Nel giallo "Segreto fra le righe" un uomo è stato trovato morto sugli scogli di Punta San Bartolomeo. Tutto sembra ovvio per il dottor Lanzara, incapace medico del porto: è una morte bianca sul lavoro. Cantagallo non è dello stesso avviso e certi fatti fanno destare molti dubbi sulla fatalità dell’accaduto. Il
commissario riuscirà anche stavolta a scoprire l’assassino? Non temete,
un’astuzia geniale di Cantagallo farà cadere nella trappola il misterioso
omicida. Ma le sorprese non sono finite e alla fine ci sarà un vero e proprio
colpo di scena che sorprenderà anche lo stesso commissario. Gli indizi devono essere
letti tutti per il verso giusto, tranne uno: quello che cela il segreto che
nasconde il nome del colpevole. Ma quale? Non siate impazienti. Lo scoprirete
solo alla fine, come sempre. Per il momento leggete bene la storia perché c’è
un segreto che deve essere scoperto tra le righe.
Quello che segue è stato estratto dal giallo "Segreto fra le righe" pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International e lo trovate anche su IBS al link qui sotto
http://www.ibs.it/ebook/Marazzoli-Fabio/Segreto-fra-le/9788899121310.html
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Quello che segue è stato estratto dal giallo "Segreto fra le righe" pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International e lo trovate anche su IBS al link qui sotto
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Venerdì…
Alle nove e poco più di quella mattina
d’inizio luglio tutto predisponeva lo spirito del commissario Cantagallo al
buon umore.
Era
in ferie, la spiaggia era deserta e la sabbia immacolata si stendeva a perdita
d’occhio.
Un
bagnino appollaiato in cima alla torretta di osservazione che parlava al
telefonino e un gabbiano in cerca di cibo fra gli ombrelloni erano gli unici
elementi che movimentavano il panorama.
Completava
l’incanto un sole tiepido che avrebbe infastidito solo fra poche ore, una
brezza leggera dalla Punta San Bartolomeo e la grande tavola blu pallido del
mare che si confondeva all’orizzonte con il celeste tenue del cielo di primo
mattino.
Solo
una leggera bava di nuvola rigava l’azzurro del cielo in lontananza.
Cantagallo
si godeva quel panorama marino che in genere era occupato da gruppi di turisti
biondi in sovrappeso che sguazzavano in acqua fin dalle prime luci dell’alba,
come dei trichechi in amore con il parrucchino, incuranti del freddo e della
colazione da poco consumata, a base di salsicce di maiale fritte, uova
strapazzate e minestra d’avena con latte, panna e marmellata, come la
tradizione nordica comandava o giù di lì.
Poi
mentre si avvicinava al suo ombrellone si fermò.
Girò
il viso in direzione del vento e chiuse gli occhi. Voleva inebriarsi di tutta
la freschezza di quella brezza mattutina, poca a dire al vero da qualche
giorno.
-Come
mai- pensò Cantagallo -questo vento lo chiamano “mezzogiorno”? Si sente solo la
mattina presto e poi dopo le dieci gira a maestrale. - Fece le spallucce. -Ma
chi se ne frega di come lo chiamano. Niente potrà guastare questa giornata.
Assolutamente niente!-
Ma
in quell’istante la brezza calò improvvisamente e inspiegabilmente.
-Strano- pensò di nuovo. -In genere quando cala
il vento da sud può arrivare una burrasca oppure è il segnale di un cambiamento
del tempo.-
La
spiegazione c’era e non era per un temporale in avvicinamento. Era solo una
curiosa coincidenza. Eventi meteorologici e turbolenze poliziesche si erano
dati appuntamento in quel lembo della costa e in un batter d’occhio una
burrasca “carabiniera” si sarebbe abbattuta sulla spiaggia e sul commissario.
Cantagallo
riaprì gli occhi e notò che vicino agli scogli della Punta San Bartolomeo
c’erano parecchie persone: un po’ strano per quell’ora della mattina. Non gli
dette molta importanza e proseguì verso il suo destino di commissario di
Polizia in ferie con la famiglia. Iolanda, la moglie, e Luigi, il figlio,
l’avevano preceduto ed erano già ai loro posti sulla spiaggia del bagno Rivabella
di Castiglioni Marina. Erano arrivati prima del solito.
Cantagallo
e la moglie volevano godersi il mare come i padroni della spiaggia e decisero
di fare una passeggiata lungo il bagnasciuga, in direzione della Punta San
Bartolomeo.
A
Luigi la levataccia non era andata giù.
«Luigi»
disse Iolanda. «Noi andiamo a fare una passeggiata. Vieni anche tu? Dài che ti
fa bene!»
«No,
grazie. Fra poco arrivano i miei amici per giocare ai soldatini. Preferisco
stare qui e poi mi fanno male i piedi.»
«Ma
è possibile che tutte le volte che ti diciamo di fare due passi con noi, dici
sempre che ti fanno male i piedi? Sbaglio? Invece se si tratta di andare a
Rosereto a comprare un gioco per il Game Boy ci andresti anche a piedi.» Poi
rivolgendosi al marito. «Dico bene, Angelo?»
«Dici
bene, Iolanda.»
Luigi
era accerchiato e non aveva via di scampo.
«Non
è colpa mia» rispose irritato «se mi fanno male i piedi! Io sono un bambino e
non ho sotto i piedi quei calli duri che avete voi due…» e indicava col dito
indice la pianta del suo piede destro.
«Fai
come ti pare, Luigi» disse di nuovo Iolanda. «Noi andiamo. Ho detto a Ilaria di
darti un’occhiata. Fai il bravo e non ti allontanare. Noi fra poco siamo di
nuovo qui. A dopo.»
«A
dopo, Luigi» disse Angelo.
I
coniugi Cantagallo s’incamminarono verso il bagnasciuga per fare la loro
consueta passeggiata.
«Ciao»
rispose Luigi in modo strascicato, mentre infilava di soppiatto una mano nel
suo zainetto per cercare un oggetto ben preciso.
Iolanda
si rivoltò all’indietro: sapeva già cosa stava cercando il figlio.
«E
non stare a giocare per tutto il tempo col Game Boy!»
«Va
bene. Ho capito» borbottò Luigi mentre toglieva la mano dallo zainetto. «Anche
oggi sarà una mattina schifosa!»
Iolanda
e Angelo incominciarono a parlare del più e del meno, della scuola di Luigi,
della loro prossima vacanza in primavera e altre cose ancora. Mentre parlavano,
il commissario si accorse, in lontananza, di un gruppo di persone che
camminavano a passo veloce lungo la riva. Alcuni avevano il costume da
spiaggia, altri no: indossavano dei pantaloni scuri, forse neri. Cantagallo non
volle porsi troppe domande: era all’inizio delle sue ferie di luglio e niente
avrebbe potuto turbare la sua vacanza con la famiglia.
Forse.
Intanto il gruppo di persone in lontananza si delineava meglio. Cantagallo ora riusciva
a distinguere, fra le persone vestite con i pantaloni scuri, la figura di un
uomo basso, grasso, che aveva una camicia azzurra e un cappello nero in testa.
Quella figura gli ricordava un personaggio locale a lui purtroppo noto.
Allontanò dalla sua mente quel brutto pensiero.
-Sarà
lui- pensava Cantagallo -ma non vorrà certo me! Sarà alle prese con un
venditore ambulante abusivo o un extra comunitario senza il permesso di
soggiorno! Certo! Non può essere che così! Mi sto preoccupando per nulla.-
Cantagallo si era convinto che il “pericolo” non stava incombendo su di lui, ma la sua
ipotesi vacillava miseramente. Si voleva illudere che quella bassa figura scura
non era alla sua ricerca: lo squillo personalizzato del suo telefonino lo
riportò alla dura realtà.
“
♫ Si me vulisse bene ‘o veramente, nun me
facisse 'ncujetá da 'a gente...
Nun
me tirasse 'e pile dint' 'e recchie, nun me mettisse 'o dito dint'
all'uocchie… ♫”
La
musichetta napoletana era un pessimo segnale per Cantagallo.
“
♫ Nun me mettisse 'a neve dint' 'a sacca, nun
me squagliasse 'ncapa 'a ceralacca… ♫”
Cantagallo aveva personalizzato la suoneria del suo telefonino per ogni persona conosciuta
che lo chiamava, dal tipo di squillo capiva chi lo stava chiamando. La suoneria
napoletana di Ciccio Formaggio lo avvertiva che la telefonata era del
comandante della Stazione dei Carabinieri di Castiglioni Marina.
-Tutto quadrava- ripensava il commissario. -Il vento era calato all’improvviso e
quell’aria strana come di una tempesta in arrivo...-
Il
maresciallo Remo Guerra era la burrasca "carabiniera" di quella
giornata.
Cantagallo pigiò il pulsante verde del telefonino e accettò la telefonata: non poteva fare
altrimenti, non poteva negare la sua presenza sulla spiaggia. Fra poco sarebbe
stato in contatto visivo con il carabiniere.
«Maresciallo Guerra, buongiorno» disse Cantagallo in modo asciutto.
Dall’altra parte del telefonino ci fu una pausa impercettibile, era sempre così con le
telefonate del maresciallo. Poi, piano piano e affannata dalla camminata
veloce, si cominciò a sentire la voce timorosa del carabiniere.
«Buongiorno, commissario. Sono il maresciallo Guerra della locale Stazione dei Carabinieri di
Castiglioni Marina. La disturbo?»
«Dica
pure» rispose Cantagallo. Si fermò, sollevò gli occhi al cielo e fece una
smorfia con la bocca. «Anzi, visto che tra poco mi raggiunge, metto giù e
l’aspetto qui. Va bene?»
«Va
bene, arrivo subito. Sa, andiamo di corsa e dobbiamo fare in fretta…»
«Un
po’ di movimento le farà bene, maresciallo. E poi di cosa si preoccupa? Le ho
detto che sono qui ad aspettarla. Non scappo mica!»
«Il
fatto è, commissario, che bisogna pulire anche gli scogli di San Bartolomeo che
si sono sporcati di bianco.»
«Ma
che dice?! Pulire gli scogli?! Ma cosa è successo di preciso?»
«Le
dico tutto fra poco. Tutto questo parlare e camminare veloce sulla sabbia mi ha
fatto venire il male di pancia. Fra pochi minuti la raggiungo e le spiego tutto.
Arrivederci» e detto questo, interruppe la comunicazione.
La
moglie di Cantagallo aveva capito che le
loro
ferie sarebbero state rovinate da quel guastafeste di carabiniere grasso e
antipatico.
«Angelo,
era il maresciallo Guerra?»
«Purtroppo sì, Iolanda. Mi ha parlato degli scogli che devono essere puliti perché sono
sporchi di bianco, ma non ho capito nulla.»
«Gli
scogli sporchi di bianco? Boh! Ma, allora, non si tratta di un morto?»
«Non
lo so. Speriamo di no! Ma col maresciallo Guerra non c’è da meravigliarsi di
nulla. Speriamo bene.»
«Speriamo»
sospirò Iolanda e poi continuò. «Le cose andranno per le lunghe, Angelo. Io
ritorno indietro da Luigi. Ci vediamo dopo. Se pensi di fare tardi, avvertimi
col telefonino. Ciao. A dopo.»
«A
dopo.»
Nel
giro di cinque minuti il gruppo di persone, con il maresciallo Guerra in testa,
era già arrivato dove era Cantagallo.
Il
maresciallo grondava sudore da tutte le parti. La sua camicia azzurra
d’ordinanza si ornava di ampie gore bagnate che circondavano le ascelle, il
collo e la pancia nel punto in cui il cinturone passava sopra la camicia.
Guerra ansimava per lo sforzo della camminata a ritmo veloce e per il caldo
patito dentro l’uniforme. Si tolse il cappello e se lo infilò sotto il braccio
destro: la fiamma della “Benemerita” avrebbe passato un brutto quarto d’ora fra
gli afrori ascellari del carabiniere. Poi si era bagnato e insabbiato pure le
scarpe e la parte bassa dei pantaloni, per quel camminare veloce vicino al
bagnasciuga.
«Buongiorno di nuovo, commissario. Mi scusi, ma sono stravolto. Se permette mi metto a
sedere un attimo e poi le racconto tutto.»
«Buongiorno a lei, maresciallo. Faccia pure, non mi formalizzo. Si riposi, così dopo mi
spiega tutto per filo e per segno.»
Il
maresciallo Guerra crollò seduto sulla sabbia: era esausto. Riprese il cappello
da sotto l’ascella e incominciò ad agitarselo intorno al viso come se dovesse
riprendere i sensi. Poi smise. Abbandonò le braccia sulla sabbia e chiuse gli
occhi.
Sembrava un balenottero che aveva perso l’orientamento e che si era spiaggiato sulla
riva di Castiglioni Marina. Se non fosse stato riconoscibile per la divisa nera
d’ordinanza a strisce rosse dei carabinieri sarebbe stato scambiato per un
cetaceo in difficoltà dai volontari della Lega Ambiente che l’avrebbero subito
imbracato per riportarlo in mare aperto. Al largo della costa di Castiglioni
avrebbe ritrovato la giusta corrente per continuare il suo viaggio e gustosi
branchi di alici di cui tutti i balenotteri sono ghiotti.
Passati pochi minuti il maresciallo Guerra si rialzò a fatica, si spolverò le maniche e
i calzoni dalla sabbia, e si rimise il cappello in testa per darsi un tono più
ufficiale.
Cantagallo era spazientito e voleva sapere cosa fosse successo.
«Maresciallo, ma è una cosa urgente?»
«Urgente urgente, no. Quando mai, commissario!»
Guerra rispondeva sempre così. Cantagallo lo conosceva benissimo e purtroppo sapeva
che c’erano guai in vista.
«Si
può rimandare?»
«Rimandare
rimandare, nemmeno. C’è scappato il morto! Però…»
«Però?
Però che cosa, maresciallo?!»
«Il
morto è morto e non c’è più niente da fare. Però gli scogli vanno ripuliti…»
Il
commissario non riusciva a capire quello che fosse accaduto.
Con
il maresciallo Guerra succedeva sempre così. Guerra, quando in paese ci
scappava il morto, “per non sapere né leggere né scrivere”, immediatamente
telefonava al commissario per avere una consulenza investigativa. Cantagallo
non gli negava mai un aiuto e accettava di buon grado di dargli una mano, anche
se doveva rinunciare a un po’ del suo tempo libero. Guerra lo coinvolgeva
raramente, solo nei casi in cui “ci scappava il morto”, come diceva il
maresciallo. Le sue consulenze investigative gli facevano fare gli
straordinari, pure al mare, ma non era solo. In queste inchieste
era
affiancato dall’ispettore Marcello Bandini, soprannominato “Bandino” da
Cantagallo, che era suo collega nel commissariato di Collitondi. Anche Bandino
e la sua famiglia passavano le ferie a Castiglioni, dove possedevano un
appartamento nello stesso complesso residenziale dei Cantagallo.
«Si
spieghi meglio, maresciallo. Mi dica cosa è successo e perché gli scogli devono
essere puliti.»
«Il
fatto è questo, commissario. Stamattina ci hanno chiamato e la voce di un uomo,
senza nessun accento dialettale, ci ha avvertito che era accaduto un incidente
mortale. Un uomo aveva perso l’equilibrio, aveva rotto una staccionata di legno
ed era caduto fra gli scogli della Punta San Bartolomeo. Poi ha buttato subito
giù senza dire altro. La telefonata non era da un cellulare, ma era stata fatta
da una cabina telefonica del paese. Abbiamo avvertito subito il 118 e ci siamo
recati sul posto. Abbiamo visto il corpo di un uomo a pancia in su fra gli
scogli e poco più in alto la staccionata rotta. L’uomo deve
aver
perso l’equilibrio ed è caduto sugli scogli: deve essere morto sul colpo.
Indossava abiti da lavoro, un paio di pantaloncini corti e una maglietta a
mezze maniche. La testa dell’uomo era buttata all’indietro ed era piena di
sangue. Abbiamo controllato i documenti che aveva addosso e abbiamo visto che
si trattava di Corsi Daniele di Castiglioni Marina. Il Corsi faceva il
muratore, era sposato con Palmieri Mirella e aveva due figli, Sara e Andrea. Un
brav'uomo a sentire certe persone del paese che erano lì sul posto e che
conoscevano il muratore. Io ho chiamato subito il dottor Lanzara, in attesa del
medico legale che tanto non arriverà subito. Il corpo dell’uomo non è stato
ancora spostato.»
(...)
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