasi del grande Eduardo de Filippo.»

    «E ancora deve sentire il meglio. Domani, sul palco.»  



(fine della seconda parte)

domenica 13 ottobre 2019

Tombolo e Buontempo convocati a Francoforte


Prima parte di una sceneggiata semi-seria in chiave napoletana in occasione della selezione del libro giallo "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" (della serie dei casi dell'investigatore Tombolo) per la Fiera del libro di Francoforte dal 16 al 20 ottobre prossimo.

Buona lettura e buona giornata a tutti voi.  





La notizia era giunta inaspettata e aveva sconvolto il tranquillo tran-tran quotidiano dell'investigatore Marino Tombolo e del suo aiutante ombra Prospero Buontempo, cuoco a domicilio della pluri-premiata ditta Shangai Cuki Express "Ti cucino per le feste". A portargliela era stato lo stesso Buontempo che l'aveva ricevuta tramite email e che immediatamente a mezza mattina si era catapultato in agenzia per riferirgliela.
    «Marino, siamo stati convocati a Francoforte!» quasi urlò, in piena eccitazione, spalancando la porta a vetri dell'ufficio di Tombolo.

    «Prospero, calma e gesso! Di che diamine stai parlando? A Francoforte? A fare cosa?» chiese imperturbabile, senza un filo di emozione, continuando a spulciare un faldone ciucciando un chupa chups al melon-soda.
    «Ma non ti è arrivato nulla per posta?»

    «Non lo so, quello che ho trovato nella cassetta dell'agenzia è ancora lì da aprire.»
    «Ci dovrebbe essere una lettera spedita dalla LFA di Caivano in provincia di Napoli.»

    «La chi?» 
    «Cazzaròla, Marino, ma che sei rincoglionito! La LFA è la Casa Editrice che pubblica quei gialli tremendi e tenebrosi dove ci siamo noi due!»

    «Già quei gialletti di storielle di mare scritti da quel bancario di Firenze, che si chiama…, si chiama Mazzaroli.»
    «Marazzoli, si chiama, Marazzoli.»

    «Si chiami come si chiami, a me non sta per niente simpatico.»
    «E perché, Marino? Per me è un gran simpaticone, schietto, sincero e sempre con la battuta pronta.»

    «Ma se si facesse un po' gli affari suoi invece degli affari nostri? Riprende pari pari tutto quello che facciamo, si informa bene bene di tutte le nostre vicende, che poi sono quelle riservatissime della mia agenzia investigativa, e poi che fa?»
    «Che fa?»

    «Prospero, è una domanda retorica! Che fa?»
    «…»

    «Ci ricama sopra e ci tira fuori quei gialletti con quelle storielle squinternate che non hanno niente a che fare con quelle della mia agenzia.»
    «Marino, qui sbagli in pieno. A me hanno detto che sono dei gialli molti avvincenti e intrigati.»

    «Sarà…»
    «E poi ci ha descritto molto bene. Nei gialli facciamo un figurone, meglio che nella vera vita privata. Siamo piaciuti talmente tanto che la Casa Editrice ci ha selezionato, testuali parole della comunicazione della LFA, per essere presenti alla Fiera del libro di Francoforte dal 16 al 20 ottobre prossimi. E tutto a gratis, pagato dalla LFA!»

    «Gratis?»
    «Gratis, gratis! E ci mandano pure macchina, autista e accompagnatrice!»

    «Pure l'accompagnatrice? Io non la voglio! Calma e gesso, Prospero! Per ora non ho bisogno di nessun accompagnamento. Rossella mi basta e mi avanza.» 
    «Ma che dici, Marino? L'accompagnatrice è la persona che ci farà da anfitriona alla Fiera. È una sorta di ambasciatrice della LFA in Germania. Si tratta di una signorina della redazione editoriale, così c'è scritto nella comunicazione, che si chiama Anna, dottoressa Anna per la precisione

    «Anna? Anna come?»
    «Non c'è scritto il cognome per la privacy. Non lo sai che oggi è così?!»

    «Già, è vero. Però c'è un però, come diresti tu.»
    «Quale però?»

    «Però di noi due quel Mazzaroli nei suoi gialletti ci scrive il nome e il cognome mio e tuo, per non parlare di tutti gli altri…»
    «Che vuoi che sia, Marino. Intanto ci fanno pubblicità e io ho molti clienti più di prima.»

    «E poi con Rossella come la metto? Glielo dici te che faccio il viaggio con questa Anna?»
    I due mentre parlavano concitatamente non si erano accorti del rumore dei passi di due persone, un uomo truce basso e tarchiato con gli occhiali da sole in un completo blu notte e una donna graziosa di poco più alta dalle linee morbide extra-large in un elegante tailleur color crema, che erano entrati nell'agenzia. La signorina in tailleur bussò delicatamente e poi spinse la porta a vetri dell'ufficio che comunque era aperta.


    «Se vuole, dottor Tombolo, glielo posso dire io. Buongiorno, permette che mi presenti, sono Anna della LFA Publisher. È un grande piacere incontrarla, dottor Tombolo. Sono veramente emozionata di essere qui nella sua agenzia, nel cuore delle sue investigazioni, che quasi non mi sembra vero.»


    Tombolo rimase colpito dalla grazia e dalla gentilezza della signorina napoletana. Si alzò di scatto dalla sedia e le strinse la mano. Pensava fra sé che era molto più simpatica l'ambasciatrice della LFA di quel bancario ficcanaso fiorentino del Mazzaroli  o come si chiamasse.


    «Il piacere è tutto mio, dottoressa Anna. Io però non sono dottore, ma lo è la mia fidanzata Rossella che in questi giorni non è in paese perché è andata a un certo convegno medico proprio a Napoli, guarda caso.»


    Poi la dottoressa Anna si rivolse a Prospero.


    «Chef Buontempo, è un grande onore conoscere il miglior cuoco della costa toscana. Mi aspetto da lei una bella Margherita cucinata con le sue mani, ci conto. Tanto, prima di partire per Francoforte, abbiamo tutto il tempo per conoscerci meglio.» 


    Prospero era al settimo cielo per il complimento ricevuto.


    «Dottoressa Anna, sarà un mio piacere esclusivo servirla della migliore Margherita che possa fare e che d'ora in poi sarà fra le mie specialità piatto forte della casa.»


    «Chef Buontempo, non mi parli di mangiare che siamo in viaggio da stamattina presto e non abbiamo fatto quasi colazione con Gennaro che aveva fretta d'arrivare per gustare le specialità di mare di quel ristorantino dove va il dottor Tombolo con la sua fidanzata.» 

    «È quasi mezzogiorno, dottoressa Anna. Ci organizziamo, fissiamo il tavolo e poi verso l'una andiamo alla trattoria Il Palombaro.»

    L'uomo truce e tarchiato, l'autista della LFA, a sentire il nome del ristorantino gli era venuta una fame da lupo e s'intromise.

    «Buongiorno, a tutti quanti. Permettete che mi presenti, sono Gennaro. Sono l'autista della qui presente dottoressa Anna e che avrò l'onore di portarvi a Milano per poi prendere l'aereo che ci porta tutti quanti a Francoforte. Per me, se permettete, una doppia porzione di tagliatelline Costa d’Argento con calamaretti, seppie, gamberi, vongole con pomodoro fresco, come quelle che mangiate voi. Sono stato preciso, Chef Buontempi?»

    «Preciso, certo. Ma mi chiamo Buontempo, non Buontempi, cazzaròla!»

    «Che volete che sia, Buontempi. Ci siamo capiti, no? Voi che dite, dottor Tomboli? Anche per voi una doppia di tagliatelline?»  

    «Calma e gesso, signor Gennaro! Ognuno al proprio posto e ognuno le proprie porzioni. E poi non sono Tomboli, sono Tombolo!»

    La dottoressa Anna s'inserì garbatamente nella discussione che poteva prendere una brutta piega.

    «Gennà, ma ve lo devo ripetere sempre, sempre proprio. Voi siete l'autista e dovete pensare all'automobile, solo all'automobile proprio. Ai personaggi importanti ci devo pensare io. Non dovete sfruculiare le persone importanti che accompagnate. Altrimenti, ve la vedete con Lello. Vabbuò?»

    «Vabbuò, dottorè. A Lello, no. Mi fareste un dispiacere, un dispiacere proprio. Faccio come dite voi» e si allontanò dall'ufficio come un cane bastonato.

    Tombolo si avvicinò a Buontempo e gli fece segno che gli doveva dire qualcosa nell'orecchio.

    «E questo Lello chi è?»
    «Sarà il capo degli autisti della LFA.»

    
    (fine della prima parte)

sabato 12 ottobre 2019

Un detective della costa: l'investigatore Tombolo







L'investigatore Tombolo era un detective della costa, gli piaceva il mare, il vento impetuoso di maestrale che spazzolava le onde e piegava il volo dei gabbiani al seguito dei pescherecci che facevano ritorno al porto carichi di pesce. Più volte era stato tentato di lasciare quel pittoresco borgo di pescatori per trovarsi un lavoro più facile in città, ma non c'era mai riuscito. Non riusciva a staccarsi da quel mare blu intenso e da quella costa spiovente verdeggiante che invogliava a scendere verso le spiagge bianchissime incastonate in deliziose insenature da sogno. Questo era quello che diceva lui. 
Ma le cose stavano proprio così o era quello che voleva far credere?
Era un uomo della costa che sapeva attendere ciò che voleva ottenere come un bravo pescatore. Era un uomo di mare che riconosceva al mare il grande pregio di saper restituire tutto quello che vi era stato gettato, lasciato, dimenticato, nascosto, bastava non avere fretta e tutto sarebbe stato riportato a riva dove lui sarebbe stato lì ad aspettare, come un vecchio lupo di mare che si prende cura delle piccole cose trovate sulla spiaggia come se fossero dei regali preziosi offerti dalle onde per essere conservati.

Da uomo della costa che sapeva attendere per ottenere le risposte dal mare, aveva fatto una scelta precisa nell'aprire quell'agenzia investigativa che più che altro serviva da copertura per nascondere la sua vera investigazione privata per catturare un pericoloso pedofilo col quale si era imbattuto indirettamente alcuni anni prima quando faceva il supplente a scuola. Tombolo era rimasto talmente frastornato da quella vicenda che aveva deciso di cambiare lavoro. La maestra Terramoccia, scherzando, gli aveva detto che avrebbe potuto benissimo fare il poliziotto o anche l’investigatore privato. Tombolo se ne era convinto e dopo qualche mese aveva già aperto l’agenzia investigativa. Quella agenzia gli era utile per giustificare le sue entrate mensili e soprattutto per lo scopo che non aveva mai abbandonato. Stanare il pedofilo della scuola.

Tombolo aveva un obiettivo chiaro in mente: prenderlo e farlo sbattere in carcere per il resto dei suoi giorni. Doveva mettersi sulle tracce di quel pedofilo e fermarlo, con qualunque mezzo. In quegli anni Tombolo aveva messo insieme un voluminoso fascicolo con le informazioni delle persone che frequentavano la scuola elementare Giosuè Carducci. Ma di questa sua investigazione personale non sapeva nulla Prospero e tantomeno Rossella che, se glielo avesse detto, avrebbe scatenato il finimondo perché Marino non si distraesse su altri casi dell’agenzia. Tombolo avrebbe detto tutto solo a cose fatte, quando avrebbe stanato il pedofilo. Meno sapevano gli altri e più lui stava tranquillo. Tranquillo di lavorare nella penombra a quella sua investigazione personale, tranquillo di investigare alla luce del sole per i casi dei suoi clienti in quella agenzia investigativa di facciata creata solo per giustificare agli altri come si guadagnava da vivere. Poteva benissimo fare a meno dei soldi dell'agenzia. I soldi che aveva in banca e quelli degli affitti delle proprietà lasciate in eredità dai suoi genitori gli permettevano tranquillamente di vivere di rendita. Le sue origini familiari, sconosciute a Rossella e a Prospero, parlavano di una famiglia semplice ma benestante con parecchi beni al sole. 
Anche se non lo faceva apparire, era un uomo che chiedeva poco alla vita. Preferiva dare piuttosto che ricevere: era fatto così ma non voleva farlo sapere a nessuno. Aveva poche pretese. Sapeva, per esperienza, che la vita regalava poco e sapeva anche che chi pretendeva troppo, rischiava di pagare a caro prezzo la sua pretesa. Non era comunque nemmeno un tipo che si lasciasse andare, anche perché dalle sue parti, con quel mare grosso, avrebbe rischiato di affogare. Infatti, preferiva superare le difficoltà con l’astuzia, come quando da ragazzo fra le onde impetuose si faceva trascinare al largo per aggirare i forti gorghi che altrimenti lo avrebbero portato sotto. Quell’astuzia gli era servita per crearsi un lavoro di facciata per nascondere agli altri la sua investigazione personale.  

Questo era Tombolo, un uomo che non voleva rinunciare al mondo di quella costa meravigliosa che circondava il paese abbracciato da un mare incantevole, dove i riflessi mozzafiato del sole al tramonto accendevano i tetti delle case affacciate sul porto. A quel mondo, alla sua fidanzata impossibile Rossella, al suo gatto Casimiro, alla colazione al bar Cannon d'oro del suo amico Alvise, agli amici della partita a scopone del lunedì sera, al suo aiutante ombra Prospero e anche alla sua agenzia investigativa non voleva rinunciare. Ma soprattutto non intendeva in nessun modo rinunciare alla sua accogliente mansardina occhieggiante fra i tetti e affacciata sul porto in quel piccolo angolo di mondo fra cielo e mare. Tombolo di quel posto ne era innamorato e non era l'unica cosa di cui lo fosse, anche se la dava poco a vedere.

Tombolo era innamorato pazzo di Rossella, anche se davanti a lei non lo voleva ammettere. La loro vita di coppia era molto tranquilla, anche perché a Marino bastava quello che già aveva. Non desiderava grandi cose, non era un insoddisfatto e si accontentava di ciò che aveva intorno per godersi al meglio quello che la vita gli aveva dato fino a quel momento. Certo che avrebbe voluto sposarla, ma si poneva un sacco di problemi. Rimandava sempre perché era convinto che gli impegni del suo lavoro non si conciliassero con il mestiere di marito. Non riusciva a immaginarsi sposato. Ci aveva pensato un sacco di volte ma non gli era mai riuscito di vedersi nel ruolo di marito modello, preso come era dalle investigazioni dell’agenzia. Sempre in giro, di giorno e di notte. Che marito sarebbe stato? Senz'altro poco presente. Rossella ci scherzava sopra il matrimonio e ogni tanto lo punzecchiava.

Come accadeva in certe sere, dopo la cenetta a lume di candela alla mansardina, si salutavano e Rossella tornava a casa sua. Il sogno matrimoniale di Rossella evaporava come le bollicine del vino frizzante col quale avevano brindato poco prima e si dileguava lungo la stradina stretta e buia che la riportava malinconicamente alla sua casa, la bomboniera, come la definiva lei. Ma, in cuor suo, Rossella sapeva che sarebbe riuscita ad averla vinta sull’investigatore recalcitrante, prima o poi. Sapeva benissimo quali erano le preoccupazioni che angustiavano Marino a proposito di uno sposalizio fra loro due, ma era una donna tenace e non dava segni di desistenza dai suoi desideri matrimoniali. Era innamoratissima persa e quando aveva Marino al fianco, poteva sfidare il mondo intero. Aveva poche certezze e una di queste era la convinzione che prima o poi sarebbe riuscita a portare all’altare l’irremovibile Marino.

Come un grande mare spumeggiante che si preparava ad abbrancare un roccione, Rossella si organizzava per agguantare il recalcitrante Marino. Tombolo, fino a quel momento, aveva resistito alle impetuose ondate matrimoniali di Rossella, come uno scoglio in mezzo al mare. Ma come poteva uno scoglio arginare un mare in tempesta?


sabato 5 ottobre 2019

Il giallo di Tombolo alla Fiera del libro di Francoforte


Dopo un bel po' di tempo ritorno sul blog per informarvi che il nuovo giallo dell'investigatore Tombolo dal titolo "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI", pubblicato dalla LFA Publisher di Lello Lucignano, è stato selezionato, insieme ad altri libri, dalla Casa Editrice per essere presente alla grande e importante rassegna internazionale della FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE 2019. La manifestazione si terrà dal 16 al 20 ottobre e il libro giallo sarà esposto insieme alle altre opere nello stand della LIBRO CO ITALIA.

La notizia è importante perché è il segnale positivo di un libro giallo che è partito dalla provincia per arrivare a una ribalta internazionale dove avrà la soddisfazione di calcare gli scaffali di una rassegna letteraria molto famosa e prestigiosa. In questo senso devo ringraziare nuovamente l'editore Lello Lucignano che ha selezionato il giallo per questa fiera. Il giallo di Tombolo ne ha fatta di strada e speriamo che stavolta abbia imboccato quella giusta. E incrociamo le dita.

Nel frattempo ricordatevi anche voi di prendere la strada giusta, anche online, per comprare il mio giallo nelle tante librerie presenti sul web, come IBS oppure Libroco. Vi ricordo anche che il nuovo giallo di Tombolo è in vendita anche a Napoli alla libreria "Io ci sto", zona Vomero in via Cimarosa, e alla "Feltrinelli Express", in piazza Garibaldi presso la Stazione Centrale.        

Nel nuovo libro dell'investigatore Tombolo troverete un giallo intrigato per un caso mozzafiato di un delitto simulato e, a prima vista, complicato.

Questo e non solo questo è "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" il giallo dei casi della costa dell'investigatore Tombolo che è stato pubblicato da Lello Lucignano della LFA Publisher di Caivano (Napoli).



Il giallo è in vendita anche su IBS e LIBROco