I risvolti drammatici di un delitto da sollevare e da analizzare
Il commissario Cantagallo insieme al maresciallo Tompetrini si reca a casa della cugina della giovane polacca trovata morta per comunicare quello che è accaduto o perlomeno quello che pare sia accaduto. Parla Tompetrini e non Cantagallo che ha sempre molte difficoltà nel rapportarsi con i familiari della vittima nel momento in cui deve essere comunicato ciò che è avvenuto. Cantagallo in queste situazioni è in estrema difficoltà perché nonostante i tanti anni passati fra molte vicende di delitti e tragedie familiari ancora non ha fatto il callo a certe situazioni drammatiche. In questa indagine di mare, non indaga da solo e lo aiuta Bandino, anche in ferie sul
posto di villeggiatura.
Quello che segue è un estratto del
nuovo giallo del commissario Cantagallo che nel 2017 è stato pubblicato da
Cristian Cavinato della Cavinato Editore
International di Brescia. Il giallo "LA COLLANA DI AMBRA" è un'indagine di mare che si svolge a
Castiglioni Marina, borgo marinaro toscano nelle zone della Maremma.
Buona lettura!
Cantagallo considerava che Halina poteva
essere benissimo uscita subito dopo, aver preso alla fermata vicino a casa l’autobus
che ogni mezzora andava alla Punta Sant’Andrea per recarsi all’appuntamento con
il suo assassino.
Il commissario ascoltava Paulina, che
parlava raggomitolata in quel pigiama rosa sbiadito, in mezzo alle lacrime che
le rigavano il viso. Pensava alla storia di quella polacca e a quella di Halina.
Una vita disperata fra vite disperate di ragazze straniere come lei che, per
sbarcare il lunario, dovevano accontentarsi di lavori umili per sperare un
giorno di lasciare il nostro paese e tornare nella loro patria. Vicende
disgraziate che a volte il destino maledetto faceva concludere nel peggiore dei
modi, stroncando la vita di una giovanissima in circostanze oscure e dai
risvolti drammatici.
Questa era forse la parte più dura del suo
lavoro di poliziotto: sollevare quei risvolti, prenderli in mano, analizzarne freddamente
i contorni, ripercorrere la fitta trama ordita dall’assassino e trovare la
ragione di certi accadimenti per scoprire il colpevole. Ma chi era poi il
colpevole? Colui che commetteva coscienziosamente un reato, oppure colui che
metteva in atto un’azione terribile senza ritorno, per reagire a un destino a
lui avverso e dal quale non sapeva uscirne fuori in un altro modo? Le persone,
che fino a quel momento aveva conosciuto perché avevano commesso degli omicidi,
non erano mai delinquenti professionisti ma solo dei disgraziati che, nel
delitto, avevano trovato una via d’uscita a tutti i loro problemi. Una via
sbrigativa, una via preferenziale per chiudere i conti con tutto e tutti, a
volte anche ponendo fine alla propria stessa vita. Forse il colpevole era
qualcos’altro. Era un individuo che si ritrovava addosso un fardello ingombrante
e insostenibile. Qualcosa più grande della stessa persona, qualcosa che pesava
talmente tanto che l’individuo non ce la faceva a sostenerlo e preferiva
disfarsene, ponendo fine alla vita altrui, piuttosto che sopportarne il peso chiedendo
aiuto all’altro. Al giorno d’oggi molte cose cambiavano rapidamente e
altrettanto velocemente cambiavano i nostri modi di comportarsi, di reagire e
di interagire con gli altri. Negli ultimi tempi, molti omicidi fra le mura domestiche
accadevano proprio per la troppa solitudine delle persone che preferivano
affidarsi ai post nei social virtuali, piuttosto che al parlare con le amicizie
vere. I tempi cambiavano e con loro le persone. Individui che, se non
riuscivano a tenere il passo inseguendo l’ultima versione di un telefonino,
oppure, se non riuscivano a essere molto social per postare dalla mattina alla
sera immagini e pensieri di ogni tipo, rischiavano di soccombere nel mondo
reale all’insorgere del più piccolo problema, magari scegliendo la via di fuga
del delitto o del suicidio. Internet, con pc e telefonini, non doveva essere un’estensione
della propria vita reale ma solo una propaggine non essenziale per l’esistenza
di ognuno di noi, pronta a essere staccata in qualsiasi momento e mai
necessaria alla vita normale di ogni persona. Internet era solo un sistema di
comunicazione, come il telefono, la televisione, la radio. Non indispensabile
ma utile. Nessuno avrebbe mai pensato di entrare in crisi profonda o di
uccidere qualcuno, se una persona avesse sparlato di lui in qualche servizio
alla radio. Però un video della ex senza veli, postato sui social dall’amante respinto,
poteva scatenare un odio irrefrenabile che degenerava in episodi di violenza
omicida. Il commissario non era “social”. Non era un’attività compatibile con il
suo lavoro. Spesso diceva a Bandino: “Il social sta a Cantagallo come la
cravatta sta al maiale”. L’anno prima, a dicembre, si era dovuto cimentare in
un’indagine internet in diretta su facebook per ordine del Giudice Fontanarosa.
L’esperienza obbligata non l’aveva entusiasmato ma aveva capito molte
sfaccettature di una realtà moderna che non conosceva. Proprio in una realtà come
quella di oggi si doveva muovere Cantagallo e di questa doveva tenere conto per
non sottovalutare certe situazioni, che si potevano presentare durante le
indagini.
Paulina aggiunse che maggiori informazioni
potevano averle dai signori Fiorini, presso cui lavorava Halina. I Fiorini
avevano la casa più avanti, proseguendo verso l’uscita del paese, all’inizio di
viale Roosevelt, sul lato del viale che si affacciava sul lungomare.
Buona lettura con i gialli del commissario Cantagallo.
I gialli di Cantagallo sono in vendita anche su IBS in ebook e libro
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