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Buona lettura!
(...) dal giallo "Segreto fra le righe"
Cantagallo, quando
entrava in ballo il dottor Lanzara, rimaneva sempre perplesso. Il commissario
aveva constatato, in precedenti occasioni, che le consulenze medico legali del
dottore non erano mai azzeccate. Il dottor Rodolfo Lanzara faceva il medico
generico del Pronto Soccorso presso il porto di Castiglioni Marina. Era nativo
di un piccolo paese calabrese, non era di Castiglioni. Voleva dimostrare a
tutti che poteva fare anche il “medico legale”, anche se non era assolutamente
competente. Non eseguiva un’adeguata ispezione del cadavere e tirava sempre
delle conclusioni affrettate per liberarsi dell’impiccio, senza minimamente interessarsi
alla vera causa della morte. Lui e Cantagallo non si potevano vedere. Il
Lanzara aveva sempre un atteggiamento di superiorità nei confronti del
commissario ed era pure uno strafottente. Inoltre aveva delle irremovibili
convinzioni sulle cause di morte che avvenivano a Castiglioni durante i mesi
estivi. Il medico era convinto che quando i turisti morivano, morivano sempre
per cause accidentali e per uno stile di vita marino tragicamente sbagliato.
(...)
(...)
Cantagallo sapeva
benissimo il modo in cui il dottor Lanzara eseguiva le ispezioni dei cadaveri:
non metteva dei guanti nuovi, fumava mentre eseguiva i controlli, e, a volte,
faceva pure uno spuntino durante l’autopsia, con le molliche di pane che
cadevano sul corpo della vittima. Infine, era uno dei pochi medici e uomini al
mondo che aveva i baffi con la forfora.
A Cantagallo solo la
vista di quell’uomo gli faceva venire il prurito.
(...)
Poco più in là c’era
il dottor Lanzara in un chiaro “atteggiamento professionale”: era stravaccato
su uno scoglio piatto con la testa appoggiata alla sua borsa che gli faceva da
cuscino. Aveva in bocca una sigaretta accesa con la cenere che cadeva sulla
maglietta polo di colore blu. La cenere si notava poco perché si confondeva con
le scaglie di forfora depositate lungo le maniche e sulle spalle della stessa
maglietta. Il medico sonnecchiava, sbirciava con gli occhi semi chiusi accecati
dal sole: sembrava una specie di mollusco gigante, imparentato con la seppia,
che la violenza dell’acqua aveva scaraventato sugli scogli.
Alla vista di
Cantagallo il dottor Lanzara si destò dal torpore, si sollevò dallo scoglio,
dette una spolverata veloce alla maglia per togliere la cenere, senza
migliorare la situazione, anzi peggiorandola, e si rivolse al commissario.
«Cantagallo! È venuto
in qua a raccogliere cozze? Stia attento,
perché a piedi nudi si scivola che è una meraviglia!»
«Non si preoccupi,
Lanzara! Pensi lei, piuttosto, a non scivolare in certe situazioni dove ci può
rimettere anche l’osso del collo!»
«Che mi devo
preoccupare, commissario?»
«Non lo so. Io,
comunque, l’ho avvertita.»
«E ha fatto bene. Ma
era meglio se avvertiva quest’uomo. Questo disgraziato è venuto proprio qui a
sbattere la testa sugli scogli. Io lo dico sempre: “Gente di mare in posto di
mare”. Al mare ci devono stare i pescatori e non i muratori. E queste sono le
conseguenze. Il Corsi, poi, non era nemmeno di qui. Era nato a Rosereto e
faceva il muratore stagionale. A proposito di quell’osso del collo che dice
lei, io lo dico sempre a questi muratori che lavorano in proprio: “State
attenti a dove mettete i piedi. Non lavorate di notte. Un giorno o l’altro
succede che perdete l’equilibrio e vi rompete l’osso del collo!”. Questa è una
classica “morte bianca” per causa accidentale, non ho dubbi. Questo è il mio
“modesto” parere» e concluse l’arringa
mandando uno sbuffo di fumo.
«Lanzara, quando avrò
bisogno di un suo parere glielo chiederò» rispose irritato il commissario. «Al
momento bastiamo e avanziamo.»
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