sabato 18 gennaio 2020

Investigazioni e altri enigmi per Tombolo


Col nuovo anno inizia una serie di post di lettura tematici che spero vi siano graditi e che oggi riguardano l’ultimo caso dell’investigatore Tombolo dal titolo è "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI", giallo che nel 2019 è stato pubblicato dalla casa editrice LFA PUBLISHER di Caivano in provincia di Napoli.
Nel post di lettura di oggi Tombolo è alle prese con un caso da risolvere anche si tratta di un caso enigmistico. Chi gli chiede aiuto è la sua fidanzata ombra Rossella Sirena che è alle prese col suo passatempo preferito, l’Incrocio della Settimana Enigmistica.  Rossella si è appena svegliata e prima ancora di alzarsi dal letto vuole risolvere due definizioni complicatissime e chiede disperatamente aiuto a Vladimiro, il suo assistente vocale russo del suo smartphone ultimo grido. Vladimiro, al solito, non risulterà molto ferrato in materia e toccherà a Tombolo a dare le soluzioni alle due definizioni impossibili, risolvendo brillantemente anche questo caso enigmistico.
Buona lettura e ricordatevi di leggere bene anche quello che c’è scritto in fondo, non lo dico solo per me ma anche per l’editore.   

    «L’Incrocio ti stressa.»
    «Tu non puoi capire perché la Settimana Enigmistica non la fai. È la ginnastica della mente.»
    «Io le cose me le ricordo anche senza quelle parole incrociate. E quella ginnastica lì non mi occorre. Sono un uomo di cultura, io. Ti ricordo che nella mia palestra ho la Treccani: la Piccola Treccani ma pur sempre una Treccani.»
    «Ascolta, culturista dei Quattrogatti. Anch’io me le ricordo le parole, che c’entra. Solo che mi piace mettermi alla prova. Cimentarmi nella soluzione di enigmi, rebus, sudoku. Ho anch’io una buona cultura generale, che credi?»
    «Allora, perché chiami sempre al telefono quel signore di Milano delle soluzioni della Settimana Enigmistica?»
    «Non sempre, solo qualche rarissima volta. Telefono a Silvio solo quando ci sono delle definizioni capziosissime che Vladimiro non riesce a trovare.»
    «Lo conosci per nome e dici che gli telefoni poco.»
    «Non sto a contare le telefonate che gli faccio.»
    «Alzati, che sono le otto. Il caffè è già salito. Ho finito il Nescafè ma il profumo della moka ha tolto di mezzo il puzzo di fritto.»
    Persa nei suoi pensieri, Rossella si attardava nel letto. Osservava il soffitto alla ricerca di ipotetiche ragnatele, negli angoli. Invece, Marino, una volta sveglio, non voleva perdere tempo. Non lo sprecava nemmeno per farsi la barba perché preferiva radersi la sera prima. Rossella non arrivava.
    Tombolo si affacciò di nuovo alla camera.
    Rossella era sempre alle prese con Vladimiro.
    «’Il regno pagano delle ombre’
    Cercavi, forse, le ombre pagano il pegno? Le ombre pagaiano nel regno? Può interessare?”
    «No, Vladimiro. Te lo ripeto. ‘Il regno pagano delle ombre’
    “Ho trovato il segno vegano delle bombe. Tutte le notizie sul segno vegano delle bombe. Può interessare la ricetta della bomba vegana di melanzane aromatiche di Veruska?
    «Non hai detto che il biondo è un campione con le parole incrociate?» s’intromise nel colloquio Tombolo.
    «Non mi fare perdere tempo! C’ho l’altra definizione.»
    «Scusa tanto.»
    «’Ripieghi anti-sfilacciature’
    Cercavi, forse, come ripiegare dei filacci nelle cinture? Vuoi piegare dei guanti nelle cuciture? Può interessare?”
    «No, te lo scandisco meglio. ‘Ripieghi anti-sfilacciature’
    Ho trovato rimedi per le smagliature, cosmetici Pupetta Mascolo a Napoli. La cremina Sodason rassoda e rimpolpa coscia, interno coscia e glutei, per la gioia del vostro uomo che troverà rassodato il vostro lato B. Può interessare rassodare il lato B con la cremina? Ho trovato anche il lato B di Ursula, già sodo così senza cremina. Può interessare il lato B di Ursula?
    «Sei proprio un cretino! Di nuovo con questo lato B! Vladimiro, sei impazzito!»
    Vladimiro, l’assistente biondo che fa impazzire il mondo.”
    «Spicciati Rossella, che mi fai fare tardi!» insisteva Tombolo che si era riaffacciato. «Smettila di perder tempo col biondo per due paroline semplici semplici.»
    «E quali sarebbero queste due paroline semplici semplici?»
    «Averno e Orli
    Ci fu una pausa per valutare l’incrociamento delle due parole.
    «Precise! Ci stanno!»
    «Non avevo alcun dubbio in proposito.»
    «Salvatore degli enigmisti!»
    «Esagera.»
    «Paladino dei sudokisti!»
    «Enfatizza.»
    «Eroe degli incrocisti
    «Incrocisti? Esiste il termine incrocisti per le parole incrociate?»
    «Se non esiste, lo invento io e lo mando a registrare all’Accademia della Crusca!»
    «Al mio attivo, definizioni risolte al 100 per 100 cento.»
    «Quando ti  telefono di notte, però, non me le vuoi dire.»
    «Le chiamate notturne non contano, di notte sono stanco.»
    «Ora sei stanco?»
    «No, ora no. Niente più parole, Rossella.»
    «Fatti e non parole, Marino! Straziami ma di baci saziami.»
    Lui, in pigiama azzurro di cotone a righe rigorosamente strette, perché quelle a righe larghe diceva Rossella che lo ingrassavano, non se lo fece ripetere due volte. Si diresse verso il letto per baciarla. Però, calcolò male l’atterraggio. Una pantofola s’impuntò nello scendiletto e finì faccia bocconi sul grande petto di Rosella.
    Lei, che lo attendeva a occhi chiusi e braccia aperte nel suo pigiamone fucsia felpatone con gli orsacchiotti, ricevette la botta ma incassò.
    «Marino, hai l’impeto di un ventenne!»
    «Rossella, mi tiri più di un carro di buoi!»
    «Eccì! Eccì! Eccì!»
    «Tutte le volte che mi avvicino per fare l’amore è la stessa storia. Se lo dico a qualcuno non mi crede nessuno.»
    «Non incominciare. Te l’ho già spiegato. Quando sei eccitato, sudi ed evidentemente nel feromone che si sprigiona dalla tua pelle c’è qualcosa che mi fa starnutire. Non lo faccio apposta.»
    «Sempre con questa storia del feromone. Boh, sarà come dici.»
    «Eccì! Eccì! Eccì!»
    «Di nuovo.»
    «Ancora un altro e poi è passato tutto.»
    «Ma tu guarda un po’.»
    «Eeeccììì! Ecco fatto.»
    «Facciamo colazione che è meglio. Mi rifarò la prossima volta. Non ho tempo da perdere, voglio arrivare presto in agenzia.»
    «Ti supplico.»
    «No.»
    «Eeeccììì!»
    «Il tuo corpo manda un messaggio inequivocabile.» 



Questo e non solo questo è "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI" il giallo dei casi della costa dell'investigatore Tombolo che è stato pubblicato da Lello Lucignano della LFA Publisher di Caivano (Napoli).
Questo ma non solo questo sono i gialli dell’investigatore Tombolo perché come ha detto una mia lettrice: “Oltre il giallo c’è molto di più.” Cosa aspettate a leggere il giallo dell’investigatore Tombolo?

Il giallo è in vendita a Napoli alla libreria "Io ci sto", zona Vomero in via Cimarosa, e alla "Feltrinelli Express", in piazza Garibaldi presso la Stazione Centrale.  
      
Il giallo è in vendita online anche su IBS e LIBROco  

P.S. Leggete quello che vi pare.
Ma ricordate sempre che:
"Leggere il giallo di Tombolo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per l'editore)". 





mercoledì 8 gennaio 2020

Il quarto uomo

In un appuntamento fuori programma, vi propongo un (mini)racconto che ho scritto in occasione di una iniziativa "Racconta il tuo museo" indetta da una importante Casa Editrice italiana. La Casa Editrice in questione, nell'occasione della pubblicazione di una sua opera relativa ai racconti di grandi scrittori su vari musei del mondo, aveva indetto nel novembre 2019 una sorta di concorso fra i lettori. I lettori dovevano raccontare una visita al loro museo preferito, a quello che li aveva più attratto o affascinato, che aveva colpito la loro immaginazione al punto da lasciarsi andare ad una narrazione accattivante, una descrizione fantasiosa e incantata che inviti altri lettori a mettersi in viaggio, a visitare sale e gallerie, ad aprirsi ancora una volta alla scoperta del mondo, come si leggeva sul loro sito internet. Il mio racconto è stato incentrato sulla figura di Leonardo da Vinci, in un racconto simpatico e divertente, seppure surreale, che è stato ambientato al Museo delle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Però il mio racconto ha avuto poca fortuna e oggi a concorso chiuso, ve lo faccio leggere anche a voi. 
Questo è quanto. 

Buona lettura.  




Museo:               

Gallerie dell'Accademia, Venezia


Titolo:  
Il quarto uomo

Racconto:
    Un certo giorno nel palazzo delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, nell’ufficio del direttore del museo rimbombavano le voci di una discussione fra due uomini per colpa di un terzo uomo. Il primo, distinto, occhiali, capelli brizzolati all’indietro un po’ spettinati, stava seduto dietro la scrivania, senz’altro il direttore. Il secondo, austero, importante barba bianca, veste scura di broccato con un tabarro da viaggio in tinta, un cappello morbido ben calzato, era in piedi davanti alla scrivania, senza dubbio Leonardo da Vinci.
    -Direttore Limoncello, mi ero raccomandato.
    -Maestro Leonardo, sono sempre Marsala, glielo ripeto, direttore Marsala.
    -Limoncello, Marsala, è sempre liquore. E non cambiate argomento. Dovevate badare al mio uomo, mi avevate dato la vostra parola.
    -Certo che le avevo dato la mia parola. Però le dissi anche, che se si fosse presentata l’occasione l’avrei affidato in mani sicure.
    -L’avete fatto uscire senza il mio benestare.
    -L’occasione era irripetibile, il Louvre, andare a Parigi.
    -E allora? Il mio uomo non era mai stato a Parigi e poteva continuare benissimo a non andarci.
    -Ma è andato con la bravissima Vanessa, quella che cura il Gabinetto.
    -Andiamo bene, se vi fidate di una serva che vi pulisce bene il bagno…
    -Maestro, c’è un grande frainteso. Vanessa è la curatrice del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe del museo.
    -Ah! Ad ogni buon conto, avete fatto una cosa maldestra. Quantomeno mi potevate avvertire.
    -Ma se le mandai una raccomandata.
    -Ben sapete che non gradisco favoritismi e raccomandazioni. E se alludete a quella damigella che si presentò vestita come una rificolona con una lettera di raccomandazioni in mano...
    -Doveva essere una postina con la mia raccomandata.
    -Una postona, vorrete dire, era più larga che lunga e doveva avere anche dei problemi a deambulare perché stava sopra a un ciclo con due ruote mosso da un motore. Bando alle ciance, il mio uomo deve tornare a casa. È fragile, delicato e deve stare sempre al chiuso.
    Il direttore si alzò e aggirò la scrivania. Si avvicinò all’artista come per confidargli qualcosa in gran segreto.
    Leonardo si mise in guardia e indietreggiò.
    -Che fate, direttore Maraschino, cospirate?
    -Sono sempre Marsala, Maestro, non Maraschino. E non cospiro, piuttosto confido. Il suo uomo, a dire il vero, è sempre qui. Al Louvre non c’è l’ho mandato.
    -Il mio uomo vitruviano non si è mosso da qui?
    -Sì, Maestro. Quei francesi non l’avranno, né ora, né domani, né mai.
    -Alla buon’ora! E al Louvre cosa avete mandato?
    -Si ricorda quando un impiegato del museo le portò a far vedere quella pergamena?
    -Certo che me lo ricordo. Fu quando foste così cortese da farmi rivedere il disegno del mio uomo.
    -La copia.
    -La copia?! 
    -Sì. Gliela mandai a far vedere e non si accorse di nulla. Ma era la copia. Se non se ne è accorto lei, figuriamoci quei francesi. Ho fatto male?
    -Ben fatto, altroché, ben fatto. E ben fatta anche quella copia, di molto ben fatta.
    -Confidenza per confidenza, Maestro Leonardo, lei sa bene che sul disegno del suo uomo vitruviano rimane il mistero del perché sia stato realizzato e del nome. Si è parlato di quel Vitruvio Pollione architetto romano…  
    -Ciance, all’epoca non sapevo leggere il latino di messer Vitruvio. Si era trattato semmai, ed è una grande confidenza che vi faccio, di disegnare un bozzetto virile per una moneta che non fu mai coniata. E per il bozzetto non ricevetti soldo alcuno dal tale che l’aveva commissionato. Poi, sono passati gli anni e mi hanno copiato il disegno, me l’hanno inciso su una moneta europea e, per giunta, neanche da questi europei ho ricevuto un soldo che sia uno. Del nome vitruviano è presto detto. Il bozzetto lo chiamai così perché disegnai pari pari il macellaio che stava sotto casa che si nomava Vitruvio. Avete visto l’espressione del viso? Era sempre imbufalito perché gli compravano solo il lesso. Poi la mi’ mamma c’ha ricamato sopra…  
    -Una grande mamma, la signora Caterina.
    -Era lei che mi mandava a giro con le vesti variopinte per farmi notare e vendere le mie opere.
    -Ma tutto quello che si è detto su di lei, delle sue, diciamo, manie?
    -Tutte panzane inventate ad arte dalla mi’ mamma per farmi prendere a corte e vendere i miei disegni che con quel bianco e nero, diciamocela tutta, non erano proprio un granché. Lo diceva sempre la mi’ mamma: “Leonardino, non puoi stare tutto il giorno al tavolino a fare i disegnini in bianco e nero. Ci devi dare un po’ di colore, disegnare delle belle damigelle che garbano all’omini, ecco!”.
    -E lei dipinse La Gioconda.
    -Che poi la storia che ha messo in giro il Vasari che fosse la madonna Lisa Gherardini del Giocondo non è per nulla vera.
    -Non mi dica!
    -Ve lo dico! Non voleva che si sapesse che il su’ babbo mercante andava a donne. Imperciocché la damigella quivi ritratta era la cortigiana Fiammetta, un poco truccata, ben nota al babbo del Vasari, a cui ella dedicava le sue grazie a pago prima, e dopo passava dalla mia bottega per puro sollazzo di esser ritratta.
    -Quindi dopo 500 anni, più che la Lisa del Giocondo sarebbe la Fiammetta del Vasari.
    -Diciamolo ma non poniamolo per scritto… – ed ebbe un sussulto di soprassalto.
    -Che c’è Maestro?
    -Mi sovvenivano le scritte della pergamena con la copia del mio uomo. Quelle scritte non erano da destra a sinistra come le scrivo io, ma al contrario, da sinistra a destra. L’avete fatto copiare alla rovescia!
    Il direttore sbarrò gli occhi e sudò freddo. Poi fece una saggia considerazione e si tranquillizzò.
    -Maestro, non tutto è perduto. Sono francesi, l’italiano non lo capiscono!
    -Ah-a! E se poi se ne accorgono dei forestieri italiani?
    -Dico a quelli del Louvre di rigirare l’espositore.
    -Ve la caverete per il rotto della cuffia.
    -L’importante è che non si rompa l’espositore. Se si spacca, s’intravede leggerissimamente nella filigrana della pergamena il timbro Made in China. La copia l’ha fatta un abilissimo copista cinese e l’abbiamo pagato così poco che ci siamo scordati di camuffare il timbro.
    -A proposito di cinesi, ma il dipinto La Vecchia che sostenete di avere attribuito al dipintore Giorgione e che esponete in pompa magna nella sala al primo piano, lo sapete che è una copia?
    -Dice davvero?!
    -Come è vero questo colloquio.