domenica 20 ottobre 2019

Tombolo e Buontempo alla Fiera di Francoforte


Terza e ultima parte di una sceneggiata semi-seria in chiave napoletana scritta in occasione della selezione del libro giallo "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" (della serie dei casi dell'investigatore Tombolo) per la Fiera del libro di Francoforte dal 16 al 20 ottobre prossimo.

Buona lettura e buona giornata a tutti voi.  



  Tombolo e Buontempo avevano superato a pieni voti la prova del palco della Fiera del Libro di Francoforte quando nell'ultimo giorno, intervistati dalla dottoressa Anna della Casa Editrice LFA Publisher, avevano potuto dare il meglio di se stessi raccontando le vicende investigative narrate nel libro giallo “UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI – I casi dell’investigatore Tombolo”. Nel pubblico c'erano moltissimi italiani emigrati nella città tedesca che erano stati chiamati ad assistere all’evento grazie a Giggino, proprietario di un ristorante all’interno della Fiera, che era il fratello di un cugino di un cognato di un compare paesano di Lello che gli aveva fatto da testimone al battessimo della figlia. Giggino aveva fatto una gran pubblicità fra i clienti del locale e la gente era arrivata numerosa, incuriosita da quel bizzarro avvenimento assolutamente irripetibile. Tombolo era stato il mattatore assoluto della presentazione, commentando dopo ciò che di tanto in tanto leggeva a voce alta la dottoressa Anna. Buontempo si limitava a sottolineare certe vicende che lo vedevano protagonista incontrastato, soprattutto quando venivano menzionate dalla dottoressa le specialità a domicilio dello Chef Buontempo.

    Alla fine tutti erano soddisfatti di come fosse andata quella giornata, il pubblico sempre pronto ad applaudire alle riflessioni di Tombolo e a ridere alle battute di Buontempo, la dottoressa Anna a leggere i passi più interessanti del giallo senza smascherare l’intrigo della trama, Buontempo che si era fatto un po’ di pubblicità pure in Germania e Tombolo che era stato apprezzato per le sue brillanti doti di investigatore. E pure Gennaro, che aveva ascoltato tutto l’evento a fianco del palco, aveva apprezzato molto lo spettacolo, applaudendo con vigore e chiedendo addirittura il bis.

    Poi l’evento si era concluso, le persone avevano salutato calorosamente Tombolo e Buontempo che erano visibilmente frastornati, era stato smontato il palco, erano tolte le foto giganti di Tombolo, di Buontempo e del libro, si erano spente le luci.

    Tombolo si era soffermato a guardarsi intorno. Rifletteva. Guardava la zona dove prima c’era il palco con lui sopra a parlare al pubblico, che riceveva i complimenti dalle persone, che si emozionava a vedere brillare negli occhi della gente la meraviglia di un incontro piacevole e inaspettato col personaggio di un libro. Sì, proprio così. Perché quello che era stato possibile su quel palco era avvenuto solo e soltanto grazie a una storia scritta in un libro, un giallo per l’appunto, che poi, pensava Tombolo, è un genere di libro bistrattato e non ritenuto degno di ricevere premi letterari altisonanti, anche per libri di scrittori dai nomi importanti della letteratura italiana contemporanea. Ripensava a quel giallo. E tutto grazie a una storia scritta in un libro giallo da quel bancario ficcanaso fiorentino che probabilmente, ora lo ammetteva  anche Tombolo, sapeva scrivere in modo piacevole, tanto da rendere interessante la storia e importante il protagonista del giallo, cioè lui, Tombolo. Quel Mazzaroli, anzi no, quel Marazzoli era riuscito a metterlo su un piedistallo, a porlo all’attenzione degli altri non solo per le sue azioni da investigatore ma soprattutto per quello che lui si portava dentro, per ciò che era effettivamente come persona, giocatore di scopone, scapolo quasi fidanzato, uomo. E che non sarebbe mai riuscito a sapere da solo. Quel Marazzoli era riuscito a farlo emozionare per l’emozione che Tombolo aveva avvertito nelle altre persone che gli si avvicinavano per congratularsi con lui anche solo stringendogli la mano. Una sensazione che mai aveva provato prima e che aveva difficoltà a dover descrivere.

    Buontempo vide che era assorto e gli si avvicinò.     

    «Marino, che fai? Ti sei imbambolato? Ti è piaciuta anche a te questa buchmesse, vero?»    

    «Che parli di quella crostatina al cioccolato prima di iniziare?» 

    «Di che crostatina parli, Marino? Dico della buchmesse, della Fiera del Libro con l’evento sul palco con quel giallo! Cazzaròla! È stato spettacoloso!»

    «Sì, devo ammetterlo, Prospero. Questa buchmesse, come dici tu, mi è piaciuta veramente. Sono rimasto impressionato da tutte quelle persone che mi chiamavano, si congratulavano, mi stringevano la mano, mi sorridevano. Tutte cose a cui non ero assolutamente abituato e che non sapevo nemmeno potessero esistere. Chi l’avrebbe detto che sarei stato grato a quel Marazzoli bancario giallista che mi ha portato alla ribalta internazionale, e a gratis.»

    «E non solo a lui, Marino.»

    «In che senso, Prospero?»

    «Nel senso che Marazzoli ha scritto il giallo ma è l’Editore della LFA Publisher di Napoli che l’ha pubblicato e che ha reso possibile ai lettori di leggerti e di leggerci, se permetti.»

    «È giusto, Prospero, ed è proprio vero. Senza l’Editore della LFA non saremmo qui a Francoforte e non avrei potuto emozionarmi in questa meravigliosa giornata che sembra non finire mai. Vorrei proprio ringraziare l’Editore della LFA.»

    Un po’ più dietro, la dottoressa Anna, intenta a sistemare certe cose dello stand, aveva non intenzionalmente sentito quello che dicevano i due.

    «Se vuole, dottor Tombolo, glielo posso comunicare io all’Editore i suoi ringraziamenti e darle anche il numero del telefonino se lo volesse ringraziare personalmente.»

    «Dottoressa Anna, non vorrei disturbare l’Editore per una così piccola cosa…»

    «Non si preoccupi, dottor Tombolo. Ci pensi ma sappia che all’Editore gli farà molto piacere sentirla. Lello è sempre disponibile a parlare dei libri pubblicati dalla LFA.»

    «Lello? Calma e gesso, dottoressa Anna. Ma questo Lello non è il capo di Gennaro? Non è il capo degli autisti della LFA?»

    La dottoressa Anna non riuscì a trattenere una risata.

    «Dottor Tombolo, c’è un grande equivoco. Lello è il direttore editoriale della LFA Publisher. È colui che ha reso possibile tutto questo, in collaborazione con la Libroco che ha mosso la macchina organizzativa dell’evento.»

    Buontempo non si capacitava ed era incredulo.

    «Ma come, cazzaròla! Non s’era detto che questo Lello era il capo taxisti?!»

    «No, per carità, Chef Buontempo. Di che taxisti parla? Lello è l’Editore.»

    Tombolo era dispiaciuto per il frainteso.

    «Ci deve scusare per l'abbaglio, dottoressa Anna, ma…»

    «Non si deve scusare, capita spesso perché Lello è una persona che preferisce non mettersi troppo in evidenza, gli piace stare dietro le quinte, non vuole apparire.»

    «A proposito, ma non era meglio che ci fosse stato Marazzoli sul palco? Lei che ne pensa dottoressa?»

    «A dire la verità, dottor Tombolo, la LFA aveva invitato Marazzoli ma lui ha preferito che sul palco ci fosse il personaggio del libro che, come ha detto lo stesso Marazzoli, è il vero protagonista indiscusso del giallo. Anche Marazzoli credo sia una persona che preferisce non mettersi troppo in evidenza, un po' come Lello.»

     «Dopo questa giornata sono sicuro di conoscere meglio questo giallista fiorentino e da quello che ho provato oggi sul palco, simile a quello di un teatro, sono altrettanto sicuro di affermare una cosa sacrosanta, e anche qui mi viene in aiuto il grande Eduardo de Filippo quando dico: "Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita".»  





(fine della terza e ultima parte)

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