sabato 12 ottobre 2019

Un detective della costa: l'investigatore Tombolo







L'investigatore Tombolo era un detective della costa, gli piaceva il mare, il vento impetuoso di maestrale che spazzolava le onde e piegava il volo dei gabbiani al seguito dei pescherecci che facevano ritorno al porto carichi di pesce. Più volte era stato tentato di lasciare quel pittoresco borgo di pescatori per trovarsi un lavoro più facile in città, ma non c'era mai riuscito. Non riusciva a staccarsi da quel mare blu intenso e da quella costa spiovente verdeggiante che invogliava a scendere verso le spiagge bianchissime incastonate in deliziose insenature da sogno. Questo era quello che diceva lui. 
Ma le cose stavano proprio così o era quello che voleva far credere?
Era un uomo della costa che sapeva attendere ciò che voleva ottenere come un bravo pescatore. Era un uomo di mare che riconosceva al mare il grande pregio di saper restituire tutto quello che vi era stato gettato, lasciato, dimenticato, nascosto, bastava non avere fretta e tutto sarebbe stato riportato a riva dove lui sarebbe stato lì ad aspettare, come un vecchio lupo di mare che si prende cura delle piccole cose trovate sulla spiaggia come se fossero dei regali preziosi offerti dalle onde per essere conservati.

Da uomo della costa che sapeva attendere per ottenere le risposte dal mare, aveva fatto una scelta precisa nell'aprire quell'agenzia investigativa che più che altro serviva da copertura per nascondere la sua vera investigazione privata per catturare un pericoloso pedofilo col quale si era imbattuto indirettamente alcuni anni prima quando faceva il supplente a scuola. Tombolo era rimasto talmente frastornato da quella vicenda che aveva deciso di cambiare lavoro. La maestra Terramoccia, scherzando, gli aveva detto che avrebbe potuto benissimo fare il poliziotto o anche l’investigatore privato. Tombolo se ne era convinto e dopo qualche mese aveva già aperto l’agenzia investigativa. Quella agenzia gli era utile per giustificare le sue entrate mensili e soprattutto per lo scopo che non aveva mai abbandonato. Stanare il pedofilo della scuola.

Tombolo aveva un obiettivo chiaro in mente: prenderlo e farlo sbattere in carcere per il resto dei suoi giorni. Doveva mettersi sulle tracce di quel pedofilo e fermarlo, con qualunque mezzo. In quegli anni Tombolo aveva messo insieme un voluminoso fascicolo con le informazioni delle persone che frequentavano la scuola elementare Giosuè Carducci. Ma di questa sua investigazione personale non sapeva nulla Prospero e tantomeno Rossella che, se glielo avesse detto, avrebbe scatenato il finimondo perché Marino non si distraesse su altri casi dell’agenzia. Tombolo avrebbe detto tutto solo a cose fatte, quando avrebbe stanato il pedofilo. Meno sapevano gli altri e più lui stava tranquillo. Tranquillo di lavorare nella penombra a quella sua investigazione personale, tranquillo di investigare alla luce del sole per i casi dei suoi clienti in quella agenzia investigativa di facciata creata solo per giustificare agli altri come si guadagnava da vivere. Poteva benissimo fare a meno dei soldi dell'agenzia. I soldi che aveva in banca e quelli degli affitti delle proprietà lasciate in eredità dai suoi genitori gli permettevano tranquillamente di vivere di rendita. Le sue origini familiari, sconosciute a Rossella e a Prospero, parlavano di una famiglia semplice ma benestante con parecchi beni al sole. 
Anche se non lo faceva apparire, era un uomo che chiedeva poco alla vita. Preferiva dare piuttosto che ricevere: era fatto così ma non voleva farlo sapere a nessuno. Aveva poche pretese. Sapeva, per esperienza, che la vita regalava poco e sapeva anche che chi pretendeva troppo, rischiava di pagare a caro prezzo la sua pretesa. Non era comunque nemmeno un tipo che si lasciasse andare, anche perché dalle sue parti, con quel mare grosso, avrebbe rischiato di affogare. Infatti, preferiva superare le difficoltà con l’astuzia, come quando da ragazzo fra le onde impetuose si faceva trascinare al largo per aggirare i forti gorghi che altrimenti lo avrebbero portato sotto. Quell’astuzia gli era servita per crearsi un lavoro di facciata per nascondere agli altri la sua investigazione personale.  

Questo era Tombolo, un uomo che non voleva rinunciare al mondo di quella costa meravigliosa che circondava il paese abbracciato da un mare incantevole, dove i riflessi mozzafiato del sole al tramonto accendevano i tetti delle case affacciate sul porto. A quel mondo, alla sua fidanzata impossibile Rossella, al suo gatto Casimiro, alla colazione al bar Cannon d'oro del suo amico Alvise, agli amici della partita a scopone del lunedì sera, al suo aiutante ombra Prospero e anche alla sua agenzia investigativa non voleva rinunciare. Ma soprattutto non intendeva in nessun modo rinunciare alla sua accogliente mansardina occhieggiante fra i tetti e affacciata sul porto in quel piccolo angolo di mondo fra cielo e mare. Tombolo di quel posto ne era innamorato e non era l'unica cosa di cui lo fosse, anche se la dava poco a vedere.

Tombolo era innamorato pazzo di Rossella, anche se davanti a lei non lo voleva ammettere. La loro vita di coppia era molto tranquilla, anche perché a Marino bastava quello che già aveva. Non desiderava grandi cose, non era un insoddisfatto e si accontentava di ciò che aveva intorno per godersi al meglio quello che la vita gli aveva dato fino a quel momento. Certo che avrebbe voluto sposarla, ma si poneva un sacco di problemi. Rimandava sempre perché era convinto che gli impegni del suo lavoro non si conciliassero con il mestiere di marito. Non riusciva a immaginarsi sposato. Ci aveva pensato un sacco di volte ma non gli era mai riuscito di vedersi nel ruolo di marito modello, preso come era dalle investigazioni dell’agenzia. Sempre in giro, di giorno e di notte. Che marito sarebbe stato? Senz'altro poco presente. Rossella ci scherzava sopra il matrimonio e ogni tanto lo punzecchiava.

Come accadeva in certe sere, dopo la cenetta a lume di candela alla mansardina, si salutavano e Rossella tornava a casa sua. Il sogno matrimoniale di Rossella evaporava come le bollicine del vino frizzante col quale avevano brindato poco prima e si dileguava lungo la stradina stretta e buia che la riportava malinconicamente alla sua casa, la bomboniera, come la definiva lei. Ma, in cuor suo, Rossella sapeva che sarebbe riuscita ad averla vinta sull’investigatore recalcitrante, prima o poi. Sapeva benissimo quali erano le preoccupazioni che angustiavano Marino a proposito di uno sposalizio fra loro due, ma era una donna tenace e non dava segni di desistenza dai suoi desideri matrimoniali. Era innamoratissima persa e quando aveva Marino al fianco, poteva sfidare il mondo intero. Aveva poche certezze e una di queste era la convinzione che prima o poi sarebbe riuscita a portare all’altare l’irremovibile Marino.

Come un grande mare spumeggiante che si preparava ad abbrancare un roccione, Rossella si organizzava per agguantare il recalcitrante Marino. Tombolo, fino a quel momento, aveva resistito alle impetuose ondate matrimoniali di Rossella, come uno scoglio in mezzo al mare. Ma come poteva uno scoglio arginare un mare in tempesta?


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