sabato 10 ottobre 2015

Cantagallo e il punto della situazione


Il commissario Cantagallo ogni tanto fa il punto della situazione di un'indagine con la sua squadra per vedere a che punto sono e per capire se occorra cambiare la pista investigativa. A volte solo con i suoi più stretti collaboratori, se non ci sono fatti nuovi importanti. Parlare, ascoltare, pensare a voce alta, condividere la propria opinione e fare considerazioni, questo è quello che vuole dai suoi poliziotti, perché tutto ciò che si conosce e si pensa deve essere messo a fattor comune per risolvere un delitto e assicurare alla Giustizia il colpevole. Niente deve essere tralasciato, basta solo non interrompere il commissario mentre parla: non lo sopporta!
Quello che segue è stato estratto dal giallo "Un vecchio tappeto persiano" pubblicato da Cavinato Editore e lo trovate anche su Mondadori al link qui sotto
 http://www.mondadoristore.it/Un-vecchio-tappeto-persiano-Fabio-Marazzoli/eai978889912130/

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Cantagallo voleva fare il punto della situazione con i suoi più stretti collaboratori e convocò nel suo ufficio la vice, Bandino e Razzo. Non c’erano elementi nuovi dell’indagine che giustificassero la convocazione di una riunione con tutta la squadra. Il commissario li voleva informare di quello che gli era stato riferito dagli antiquari e da Abdullah.
«Pensavo questo. Da quello che ho saputo, occorre fare tre considerazioni. La prima riguarda la refurtiva lasciata nel furgone: il contenuto dei sacchi e il tappeto del maragià. Gli oggetti rinvenuti nei sacchi non sono di valore: le solite cose che sono rubate negli appartamenti. Il tappeto del maragià è di tipo comune: Abdullah dice che è stato rubato per sbaglio perché è solo un vecchio tappeto persiano di poco valore. La seconda considerazione riguarda tutti gli altri oggetti rubati, quelli presenti nelle liste: sono tutti di gran valore e penso che il loro smercio sia difficile fra i normali ricettatori d’opere d’arte. La terza riguarda il movente dei furti e il loro mandante: Perché è stata rubata della merce molto preziosa e di difficile smercio? A chi possono interessare degli oggetti che hanno un valore di alcune centinaia di migliaia di euro? Qual è il ricettatore disposto a pagare una somma molto alta per acquistare merce particolare come dei tappeti?»
S’interruppe un attimo per osservare gli sguardi dei colleghi.
«E chi può aver bisogno di una somma così alta? Il mandante come fa a sapere il valore dei tappeti tanto da indicarli ai due ladri nei minimi dettagli? La cosa non quadra. Inoltre occorre ragionare su un altro fatto. Le case rapinate si trovano in due punti diversi della città: una è fuori dell’abitato principale e l’altra è nel centro del paese. Secondo me, non si tratta di furti fatti dai ladri delle ville, altrimenti sarebbero entrati anche nelle altre ville accanto a quella dei Trosino. I due ladri sapevano benissimo dove andare e cosa rubare.»
«Può essere coinvolta» s’inserì Razzo «quell’organizzazione criminale di Castronuovo specializzata nei furti d’opere d’arte e d’antiquariato internazionale? Le ricordo che una segnalazione è arrivata qualche mese fa dalla Questura, senza troppi dettagli però.»
«È vero» aggiunse la vice «mi ricordo anch’io di questa segnalazione.»
Anche Bandino fece sapere ai colleghi la propria opinione.
«Non per fare il bastian contrario, ma per me bisogna volare bassi e non spingerci troppo in alto su certe ipotesi d’indagine. A Collitondi ci sono mai stati dei crimini compiuti da delinquenti internazionali? Mai, mi sembra di ricordare. Sempre e soltanto delinquenti comuni. Cerchiamo di sapere qualcosa di più dai nostri informatori e ricettatori di Collitondi. Lei che ne dice, commissario?»
Il commissario era rimasto in silenzio ad ascoltare i suoi colleghi.
«Dico che hai detto giusto e che hai centrato l’argomento» chiosò Cantagallo, approvando la considerazione di Bandino.
«In che senso?» chiese la vice.
«Nel senso che, anche per me, la mente che ha organizzato tutto è qui a Collitondi. Non credo nemmeno io che i mandanti siano internazionali. Perché avrebbero dovuto servirsi di quei due poveri ladri di polli per poi ucciderli? Tutto questo, per me, non ha senso. Occorre indagare sul posto e non spingerci oltre. Abdullah mi ha detto un proverbio arabo che ci sta proprio a pennello: “Allunga il passo secondo la grandezza del tuo tappeto”. Occorre però muoverci con cautela. Se chiediamo informazioni a tutti quelli che ha detto Bandino rischiamo di sollevare un polverone inutilmente. Pensavo questo. Per capire qualcosa di più di questa faccenda farò due chiacchiere con il nostro “consigliere” Vito Lomonaco. È un esperto del mestiere e forse può darmi delle indicazioni. In altre occasioni ha collaborato con me fornendomi delle chiavi di lettura di certi fatti che io difficilmente avrei potuto comprendere.»

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