L'investigatore
Tombolo era un detective della costa, gli piaceva il mare, il vento impetuoso di maestrale
che spazzolava le onde e piegava il volo dei gabbiani al seguito dei pescherecci
che facevano ritorno al porto carichi di pesce. Più volte era stato tentato di
lasciare quel pittoresco borgo di pescatori per trovarsi un lavoro più facile
in città, ma non c'era mai riuscito. Non riusciva a staccarsi da quel mare blu
intenso e da quella costa spiovente verdeggiante che invogliava a scendere
verso le spiagge bianchissime incastonate in deliziose insenature da sogno. Questo era quello che diceva lui.
Ma le cose stavano proprio così o era quello che voleva far credere?
Ma le cose stavano proprio così o era quello che voleva far credere?
Era
un uomo della costa che sapeva attendere ciò che voleva ottenere come un bravo
pescatore. Era un uomo di mare che riconosceva al mare il grande pregio di
saper restituire tutto quello che vi era stato gettato, lasciato, dimenticato, nascosto,
bastava non avere fretta e tutto sarebbe stato riportato a riva dove lui
sarebbe stato lì ad aspettare, come un vecchio lupo di mare che si prende cura
delle piccole cose trovate sulla spiaggia come se fossero dei regali preziosi
offerti dalle onde per essere conservati.
Da uomo della
costa che sapeva attendere per ottenere le risposte dal mare, aveva fatto una
scelta precisa nell'aprire quell'agenzia investigativa che più che altro
serviva da copertura per nascondere la sua vera investigazione privata per
catturare un pericoloso pedofilo col quale si era imbattuto indirettamente alcuni
anni prima quando faceva il supplente a scuola. Tombolo era rimasto talmente
frastornato da quella vicenda che aveva deciso di cambiare lavoro. La maestra
Terramoccia, scherzando, gli aveva detto che avrebbe potuto benissimo fare il
poliziotto o anche l’investigatore privato. Tombolo se ne era convinto e dopo
qualche mese aveva già aperto l’agenzia investigativa. Quella agenzia gli era
utile per giustificare le sue entrate mensili e soprattutto per lo scopo che
non aveva mai abbandonato. Stanare il pedofilo della scuola.
Tombolo
aveva un obiettivo chiaro in mente: prenderlo e farlo sbattere in carcere per
il resto dei suoi giorni. Doveva mettersi sulle tracce di quel pedofilo e
fermarlo, con qualunque mezzo. In quegli anni Tombolo aveva messo insieme un
voluminoso fascicolo con le informazioni delle persone che frequentavano la
scuola elementare Giosuè Carducci. Ma di questa sua investigazione personale
non sapeva nulla Prospero e tantomeno Rossella che, se glielo avesse detto,
avrebbe scatenato il finimondo perché Marino non si distraesse su altri casi
dell’agenzia. Tombolo avrebbe detto tutto solo a cose fatte, quando avrebbe
stanato il pedofilo. Meno sapevano gli altri e più lui stava tranquillo.
Tranquillo di lavorare nella penombra a quella sua investigazione personale,
tranquillo di investigare alla luce del sole per i casi dei suoi clienti in
quella agenzia investigativa di facciata creata solo per giustificare agli
altri come si guadagnava da vivere. Poteva benissimo fare a meno dei soldi
dell'agenzia. I soldi che aveva in banca e quelli degli affitti delle proprietà
lasciate in eredità dai suoi genitori gli permettevano tranquillamente di
vivere di rendita. Le sue origini familiari, sconosciute a Rossella e a
Prospero, parlavano di una famiglia semplice ma benestante con parecchi beni al
sole.
Anche se non lo faceva apparire, era un uomo che chiedeva poco alla vita.
Preferiva dare piuttosto che ricevere: era fatto così ma non voleva farlo
sapere a nessuno. Aveva poche pretese. Sapeva, per esperienza, che la vita
regalava poco e sapeva anche che chi pretendeva troppo, rischiava di pagare a
caro prezzo la sua pretesa. Non era comunque nemmeno un tipo che si lasciasse
andare, anche perché dalle sue parti, con quel mare grosso, avrebbe rischiato
di affogare. Infatti, preferiva superare le difficoltà con l’astuzia, come
quando da ragazzo fra le onde impetuose si faceva trascinare al largo per aggirare
i forti gorghi che altrimenti lo avrebbero portato sotto. Quell’astuzia gli era
servita per crearsi un lavoro di facciata per nascondere agli altri la sua
investigazione personale.
Questo
era Tombolo, un uomo che non voleva rinunciare al mondo di quella costa
meravigliosa che circondava il paese abbracciato da un mare incantevole, dove i
riflessi mozzafiato del sole al tramonto accendevano i tetti delle case
affacciate sul porto. A quel mondo, alla sua fidanzata impossibile Rossella, al
suo gatto Casimiro, alla colazione al bar Cannon d'oro del suo amico Alvise, agli
amici della partita a scopone del lunedì sera, al suo aiutante ombra Prospero e
anche alla sua agenzia investigativa non voleva rinunciare. Ma soprattutto non
intendeva in nessun modo rinunciare alla sua accogliente mansardina occhieggiante
fra i tetti e affacciata sul porto in quel piccolo angolo di mondo fra cielo e mare.
Tombolo di quel posto ne era innamorato e non era l'unica cosa di cui lo fosse,
anche se la dava poco a vedere.
Tombolo
era innamorato pazzo di Rossella, anche se davanti a lei non lo voleva
ammettere. La loro vita di coppia era molto tranquilla, anche perché a Marino
bastava quello che già aveva. Non desiderava grandi cose, non era un
insoddisfatto e si accontentava di ciò che aveva intorno per godersi al meglio
quello che la vita gli aveva dato fino a quel momento. Certo che avrebbe voluto
sposarla, ma si poneva un sacco di problemi. Rimandava sempre perché era
convinto che gli impegni del suo lavoro non si conciliassero con il mestiere di
marito. Non riusciva a immaginarsi sposato. Ci aveva pensato un sacco di volte
ma non gli era mai riuscito di vedersi nel ruolo di marito modello, preso come
era dalle investigazioni dell’agenzia. Sempre in giro, di giorno e di notte.
Che marito sarebbe stato? Senz'altro poco presente. Rossella ci scherzava sopra
il matrimonio e ogni tanto lo punzecchiava.
Come
accadeva in certe sere, dopo la cenetta a lume di candela alla mansardina, si
salutavano e Rossella tornava a casa sua. Il sogno matrimoniale di Rossella
evaporava come le bollicine del vino frizzante col quale avevano brindato poco
prima e si dileguava lungo la stradina stretta e buia che la riportava
malinconicamente alla sua casa, la bomboniera,
come la definiva lei. Ma, in cuor suo, Rossella sapeva che sarebbe riuscita ad
averla vinta sull’investigatore recalcitrante, prima o poi. Sapeva benissimo
quali erano le preoccupazioni che angustiavano Marino a proposito di uno sposalizio
fra loro due, ma era una donna tenace e non dava segni di desistenza dai suoi
desideri matrimoniali. Era innamoratissima persa e quando aveva Marino al
fianco, poteva sfidare il mondo intero. Aveva poche certezze e una di queste
era la convinzione che prima o poi sarebbe riuscita a portare all’altare
l’irremovibile Marino.
Come un
grande mare spumeggiante che si preparava ad abbrancare un roccione, Rossella
si organizzava per agguantare il recalcitrante Marino. Tombolo, fino a quel
momento, aveva resistito alle impetuose ondate matrimoniali di Rossella, come
uno scoglio in mezzo al mare. Ma come poteva uno scoglio arginare un mare in
tempesta?
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