I gialli del commissario Cantagallo sono completamente inventati ma per certe vicende attingono dalla realtà modificando gli effetti di fatti accaduti, cambiando i risvolti di circostanze oscure oppure inventando degli avvenimenti di sana pianta, solo per il gusto di divertirsi a cambiare il corso delle cose. Tutto questo comunque attinge a certi fatti che fanno parte della realtà e che allo stesso tempo, per dovere di narrazione di ogni bravo giallista, sono il frutto di pura invenzione. Come scrivo nei miei gialli, la storia raccontata riflette certe situazioni del vivere quotidiano e da queste prende lo spunto per tessere una vicenda puramente inventata di sana pianta. Così come, i nomi,
i personaggi, le date e i luoghi che sono citati nel giallo sono pure e sacrosante invenzioni.
Per puro caso, chi si fosse riconosciuto in certe descrizioni del racconto, sappia che così non è ma è solo grazie alla mia fervida fantasia che si è potuto riconoscere, ma non l’ho fatto apposta. Questo
perché, come ho già detto prima, certi fatti attingono dalla realtà con lo scopo di conferire maggiore
veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia è da considerarsi uno scherzo del destino e deve essere
attribuito soltanto alla casualità. Proprio per questo, chiunque cerchi un po’
di vana gloria pensando di essere stato tratteggiato anche lontanamente in
questo racconto deve sapere che si sbaglia di grosso. Chi invece affermasse con
certezza di essere proprio lui la persona descritta nel giallo deve
riconoscere che sono stato proprio bravo nell’immaginarmelo a quel modo. Per
tutti gli altri che non si fossero accorti di nulla, pace e bene. E continuate a leggere i gialli del commissario Cantagallo.
Quello che segue è sempre stato estratto dal giallo "Un vecchio tappeto
persiano" pubblicato da Cavinato Editore e lo potete trovare anche su Mondadori
al link qui sotto
http://www.mondadoristore.it/Un-vecchio-tappeto-persiano-Fabio-Marazzoli/eai978889912130/
http://www.mondadoristore.it/Un-vecchio-tappeto-persiano-Fabio-Marazzoli/eai978889912130/
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Cantagallo arrivò al
commissariato prima del solito. A casa non aveva fatto colazione e aveva fretta
d’informare i colleghi. Voleva mettere insieme le ultime informazioni ricevute
per illustrarle nella consueta riunione di lavoro. Posteggiò l’auto nel parcheggio
della piazza Martiri Val Marna e, visto che era presto, decise di fare
colazione dal suo amico Santonorè del bar Pierina.
A quell’ora della mattina la strada centrale del paese era poco
frequentata. In lontananza, la piccola macchina della nettezza urbana aveva
fatto il suo dovere e si allontanava dalla via Garibaldi, svoltando a sinistra
nella piazza Risorgimento. Senza persone e pulita da poco, quella via era
esaltata in tutta la sua bellezza. La pavimentazione stradale era stata rifatta
da qualche anno. Al posto dell’asfalto anonimo erano state messe delle lastre
picchiettate di pietra serena disposte a lisca di pesce. Il grigio naturale di
quelle pietre era riuscito a caratterizzare la strada e a renderle onore, vista
la sua importanza storica. Probabilmente molti in paese non lo sapevano, ma la
via Garibaldi, detta dai collitondesi Via Maestra o Via di Mezzo, in antichità
era stata la famosa “Via Francigena”, la strada che faceva parte di quel grande
percorso che da Canterbury portava a Roma. Un itinerario storico dell’epoca
medioevale, una via maestra appunto, percorsa in passato da migliaia di
pellegrini di tutta Europa in viaggio per Roma. La Francigena poi dal centro
del paese si continuava nella strada che saliva verso la Basilica di San Luigi.
Mentre pensava a questo, era già arrivato al bar Pierina. Il bar
del mitico Aurelio, detto Santonorè per la sua eccellente bravura nel fare le
torte, si trovava in fondo alla via Garibaldi.
Santonorè aveva già sfornato fragranti briosce all’albicocca e
invitanti sfogliatelle alla crema.
«Aurelio, buongiorno. Due briosce con la marmellata e un
cappuccino, grazie.»
«Commissario Cantagallo, buongiorno a lei. Se ha la pazienza di
aspettare le faccio assaggiare una specialità.»
«Grazie, non importa. Vado di fretta.»
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