Per chi ancora non conoscesse il commissario Cantagallo, faccio un rapido riepilogo sul personaggio e sulle sue caratteristiche più interessanti.
Il
commissario Angelo Cantagallo della Polizia di Stato, è il protagonista dei
romanzi – le “indagini” cittadine di Collitondi – e delle inchieste – le “indagini” marine di Castiglioni Marina–
pubblicati e in corso di pubblicazione dall’autore Fabio Marazzoli.
Angelo
Cantagallo è il commissario toscano che indaga sui fatti criminali che accadono
a Collitondi, un piccolo paese immaginario, ma non troppo, della Toscana
centrale. Il nome Cantagallo è stato scelto per rendere omaggio alla terra
della mia regione di nascita: la Toscana. Infatti è il primo commissario toscano che indaga in un paese toscano.
Il commissario Cantagallo è un uomo di mezza età simpatico e intelligente, sposato, con una moglie, Iolanda Macaluso, e un figlio, Luigi. Cantagallo è sempre pronto alla battuta, ama i proverbi paesani e la buona cucina, odia il latino e tutte quelle frasi complicate che sono difficilmente comprensibili alle persone comuni e anche a lui.
Il personaggio di Angelo Cantagallo è immaginario come pure i colleghi che compongono la sua squadra del commissariato di Collitondi, piccolo paese toscano in provincia di Castronuovo, incastonato fra le verdi colline della Val Marna.
Le vicende sono caratterizzate dai ragionamenti investigativi con i colleghi della squadra del commissariato di P.S. di Collitondi, in provincia di Castronuovo. I colloqui fra il commissario e i suoi colleghi si svolgono nella “stanza da lavoro” oppure durante le passeggiate “digestive” del dopo pranzo lungo il corso del fiume Marna. Il commissario Cantagallo è anche il protagonista di certi battibecchi investigativi, a colpi di proverbi toscani e frasi latine, con il Questore Fumi Zondadari della Questura di Castronuovo. Il commissario vuole scoprire il colpevole di un delitto a tutti i costi, mentre il Questore fa di tutto per scansare ogni indagine insidiosa. Alla fine della discussione la spunta sempre il commissario Cantagallo che riesce a sbrogliare l’indagine nel giro di pochi giorni e a scoprire il colpevole. Il tutto è contornato dall’ambientazione del piccolo paese toscano di Collitondi incastonato fra le verdi colline del Chianti.
Il commissario Cantagallo è un uomo di mezza età simpatico e intelligente, sposato, con una moglie, Iolanda Macaluso, e un figlio, Luigi. Cantagallo è sempre pronto alla battuta, ama i proverbi paesani e la buona cucina, odia il latino e tutte quelle frasi complicate che sono difficilmente comprensibili alle persone comuni e anche a lui.
Il personaggio di Angelo Cantagallo è immaginario come pure i colleghi che compongono la sua squadra del commissariato di Collitondi, piccolo paese toscano in provincia di Castronuovo, incastonato fra le verdi colline della Val Marna.
Le vicende sono caratterizzate dai ragionamenti investigativi con i colleghi della squadra del commissariato di P.S. di Collitondi, in provincia di Castronuovo. I colloqui fra il commissario e i suoi colleghi si svolgono nella “stanza da lavoro” oppure durante le passeggiate “digestive” del dopo pranzo lungo il corso del fiume Marna. Il commissario Cantagallo è anche il protagonista di certi battibecchi investigativi, a colpi di proverbi toscani e frasi latine, con il Questore Fumi Zondadari della Questura di Castronuovo. Il commissario vuole scoprire il colpevole di un delitto a tutti i costi, mentre il Questore fa di tutto per scansare ogni indagine insidiosa. Alla fine della discussione la spunta sempre il commissario Cantagallo che riesce a sbrogliare l’indagine nel giro di pochi giorni e a scoprire il colpevole. Il tutto è contornato dall’ambientazione del piccolo paese toscano di Collitondi incastonato fra le verdi colline del Chianti.
Il commissario Cantagallo
non sopporta gli interrogatori dove devono essere sentite molte persone e in
questi casi delega le audizioni alla sua vice Nicoletta; solo successivamente,
quando la sua vice ha già fatto la prima scrematura, si decide ad interrogare i
singoli testimoni per ascoltare quanto hanno da dire. Cantagallo non sopporta
nemmeno il “Palio dei somari” perché è la delizia del Questore Zondadari e
questo è un altro elemento che contribuisce a deteriorare i rapporti fra il
commissario e il Questore. Cantagallo non sopporta il Questore che cita sempre
delle frasi latine e che è sempre impegnato con il “Palio dei somari” della
città di Castronuovo. Il commissario Cantagallo ama i proverbi, con particolare
interesse per quelli toscani, perché sono il frutto semplice della saggezza
antica dei nostri nonni e fanno parte del patrimonio di una cultura popolare
che non deve essere dimenticata. Non è assolutamente vero che parla in
dialetto. Solo un piccolo accenno di dialetto, ma è nella natura umana di ogni
toscano. E’ fermamente convinto che in ogni frase latina sia nascosto il vero
significato delle cose, mentre in ogni proverbio si nasconde una piccola verità.
Per il commissario, i proverbi sono stati ed sono ancora oggi la saggezza dei
popoli. I proverbi fanno parte di un grande patrimonio, formato dal dialetto,
dalla mentalità, dalle tradizioni popolari e tante altre cose ancora. In breve,
da quella che può essere definita come la cultura popolare. Tale cultura è
generalmente tramandata dagli uomini ai propri discendenti e per molti secoli i
proverbi sono stati, probabilmente, l’unica scuola per decine di generazioni di
nostri antenati. Attraverso di essi si tramandano le usanze, le abitudini, la
visione del mondo, si comunicavano le regole della morale e del comportamento
nella vita di tutti i giorni. I proverbi, spesso, sono utilizzati, in senso
umoristico, per indicare certi caratteri umani e molte volte con il loro
utilizzo si sanciscono delle vere e proprie consuetudini di vita sociale che
finiscono per diventare costume. I proverbi contengono i consigli più disparati
su qualsiasi argomento e per qualsiasi circostanza della vita. I proverbi e
certe espressioni verbali permettono di comprendere molti aspetti del carattere
e della storia non scritta dei nostri vecchi. Attraverso i proverbi e i modi di
dire, si riesce a scoprire il volto più autentico dei nostri antenati. Si può
capire meglio, le ragioni di molti nostri modi di essere e della nostra
identità di popolo, con comportamenti particolari che ben identificano e che
differenziano gli abitanti diversi dei paesi vicini. Per tutte queste ragioni,
per il commissario Cantagallo i proverbi sono un patrimonio culturale di tutti
e devono essere salvaguardati. La citazione latina, per Cantagallo, appartiene
al passato, non appartiene al modo di parlare della gente comune. Manifesta una
sorta di distacco con le persone semplici e umili, segna la distanza fra “il
dire” e “il fare”. Rappresenta, per certi personaggi incompetenti, l’ultimo
baluardo per giustificare un nulla di fatto, per offuscare un fatto evidente,
per rendere fumosa una spiegazione che non esiste. Cantagallo, nei sui colloqui
con il Questore Zondadari, subito, non capisce mai bene la frase latina che il
Questore gli ha detto. Poi, quando è a casa, con l’aiuto di sua moglie e
sforzandosi di ricordare la frase, cerca di tradurla per capirne il vero
significato. Non può essere diversamente: un commissario che è in grado di
tradurre i “messaggi” degli oggetti di un’indagine, può non essere in grado di
tradurre le frasi di un Questore? Sull’argomento dell’interpretazione dei
“messaggi” degli oggetti ne parliamo più avanti. A volte accomoda alcuni proverbi
a suo piacimento per adattarli a certe situazioni, soprattutto quando incontra
il Questore Zondadari.
La serie dei gialli è stata pubblicata da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International in collaborazione con Lello Lucignano della LFA Publisher.
Tutti i gialli sono già disponibili in CARTACEO su IBS:
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