Il commissario
Cantagallo è il poliziotto toscano creato dall'autore Fabio Marazzoli. Cantagallo
si affaccia per la prima volta nel mondo dell'editoria nel 2007 grazie al
dottor Antonio Lalli, direttore editoriale della Casa Editrice Lalli Editore di
Poggibonsi.
Poi nel 2014 Cantagallo
è di nuovo protagonista del romanzo "Un vecchio tappeto persiano" -
della serie delle indagini a Collitondi - e del racconto "Segreto fra le
righe" - della serie delle inchieste marine a Castiglioni Marina- editi in
ebook grazie al dottor Cristian Cavinato, direttore editoriale della Casa Editrice
Cavinato Editore International di Brescia.
Nel 2018, nell’occasione dei 10 anni delle indagini di Cantagallo, è stata pubblicata con la Casa Editrice LFA Publisher di Napoli, il cui direttore editoriale è Lello Lucignano, l'indagine speciale internazionale con il libro “Una tempesta nella tazzina”.
Angelo Cantagallo è il
nome del commissario toscano che indaga a Collitondi, un piccolo paese,
immaginario ma non troppo, incastonato nelle verdi colline della Toscana
centrale. Il commissario si chiama Angelo ed è un uomo di mezza età simpatico,
caparbio e intelligente. Un quarantenne felicemente sposato con Iolanda
Macaluso, siciliana di quattro anni più giovane di lui, dalla quale ha avuto un
figlio, Luigi, un maschietto vivace di poco più di dieci anni. Cantagallo in
casa è sempre pronto alla battuta, a scherzare, a strappare un sorriso e tende
a sdrammatizzare certi episodi tragici che accadono nel commissariato come
nella vita, per cercare di imbrogliare il destino che, per motivi di lavoro o
per vicende di famiglia, lo pone davanti a situazioni di cui ne farebbe a meno.
Imbrogliare il destino è un concetto caro al commissario Cantagallo, ovvero
scompaginare le carte della vita che sono già state consegnate ad ognuno di noi
dal Grande Mazziere e che ogni persona deve giocare bene, anche se sono già
state disposte sul tavolo. Un po’ come in quel gioco di carte che piace molto
al commissario e a cui gioca con il figlio Luigi d’estate: il Machiavelli, dove
ogni giocatore può sistemare a suo piacimento le carte già sul tavolo per
riuscire a migliorare la propria situazione e anche a vincere se è in gamba.
Minimizza volutamente certi fatti che gli accadono intorno per non ingigantire
determinate circostanze di per se stesse angosciose perché vede sempre il
“bicchiere mezzo pieno”, per dirla con i suoi proverbi. Così cerca d’ingannare
il tempo, non riversando sulla famiglia i suoi problemi investigativi sul
lavoro, pensando al futuro e facendo progetti per il nuovo viaggio da fare con
la moglie e il figlio al prossimo nniversario di nozze. Non si eleva a paladino
della Giustizia e nemmeno sale lo scalino del babbo perfetto perché non sono
atteggiamenti che fanno parte del suo modo di essere. Anche perché sa benissimo
che non esiste l'uomo perfetto e nemmeno lui lo è. E proprio per questo cerca
sempre di migliorarsi, ascoltando gli altri. Essenzialmente è un uomo semplice
che non ha smania di protagonismo, ama la famiglia e vuole fare bene il proprio
lavoro insieme ai colleghi della sua squadra. Sul lavoro non ama i “cani
sciolti”, vuole collaborazione e da molta importanza ai rapporti interpersonali
fra lui e i colleghi per rafforzare l’unione del gruppo, spesso fanno pranzo
insieme. È un amante dei proverbi paesani, a cui fa a gara con Baccio, e della
buona cucina, pranzando con Razzo e Bandino al ristorante “Attanasio”. Odia il
latino e tutte quelle frasi complicate che sono difficilmente comprensibili
alle persone comuni e anche a lui. Proprio in questo suo comportamento si
capisce lo spirito della semplicità del commissario Cantagallo: un uomo
semplice che non per questo vuol dire modesto, ma piuttosto buono, sincero,
umile, corretto, onesto, sobrio, comprensivo e attento alla realtà delle cose
come alle persone. Per spiegare questo occorre dire che il concetto di semplice
è opposto a quello di doppio. Semplice si deve intendere nel senso di intero,
ovvero di un uomo integro e integerrimo il cui carattere è unito
psicologicamente e intellettualmente, con significato di sincero, mentre il
concetto opposto di doppio assume il significato di falso, nel senso di un uomo
ingannevole e fasullo dalla doppia personalità. Cantagallo quando indaga è
preciso e rigoroso, non ammette errori perché nel suo lavoro sa che se un
poliziotto commette un errore può costargli la vita e quella dei colleghi. Per
le indagini utilizza la “stanza da lavoro”, comunicante con il suo ufficio,
dove ha fatto mettere un bel tavolo con un piano molto grande. Il tavolo è
utile soprattutto nei casi d’omicidio per appoggiare sopra tutti gli indizi che
saltano fuori nel corso dell’indagine. Dietro al tavolo, ai due lati, ci sono
due grandi pannelli in sughero, che il commissario usa per attaccare altre
informazioni. Su quello di sinistra mette la foto e gli elementi conosciuti
della vittima e sull’altro, di destra, quelli del presunto assassino compresa
la foto. Nel mezzo ai due pannelli, c’è una grande cartina stradale della città
di Collitondi che comprende alcune zone della periferia e delle località
vicine. Si avvale di ingrandimenti di fotografie scattate sul luogo del
delitto, di filmati della scena del crimine per immedesimarsi meglio
sull’accaduto e capire quali possano essere i fatti realmente avvenuti o per
scoprire certi particolari che erano sfuggiti a una prima osservazione. Tutto
questo con l’aiuto dei colleghi della sua squadra. Il commissario è anche uno
sportivo, quando i tempi delle indagini glielo permettono, perché nel fine
settimana va a giocare con Razzo al Tennis Club Collitondi, in genere di
mattina e al campo numero 2.
Riprendendo il discorso dei
gialli pubblicati nel 2014, con il romanzo giallo «Un vecchio tappeto
persiano», Fabio Marazzoli ha iniziato a pubblicare i gialli della
serie del commissario Cantagallo con il dottor Cristian Cavinato, della Casa
Editrice Cavinato Editore International di Brescia. Al primo giallo ne è
seguito quasi contemporaneamente un secondo, «Segreto fra le righe», della serie
delle inchieste "marine".
Per la prima volta, il
personaggio toscano del commissario Cantagallo varca i confini della sua
regione d'origine per giungere in Lombardia nella città detta "La leonessa
d'Italia". Qui ripropone ciò che è piaciuto in Toscana: il carattere
simpatico e caparbio, la tecnica d'indagine per comporre il "mosaico
criminale", i preliminari con il logorroico vicario Bonadonna detto
"Garçia", i confronti aspri a colpi di frasi latine e proverbi
toscani con il Questore Zondadari detto "Zorro", e i suoi pranzi di
lavoro al ristorante "Attanasio" con le passeggiate digestive lungo
il fiume insieme a Bandino e Razzo. Perché Cantagallo non è un solitario. Non
ama i cani sciolti e preferisce prendere le decisioni solo dopo averne parlato
attentamente con la sua squadra. Tutto e comunque insieme alla sua squadra di
poliziotti, tanto abili quanto arguti, e sempre molto vicini alle persone del
paese. Come lo è anche il loro commissario. Angelo Cantagallo infatti è
"uno di noi" perché non solo è un ottimo poliziotto ma è anche un
uomo apprezzato in tutto il paese per le sue doti umane. E a ricordarglielo c'è
la vedova Valeriana Faraoni che ogni settimana cucina per i poliziotti del
commissariato un piatto fragrante a sorpresa per pranzo.
Cantagallo non ha solo
una grande umanità ma anche un fiuto poliziesco eccezionale per scoprire i
criminali. E ha anche una grande perspicacia per capire gli indizi dei crimini.
Sembra strano, ma certe volte gli oggetti “parlano” a Cantagallo. Non in modo
chiaro e udibile da tutti, certamente. Semmai ognuno di loro parla con un
linguaggio particolare che deve essere bene interpretato, per essere compreso
nel modo giusto. Ogni oggetto parla una lingua ai più sconosciuta, ma che può
benissimo essere compresa da un abile investigatore. Un bravo poliziotto così è
in grado di fare da “interprete” e può interpretare il significato di quello
che un oggetto vuol dire. Sta al commissario e ai suoi uomini capire il
linguaggio degli oggetti raccolti durante un'indagine, decifrarne il messaggio
e scoprire il vero contenuto, che contribuisce alla soluzione di un omicidio.
Perché ogni traccia, ogni prova parla con il suo linguaggio: questo è quello
che ricorda ai suoi colleghi. Infatti gli oggetti della scena del crimine sono
quelli che lui definisce come i "testimoni silenziosi". Cantagallo
cerca sempre di migliorare la propria tecnica di analisi dei fatti criminali.
Ogni pezzo del “mosaico criminale”, come dice lui, deve avere la sua collocazione
precisa. Il commissario inquadra ogni crimine in quello che definisce come il
“mosaico criminale”. Ogni indizio è come il singolo pezzo di un mosaico che
deve essere composto per scoprire il colpevole. La tecnica d’indagine è
particolare: è seguita ogni traccia e ogni indizio, che per Cantagallo
costituiscono le tessere di un “mosaico criminale”. Completato il “mosaico”,
l'indagine è risolta e l’omicida smascherato. Per rafforzare tale concetto, nel
suo ufficio, dietro la scrivania, ha attaccato al muro una stampa della
riproduzione del mosaico della “Battaglia di Isso”. Il mosaico ha un
significato particolare perché rappresenta l’intelligente vittoria di
Alessandro Magno sul re persiano Dario. Il persiano volle affidare la sua
vittoria solo al gran numero di uomini, ma fu sconfitto perché la forza
numerica si trasformò in una debolezza operativa. Alessandro Magno invece vinse
con un minor numero di uomini grazie alla loro intelligenza e alla sua tattica.
Questo è un concetto caro anche a Cantagallo che si è dotato di un piccolo
“esercito” di pochi, abili e fidati colleghi. Per il commissario Cantagallo
tutte le ipotesi devono essere suffragate da prove certe e incontrovertibili.
Il commissario analizza i fatti nella sua "stanza da lavoro", il vero
e proprio laboratorio investigativo del commissariato. Cantagallo cerca sempre
di ricostruire il luogo in cui è avvenuto il crimine e prende in considerazione
ogni piccolo dettaglio: visiona anche il filmino girato sul luogo del delitto
per immedesimarsi meglio nella scena in cui si è svolto l’omicidio. Il
commissario è molto attento al luogo del crimine: indossa sempre e fa indossare
ai suoi colleghi guanti mono uso per le mani e scarpini in plastica sopra le
scarpe, per non contaminare l'ambiente. Sulla scena del crimine si confronta
con il medico legale e amico dottor Baglioni, detto "Stroncapettini",
anche lui molto rigoroso nella salvaguardia del luogo in cui si è svolto un
delitto. La tecnica d'indagine del commissario Cantagallo è particolare e con
un colpo di genio finale riesce sempre a incastrare il colpevole e a farlo
confessare.
Ma questo e non solo
questo fa parte delle indagini del commissario Cantagallo.La prima edizione dei libri gialli «Un vecchio tappeto persiano» e «Segreto fra le righe» è in ebook, perché come dice il dottor Cristian Cavinato:"Il multimediale elimina le distanze e, in teoria, migliora l’esistenza".
Nel 2018, nell’occasione
dei 10 anni delle indagini di Cantagallo, è stata pubblicata con la Casa
Editrice LFA Publisher di Napoli, il
cui direttore editoriale è Lello
Lucignano, l'indagine speciale
internazionale con il libro “Una
tempesta nella tazzina”, il primo giallo speciale del commissario
Cantagallo. In questo giallo il commissario Cantagallo si
deve confrontare con un ispettore rumeno, l'ispettore capo Dragos Moise Lupescu,
dell'Interpol a cui sono state assegnate
le indagini per scoprire la scomparsa di un diplomatico inglese. Qui Cantagallo
si dovrà confrontare con altri poliziotti e dovrà recitare un ruolo di secondo
piano per poi tornare alla ribalta in veste di primo attore alla fine della
storia che prenderà una piega imprevedibile.
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