Quello che segue è stato estratto dal giallo "Un vecchio tappeto persiano" pubblicato da Cavinato Editore e lo trovate anche su Mondadori al link qui sotto
http://www.mondadoristore.it/Un-vecchio-tappeto-persiano-Fabio-Marazzoli/eai978889912130/
(...)
Cantagallo voleva fare il punto della situazione con i suoi più
stretti collaboratori e convocò nel suo ufficio la vice, Bandino e Razzo. Non
c’erano elementi nuovi dell’indagine che giustificassero la convocazione di una
riunione con tutta la squadra. Il commissario li voleva informare di quello che
gli era stato riferito dagli antiquari e da Abdullah.
«Pensavo questo. Da quello che ho saputo, occorre fare tre
considerazioni. La prima riguarda la refurtiva lasciata nel furgone: il
contenuto dei sacchi e il tappeto del maragià. Gli oggetti rinvenuti nei sacchi
non sono di valore: le solite cose che sono rubate negli appartamenti. Il
tappeto del maragià è di tipo comune: Abdullah dice che è stato rubato per
sbaglio perché è solo un vecchio tappeto persiano di poco valore. La seconda
considerazione riguarda tutti gli altri oggetti rubati, quelli presenti nelle
liste: sono tutti di gran valore e penso che il loro smercio sia difficile fra
i normali ricettatori d’opere d’arte. La terza riguarda il movente dei furti e
il loro mandante: Perché è stata rubata della merce molto preziosa e di
difficile smercio? A chi possono interessare degli oggetti che hanno un valore
di alcune centinaia di migliaia di euro? Qual è il ricettatore disposto a
pagare una somma molto alta per acquistare merce particolare come dei tappeti?»
S’interruppe un attimo per osservare gli sguardi dei colleghi.
«E chi può aver bisogno di una somma così alta? Il mandante come
fa a sapere il valore dei tappeti tanto da indicarli ai due ladri nei minimi
dettagli? La cosa non quadra. Inoltre occorre ragionare su un altro fatto. Le
case rapinate si trovano in due punti diversi della città: una è fuori
dell’abitato principale e l’altra è nel centro del paese. Secondo me, non si
tratta di furti fatti dai ladri delle ville, altrimenti sarebbero entrati anche
nelle altre ville accanto a quella dei Trosino. I due ladri sapevano benissimo
dove andare e cosa rubare.»
«Può essere coinvolta» s’inserì Razzo «quell’organizzazione
criminale di Castronuovo specializzata nei furti d’opere d’arte e
d’antiquariato internazionale? Le ricordo che una segnalazione è arrivata
qualche mese fa dalla Questura, senza troppi dettagli però.»
«È vero» aggiunse la vice «mi ricordo anch’io di questa segnalazione.»
Anche Bandino fece sapere ai colleghi la propria opinione.
«Non per fare il bastian contrario, ma per me bisogna volare bassi
e non spingerci troppo in alto su certe ipotesi d’indagine. A Collitondi ci
sono mai stati dei crimini compiuti da delinquenti internazionali? Mai, mi
sembra di ricordare. Sempre e soltanto delinquenti comuni. Cerchiamo di sapere
qualcosa di più dai nostri informatori e ricettatori di Collitondi. Lei che ne
dice, commissario?»
Il commissario era rimasto in silenzio ad ascoltare i suoi
colleghi.
«Dico che hai detto giusto e che hai centrato l’argomento» chiosò
Cantagallo, approvando la considerazione di Bandino.
«In che senso?» chiese la vice.
«Nel senso che, anche per me, la mente che ha organizzato tutto è
qui a Collitondi. Non credo nemmeno io che i mandanti siano internazionali.
Perché avrebbero dovuto servirsi di quei due poveri ladri di polli per poi
ucciderli? Tutto questo, per me, non ha senso. Occorre indagare sul posto e non
spingerci oltre. Abdullah mi ha detto un proverbio arabo che ci sta proprio a
pennello: “Allunga il passo secondo la grandezza del tuo tappeto”. Occorre però
muoverci con cautela. Se chiediamo informazioni a tutti quelli che ha detto
Bandino rischiamo di sollevare un polverone inutilmente. Pensavo questo. Per
capire qualcosa di più di questa faccenda farò due chiacchiere con il nostro
“consigliere” Vito Lomonaco. È un esperto del mestiere e forse può darmi delle
indicazioni. In altre occasioni ha collaborato con me fornendomi delle chiavi
di lettura di certi fatti che io difficilmente avrei potuto comprendere.»
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