lunedì 16 giugno 2014
Il commissario Cantagallo
Il commissario Cantagallo è il poliziotto protagonista dei romanzi - le "indagini" - e dei racconti - le "inchieste" - editi in ebook nel 2014 da Cavinato Editore. Angelo Cantagallo è il nome del commissario toscano che indaga a Collitondi, un piccolo paese, immaginario ma non troppo, incastonato nelle verdi colline della Toscana centrale. Il commissario si chiama Angelo ed è un uomo di mezza età simpatico, caparbio e intelligente. Un quarantenne felicemente sposato con Iolanda Macaluso, siciliana di quattro anni più giovane di lui, dalla quale ha avuto un figlio, Luigi, un maschietto vivace di poco più di dieci anni.
Cantagallo in casa è sempre pronto alla battuta, a scherzare, a strappare un sorriso e tende a sdrammatizzare certi episodi tragici che accadono nel commissariato come nella vita, per cercare di imbrogliare il destino che, per motivi di lavoro o per vicende di famiglia, lo pone davanti a situazioni di cui ne farebbe a meno. Imbrogliare il destino è un concetto caro al commissario Cantagallo, ovvero scompaginare le carte della vita che sono già state consegnate ad ognuno di noi dal Grande Mazziere e che ogni persona deve giocare bene, anche se sono già state disposte sul tavolo. Un po’ come in quel gioco di carte che piace molto al commissario e a cui gioca con il figlio Luigi d’estate: il Machiavelli, dove ogni giocatore può sistemare a suo piacimento le carte già sul tavolo per riuscire a migliorare la propria situazione e anche a vincere se è in gamba. Minimizza volutamente certi fatti che gli accadono intorno per non ingigantire determinate circostanze di per se stesse angosciose perché vede sempre il “bicchiere mezzo pieno”, per dirla con i suoi proverbi. Così cerca d’ingannare il tempo, non riversando sulla famiglia i suoi problemi investigativi sul lavoro, pensando al futuro e facendo progetti per il nuovo viaggio da fare con la moglie e il figlio al prossimo anniversario di nozze. Non si eleva a paladino della Giustizia e nemmeno sale lo scalino del babbo perfetto perché non sono atteggiamenti che fanno parte del suo modo di essere. Essenzialmente è un uomo semplice che non ha smania di protagonismo, ama la famiglia e vuole fare bene il proprio lavoro insieme ai colleghi della sua squadra. Sul lavoro non ama i “cani sciolti”, vuole collaborazione e da molta importanza ai rapporti interpersonali fra lui e i colleghi per rafforzare l’unione del gruppo, spesso fanno pranzo insieme. È un amante dei proverbi paesani, a cui fa a gara con Baccio, e della buona cucina, pranzando con Razzo e Bandino al ristorante “Attanasio”. Odia il latino e tutte quelle frasi complicate che sono difficilmente comprensibili alle persone comuni e anche a lui. Proprio in questo suo comportamento si capisce lo spirito della semplicità del commissario Cantagallo: un uomo semplice che non per questo vuol dire modesto, ma piuttosto buono, sincero, umile, corretto, onesto, sobrio, comprensivo e attento alla realtà delle cose come alle persone. Per spiegare questo occorre dire che il concetto di semplice è opposto a quello di doppio. Semplice si deve intendere nel senso di intero, ovvero di un uomo integro e integerrimo il cui carattere è unito psicologicamente e intellettualmente, con significato di sincero, mentre il concetto opposto di doppio assume il significato di falso, nel senso di un uomo ingannevole e fasullo dalla doppia personalità.
Cantagallo quando indaga è preciso e rigoroso, non ammette errori perché nel suo lavoro sa che se un poliziotto commette un errore può costargli la vita e quella dei colleghi. Per le indagini utilizza la “stanza da lavoro”, comunicante con il suo ufficio, dove ha fatto mettere un bel tavolo con un piano molto grande. Il tavolo è utile soprattutto nei casi d’omicidio per appoggiare sopra tutti gli indizi che saltano fuori nel corso dell’indagine. Dietro al tavolo, ai due lati, ci sono due grandi pannelli in sughero, che il commissario usa per attaccare altre informazioni. Su quello di sinistra mette la foto e gli elementi conosciuti della vittima e sull’altro, di destra, quelli del presunto assassino compresa la foto. Nel mezzo ai due pannelli, c’è una grande cartina stradale della città di Collitondi che comprende alcune zone della periferia e delle località vicine. Si avvale di ingrandimenti di fotografie scattate sul luogo del delitto, di filmati della scena del crimine per immedesimarsi meglio sull’accaduto e capire quali possano essere i fatti realmente avvenuti o per scoprire certi particolari che erano sfuggiti a una prima osservazione. Tutto questo con l’aiuto dei colleghi della sua squadra.
Il commissario è anche uno sportivo, quando i tempi delle indagini glielo permettono, perché nel fine settimana va a giocare con Razzo al Tennis Club Collitondi, in genere di mattina e al campo numero 2.
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