"Chi aveva lasciato tracce nel passato era
sempre vivo e vegeto,
per mandare all’altro mondo chi cercasse di non fargliela
passare liscia nel presente."
Se ci pensate bene, cos'è un poliziotto della Squadra Omicidi?
Ragionateci un attimo e poi datevi una risposta.
A questa domanda il commissario Cantagallo si è già risposto e ha fatto le sue giuste considerazioni.
Alla fine, quando avrete letto qui sotto l'estratto del giallo "La collana di ambra", anche voi gli darete ragione.
Il nuovo giallo 2017 del commissario Cantagallo "LA COLLANA DI AMBRA" è il giallo di mare pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia.
Parlare con gli altri colleghi era
fondamentale per il commissario perché bisognava condividere le informazioni conosciute
e le considerazioni personali per metterle a fattore comune, riflettendoci
sopra. Tutto questo, per analizzare in modo pratico i fatti accaduti e da
questi partire per immaginare i fatti che li avevano preceduti, formulare le
corrette ipotesi e indicare la pista investigativa da seguire per arrestare il
colpevole. Il commissario giustificava il suo pensiero investigativo per due
ragioni fondamentali. La prima, era che un bravo poliziotto doveva interpretare
in modo corretto il significato degli indizi e degli oggetti recuperati durante
l’indagine di un omicidio. Inquadrarli in un certo perimetro per delimitare
quello che Cantagallo piaceva definire come “mosaico criminale” e che non si
stancava mai di ricordare ai colleghi del commissariato. Una volta completato
il mosaico, l’assassino era smascherato, scoperto, arrestato. La seconda, era
che un bravo investigatore doveva lavorare come se fosse un archeologo, però
particolare. Questo, però, se lo teneva per sé e non lo aveva detto a tutti i
suoi colleghi. Cantagallo considerava che l’archeologo era un professionista di
una disciplina, che studiava i fatti accaduti nel passato e le loro relazioni
con l'ambiente circostante, mediante la raccolta, la documentazione e l'analisi
delle tracce materiali che erano state lasciate in un certo luogo, come ad
esempio oggetti, resti biologici e umani. Di conseguenza, cos’era poi il
mestiere del poliziotto della Squadra Omicidi? Nient’altro che lo stesso
lavoro, con l’unica differenza che chi aveva lasciato tracce nel passato era
sempre vivo e vegeto, per mandare all’altro mondo chi cercasse di non fargliela
passare liscia nel presente. Sembrava un concetto un po’ astratto ma, per il
commissario Cantagallo, filava liscio come l’olio. Molti anni prima, quando era
appena arrivato come commissario a Collitondi, aveva espresso questo concetto a
Baccio. Il sovrintendente Bacciottini, detto Baccio dal commissario, era un
poliziotto in gamba, avversario quasi sempre vincente nelle partite a scacchi
con Cantagallo e uomo molto attento a certe sfaccettature del loro lavoro. Per
fare un esempio, Baccio era anche l’archivista capo e aveva applicato i
principi della Biblioteconomia per organizzare la documentazione cartacea del
commissariato. Un giorno aveva spiegato a Cantagallo che per archiviare correttamente
i documenti occorreva organizzarli da un punto di vista biblioteconomico. Questo
era fondamentale per facilitare la ricerca dei faldoni negli scaffali. Baccio ricordava
al commissario che applicava la Quarta legge dello scienziato Ranganathan: “Non
far perder tempo al lettore. La fame e la sete mentale per i libri si
esauriscono se non sono immediatamente soddisfatte”. Cantagallo era rimasto
talmente sorpreso che gli aveva confidato le sue considerazioni sulla materia dell’Archeologia
applicata al lavoro di un investigatore. Sembravano stupidaggini, forse, ma per
Cantagallo erano importanti perché così poteva sopportare meglio certe situazioni
drammatiche con cui veniva in contatto durante le indagini. Quelle stupidaggini
gli alleggerivano il fardello che si portava dietro tutti i giorni che Dio
metteva in terra quando entrava in commissariato. Un fardello fatto soprattutto
delle vicende drammatiche dei delitti che lo coinvolgevano nella persona e lo
fiaccavano nello spirito.
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Buona lettura con i gialli del
commissario Cantagallo.
P.S. Leggete quello che vi pare.
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Ma
ricordate che:
"Leggere i gialli di Cantagallo non è un dovere
"Leggere i gialli di Cantagallo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per
l'editore)".
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