Come di consueto, doppio appuntamento settimanale per offirvi in lettura un altro estratto, mi auguro simpatico, di un altro giallo ambientato a Collitondi, "La mossa del barbiere", anche questo pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia.
In questa indagine al delitto di una donna per motivi passionali si somma il rapimento di una ragazza in circostanze poco chiare ma che sembrano essere direttamente collegate col delitto avvenuto. Il commissario Cantagallo non vuol perdere un attimo di tempo perché occorre liberare la ragazza rapita presumibilmente da un maniaco sessuale omicida che non aspetterà molto tampo per disfarsi della ragazza che detiene nascosta da qualche parte. Al commissariato di Collitondi si rimane in attesa di una telefonata da parte del rapitore che però non si vuol fare sentire e questo accresce la preoccupazione dei genitori della ragazza e del poliziotto.
I dubbi sono molti per il commissario Cantagallo mentre invece chi dubbi non ne ha neanche uno è il Questore Zondadari. Anche stavolta ha un'ipotesi investigativa per bloccare le indagini del commissariato e insabbiare le indagini che devono ricostruire un complesso intreccio di fatti, persone e vicende dai contorni sfumati e torbidi.
Cantagallo dopo i consueti "preliminari" con il vicario Bonadonna, è già sull'uscio dell'ufficio del Questore pronto a sorbirsi con santa pazienza il consueto sproloquio con frasi latine che farebbe volentieri a meno di stare ad ascoltare tutte le volte che è convocato dal suo capo.
Alla fine del sermone di Zondadari, però Cantagallo tirerà fuori il suo asso nella manica, come direbbe lui, e sarà pronto a controbattere punto per punto tutte le ipotesi investigative fantasticate dal Questore e buttate lì senza alcun minimo criterio e ragionamento plausibile.
Dimenticavo, per chi ancora non lo sapesse, il giallo "La mossa del barbiere" è stato premiato con il 2° PREMIO al Festival Letterario GIALLO GARDA 2016, nella sezione ebook, organizzato fra gli altri dalla "patron" Laura Marsadri della Libreria Bacco Cantina Marsadri a Raffa di Puegnago sul Lago di Garda in provincia di Brescia.
Qui sotto l'estratto del giallo.
Buona lettura.
" «Vivaddio, Cantagallo! Alla buon’ora!» esclamò, da dietro la sua scrivania, sentendolo arrivare. «È da ieri sera che la sto cercando per mare e per terra».
«Questore, ieri sera mancava il segnale…».
«Altro che mancanza di segnale! Qui è lei che mi deve mandare dei segnali di efficienza!» tuonò l’altro, con il suo sgradevole tono di superiorità. «Le mancava un telefonino nuovo, altroché! Ad ogni buon conto, Cantagallo, veniamo a noi. I gravi fatti accaduti ieri sera mi lasciano basito. Una governante barbaramente uccisa, una giovane innocente rapita e preda dei trafficanti di donne. Due efferati crimini in una sola notte! Siamo già sulla bocca di tutti! Per non parlare della campagna denigratoria che metterà in atto la stampa avversaria nei confronti della mia persona e della Questura. Sarò lo zimbello di tutta Castronuovo! Bisogna dare una risposta immediata agli organi d’informazione! Del resto, la soluzione del caso è lampante ed è sotto gli occhi di tutti! La mia attenta ricostruzione dei fatti indica chiaramente che si tratta di un crimine commesso dalla spregevole banda della “Tratta delle bianche” che imperversa da tempo in tutta la provincia…».
«Questore, ma di questa banda che dice lei non si è mai sentito parlare e…» tentò di replicare Cantagallo, innervosito da certe frasi che non avevano né capo né coda.
«Non m’interrompa, Cantagallo! Quando lei parla, “Io” l’ascolto! Mi lasci concludere! Quando c’incontriamo, fra me e lei, è sempre così. M’interrompe e mette bocca con quei suoi modi contadini di interloquire! Non siamo mica delle comari sull’aia di una fattoria a battere il granturco! E poi questa inezia che lei dice: "Non si è mai sentito parlare, eccetera, eccetera", ma che importanza vuole che abbia! L’opinione pubblica non può essere messa al corrente di tutto quello che succede in Questura!».
«Continui pure, Questore».
Cantagallo era sfinito, esausto, da tutte quelle parole senza senso. E l'altro non aveva ancora finito.
«Allora, dicevo, il basista della banda della “Tratta delle bianche”, quel tale Giolli, ha trucidato la domestica che si opponeva al crimine e ha così aperto la strada ai suoi complici che hanno rapito la ragazza. Il basista è stato lasciato sul posto per depistare la Polizia, mentre i criminali hanno portato a termine il loro piano con il rapimento della giovane innocente. Senza ombra di dubbio i criminali sono già oltre il nostro confine e hanno consegnato la giovane malcapitata al ricco nababbo che se la gode nella sua alcova coatta oltre frontiera. Noi, della Questura Centrale, archivieremo questo caso come “crimine maturato nell’ambiente della Tratta delle bianche, commesso da ignoti professionisti d’oltralpe che sono espatriati, sfuggendo alle maglie dell’Interpol”. Questo è quanto, ma non è tutto».
E bravo Zorro, aveva imparato a memoria gli appunti di Garçia, e in meno di ventiquattro ore aveva risolto il caso. Al suo confronto, l’investigatore Ercule Poirot poteva andare a vendere i brigidini al mercato del paese.
Il commissario se ne stava in silenzio: come una caffettiera sul fornello che prima non fa rumore e poi sbuffa a tutto vapore quando incomincia a uscire il caffè. Ma non era ancora il momento.
Il Questore, imperterrito, continuava la sua arringa trionfale.
«Tale efferato crimine, Cantagallo, se non fosse risolto in breve tempo, danneggerebbe molto la mia immagine anche dinanzi al popolo della mia contrada. Proprio ora che la data del venti di ottobre è ormai alle porte. Le ricordo che quella domenica, appena un mese dopo l’ultimo Palio dei somari, la città si addobba a festa per il ringraziamento alla Beata Vergine e grandi eventi sono previsti nella mia nobile contrada. Ad ogni buon conto, Cantagallo, dobbiamo porre in atto quanto abbiamo in nostro potere per tranquillizzare l’opinione pubblica. Si ricordi sempre quello che le dico. Siamo di fronte a un crimine irrisolvibile e, come dicevano i latini, che lei, Cantagallo, non ha conosciuto: "Ad impossibilia nemo tenetur". Cantagallo, non stia a lambiccarsi il cervello, gliela traduco io la frase: "Nessuno è tenuto a fare cose impossibili". Non possiamo, però, nemmeno stare fermi e questa è la versione che dobbiamo dare dei fatti accaduti, senza ombra di dubbio!».
Tutto come sempre e non poteva essere altrimenti.
Zorro aveva impacchettato la soluzione dell’indagine con quello che gli aveva detto Garçia.
Il commissario non si scompose e prese dalla valigetta i suoi appunti. "
«Questore, ieri sera mancava il segnale…».
«Altro che mancanza di segnale! Qui è lei che mi deve mandare dei segnali di efficienza!» tuonò l’altro, con il suo sgradevole tono di superiorità. «Le mancava un telefonino nuovo, altroché! Ad ogni buon conto, Cantagallo, veniamo a noi. I gravi fatti accaduti ieri sera mi lasciano basito. Una governante barbaramente uccisa, una giovane innocente rapita e preda dei trafficanti di donne. Due efferati crimini in una sola notte! Siamo già sulla bocca di tutti! Per non parlare della campagna denigratoria che metterà in atto la stampa avversaria nei confronti della mia persona e della Questura. Sarò lo zimbello di tutta Castronuovo! Bisogna dare una risposta immediata agli organi d’informazione! Del resto, la soluzione del caso è lampante ed è sotto gli occhi di tutti! La mia attenta ricostruzione dei fatti indica chiaramente che si tratta di un crimine commesso dalla spregevole banda della “Tratta delle bianche” che imperversa da tempo in tutta la provincia…».
«Questore, ma di questa banda che dice lei non si è mai sentito parlare e…» tentò di replicare Cantagallo, innervosito da certe frasi che non avevano né capo né coda.
«Non m’interrompa, Cantagallo! Quando lei parla, “Io” l’ascolto! Mi lasci concludere! Quando c’incontriamo, fra me e lei, è sempre così. M’interrompe e mette bocca con quei suoi modi contadini di interloquire! Non siamo mica delle comari sull’aia di una fattoria a battere il granturco! E poi questa inezia che lei dice: "Non si è mai sentito parlare, eccetera, eccetera", ma che importanza vuole che abbia! L’opinione pubblica non può essere messa al corrente di tutto quello che succede in Questura!».
«Continui pure, Questore».
Cantagallo era sfinito, esausto, da tutte quelle parole senza senso. E l'altro non aveva ancora finito.
«Allora, dicevo, il basista della banda della “Tratta delle bianche”, quel tale Giolli, ha trucidato la domestica che si opponeva al crimine e ha così aperto la strada ai suoi complici che hanno rapito la ragazza. Il basista è stato lasciato sul posto per depistare la Polizia, mentre i criminali hanno portato a termine il loro piano con il rapimento della giovane innocente. Senza ombra di dubbio i criminali sono già oltre il nostro confine e hanno consegnato la giovane malcapitata al ricco nababbo che se la gode nella sua alcova coatta oltre frontiera. Noi, della Questura Centrale, archivieremo questo caso come “crimine maturato nell’ambiente della Tratta delle bianche, commesso da ignoti professionisti d’oltralpe che sono espatriati, sfuggendo alle maglie dell’Interpol”. Questo è quanto, ma non è tutto».
E bravo Zorro, aveva imparato a memoria gli appunti di Garçia, e in meno di ventiquattro ore aveva risolto il caso. Al suo confronto, l’investigatore Ercule Poirot poteva andare a vendere i brigidini al mercato del paese.
Il commissario se ne stava in silenzio: come una caffettiera sul fornello che prima non fa rumore e poi sbuffa a tutto vapore quando incomincia a uscire il caffè. Ma non era ancora il momento.
Il Questore, imperterrito, continuava la sua arringa trionfale.
«Tale efferato crimine, Cantagallo, se non fosse risolto in breve tempo, danneggerebbe molto la mia immagine anche dinanzi al popolo della mia contrada. Proprio ora che la data del venti di ottobre è ormai alle porte. Le ricordo che quella domenica, appena un mese dopo l’ultimo Palio dei somari, la città si addobba a festa per il ringraziamento alla Beata Vergine e grandi eventi sono previsti nella mia nobile contrada. Ad ogni buon conto, Cantagallo, dobbiamo porre in atto quanto abbiamo in nostro potere per tranquillizzare l’opinione pubblica. Si ricordi sempre quello che le dico. Siamo di fronte a un crimine irrisolvibile e, come dicevano i latini, che lei, Cantagallo, non ha conosciuto: "Ad impossibilia nemo tenetur". Cantagallo, non stia a lambiccarsi il cervello, gliela traduco io la frase: "Nessuno è tenuto a fare cose impossibili". Non possiamo, però, nemmeno stare fermi e questa è la versione che dobbiamo dare dei fatti accaduti, senza ombra di dubbio!».
Tutto come sempre e non poteva essere altrimenti.
Zorro aveva impacchettato la soluzione dell’indagine con quello che gli aveva detto Garçia.
Il commissario non si scompose e prese dalla valigetta i suoi appunti. "
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