Quest'oggi propongo il metodo investigativo del poliziotto toscano protagonista dei gialli pubblicati da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia.
Il commissario Cantagallo utilizza una
tecnica d’indagine è particolare: è seguita ogni traccia e ogni indizio che costituiscono le tessere di un “mosaico criminale”. Completato
il “mosaico”, l’indagine è risolta. Ogni
oggetto, ogni traccia, ogni prova parla con il suo linguaggio al commissario
Cantagallo: questo è quello che dice lui. Per il commissario ogni bravo
investigatore deve riuscire a comprendere il linguaggio di ogni
oggetto.Cantagallo cerca sempre di migliorare la propria tecnica di analisi dei
fatti criminali. Ogni pezzo del suo “mosaico criminale”, come dice lui, doveva
avere la sua collocazione precisa. Il commissario analizza i fatti nella sua
“stanza da lavoro”, il vero e proprio laboratorio investigativo del
commissariato. Cantagallo cerca sempre di ricostruire il luogo in cui è
avvenuto il delitto e prende in considerazione ogni piccolo dettaglio: visiona
anche il filmino girato dai poliziotti della Polizia Scientifica per
immedesimarsi meglio nella scena del crimine. Il commissario è molto attento al
luogo del crimine e alla scena del delitto nel suo complesso: indossa sempre e
fa indossare ai suoi uomini guanti mono uso per le mani e scarpini in
plastica sopra le scarpe, per non contaminare l’ambiente. La sua tecnica
d’indagine è particolare e fino a quel momento gli ha sempre permesso d'incastrare
sempre il colpevole e a farlo confessare.
“Il
lavoro della mente somiglia alla perforazione di un pozzo, l’acqua è torbida
all’inizio, ma dopo diventa chiara.”
Segue un piccolo estratto di uno dei tanti colloqui del commissario Cantagallo con i suoi uomini nella stanza da lavoro del commissariato di Collitondi.
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