Seconda parte di una sceneggiata semi-seria in
chiave napoletana in occasione della selezione del libro giallo "UNA
FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" (della serie dei casi dell'investigatore
Tombolo) per la Fiera del libro di Francoforte dal 16 al 20 ottobre prossimo.
Buona lettura e buona giornata a tutti voi.
Tombolo e
Buontempo erano finalmente arrivati a Francoforte, in compagnia della
dottoressa Anna della casa Editrice LFA Publisher di Napoli e dell’autista
Gennaro, dopo il viaggio con Alitalia da Milano.
La macchina
noleggiata dalla LFA per muoversi nella città tedesca era già pronta ad
aspettarli fuori dall’aeroporto. Dopo uno scambio colorito di frasi gesticolate
napoletane e grugniti incomprensibili tedeschi fra Gennaro e tale Helmut
dell’azienda noleggiatrice locale, i quattro presero posto nell’abitacolo di
una Opel Zafira nuova fiammante. Gennaro squadrava circospetto il cruscotto
della Opel come se fosse infestato da degli insetti pericolosi, toccava il
cambio come se fosse incandescente, sobbalzava sul sedile come se fosse su un
braciere ardente. La dottoressa Anna seduta accanto a lui non si spiegava il
perché di tutta quella attesa prima di partire.
«Gennà, che fate? Volete partire, sì o no?»
«Dottorè, scusate tanto, ma questa Opèl è
una grande fetenzia. Voi non potete capire perché non fate di mestiere
l’autista, ma io che faccio questo mestiere da tanti anni, se permettete, lo so
bene.»
«Gennà, Opèl o non Opèl, l’auto è questa e
nun ci sta niente ‘a fà! Lo volete capire sì o no? E non fate tanto il
sofisticato che a Napoli guidate la Doblò!»
«E che volete dire, che la Doblò è una
fetenzia? La Doblò è una signora auto italiana per il trasporto turistico
soprattutto nella versione Trekking 4x4 per tratti fuori strada. E chi la
ferma, la Doblò! Ci sono andato anche sul Vesuvio con la Doblò. Se ci vado con
questa Opèl si strugge per la strada. È ‘o vero dottor Tomboli?» e guardò dal
retrovisore l’investigatore che già ne aveva abbastanza di tutte quelle
chiacchiere.
«Calma e gesso, signor Gennaro! Non siamo
certo venuti qui per fare il rally di Francoforte! Dico bene, Prospero?»
«Dici bene, Marino! Cazzaròla! C’importa una sega di questa Opèl! Oh, mi scusi tanto dottoressa Anna ma mi è scappata. Non volevo proprio...»
«Non si preoccupi, Chef Buontempo. A volte Gennaro
fa scappare la pazienza anche a me. Allora faccio una telefonata a Lello e
sentiamo che dice lui di questa Opèl…»
«No, dottorè! Allora, me lo fate apposta. Dicevo
per dire, perché mi piacciono le auto italiane. Ma a Lello, no, non lo dovete
chiamare proprio. A Lello, no, per carità!» mise in moto, innestò la prima e
partì a razzo in direzione dell’hotel prenotato.
Tombolo si era avvicinato a Buontempo per parlargli
a bassa voce.
«Questo capo degli autisti, questo Lello,
deve essere proprio un tipo tosto. Lo vedrei bene con noi a lavorare nell’agenzia…»
«Altroché, questo Lello già me lo vedo. Questo
capo degli autisti torvo e inquietante che deve fare paura solo con lo sguardo,
cazzaròla.»
«Non esagerare, Prospero.»
«Esagero, esagero, Marino. Non appena la
dottoressa Anna lo rammenta, a Gennaro non gli passa un ago dal culo.»
«Anche questo è vero. Del resto, tutto è
possibile.»
«Tutto è possibile tranne l’uomo incinto,
Marino.»
La dottoressa Anna sentiva i due dietro che
parlottavano senza capire ciò che dicevano.
«Dottor Tombolo, Chef Buontempo, tutto a
posto? Scusatemi tanto per il piccolo intoppo con Gennaro. Saremo al grand hotel Steigenberger
Frankfurter fra pochi minuti.»
«Steigen… che?» osò chiedere Tombolo.
Ma fu rintuzzato subito da Buontempo.
«Marino, scusa, ma sei proprio un
troglodita! Tutto chupa chups e distintivo! Lo conosco benissimo il Frankfurter,
soprattutto il suo famosissimo ristorante, almeno di fama. Con i suoi forti
aromi e le sue creazioni ispirate all’haute
cuisine francese, il Restaurant Français del Frankfurter invita gli ospiti
a vivere un’avventura sensoriale ai massimi livelli. La mirabile arte culinaria
dello chef Patrick Bittner, dico e ripeto Patrick Bittner, ha più volte
entusiasmato i critici, ed è stata insignita della stella “Guida
Michelin". Gli amanti dei vini possono addirittura apprezzare la carta
comprensiva di 500 voci, con un particolare accento su Germania e Francia. Ci
sono vini anche da 250 euro a bottiglia. E siamo sul Meno!»
«Siamo sul più, semmai, altro che meno!»
«Cazzaròla, Marino! Siamo sul Meno, nel
senso che le camere dell’hotel sono affacciate sul fiume Meno che attraversa
Francoforte.»
«Ah-a, quel Meno! Ma tanto a me la
matematica non è mai piaciuta e nemmeno la geografia, se è per questo.»
La dottoressa Anna s’inserì nel colloquio.
«Scusate tanto, vi spiego
dell’accomodation. Ho fatto riservare due suite comunicanti molto confortevoli
che senz’altro saranno di vostro gradimento. Le ho scelte io personalmente. Per
i pasti in hotel ho scelto la mezza pensione. Durante il giorno saremo
impegnati allo stand della Casa Editrice alla Fiera e ci mangeremo nel
ristorante interno. Lello mi ha detto che c’è un ristorante italiano gestito da
dei paesani napoletani. Pensate, il proprietario Giggino è il fratello di un
cugino di un cognato di un suo compare, paesano di Lello, che gli ha fatto da
testimone al battessimo della figlia.»
«Ah! Allora, per mangiare siamo a posto.
Dico bene, Prospero? Pasto napoletano di giorno e cena francese di sera.»
«Dici bene, Marino. Non avrei potuto
sopportare birra e crauti tutti i giorni, giorno e sera.»
«Comunque, a parte le tue sviolinate su
quel cuoco dell’hotel, se la sera si va avanti a potage e camembert,
bisogna che mi prenda qualche rinforzino a pranzo sennò senza i carboidrati non
rendo al massimo il giorno dopo, allo stand.»
«Fatti fare delle donzelle da portare via
per la sera. Anche fredde sono buone.»
«Buona idea, alle brutte le zuppo nella potage calda!»
«Non si preoccupi, dottor Tombolo. Vedrà che
Giggino la saprà servire. Si deve preoccupare quando domani sarà sul palco on
lo Chef Buontempo a parlare della sua ultima investigazione del libro giallo che
presenteremo.»
«Già, proprio di quello. A dire il vero, la
cosa mi preoccupa un po'. E a te, Prospero?»
«Ha da passà 'a nuttata.»
La dottoressa Anna sentendo parlare
Prospero in napoletano, si stupì piacevolmente.
«Chef Buontempo, ma si è messo a parlare in
dialetto, in dialetto proprio?»
«Dottoressa Anna, sono tre giorni che sento
parlare in napoletano e si vede che mi sono napoletanizzato!»
«E lei, dottor Tombolo? Che dice, che dice?»
«A dicere so' tutt' capace 'o difficile è
'a ffà.»
«Dottor Tombolo, lei è una grande persona.
Più la conosco e più mi stupisce di giorno in giorno. Non pensavo che conoscesse
le frasi del grande Eduardo de Filippo.»
«E ancora deve sentire il meglio. Domani,
sul palco.»
(fine
della seconda parte)
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