Nelle inchieste marine il commissario Cantagallo svolge il ruolo di consulente
investigativo per la “Benemerita” locale, i fatti da analizzare sono circoscritti
a una zona limitata del paese e l’indagine del delitto si conclude nello spazio
di tre giorni. Nell’inchiesta è aiutato da Bandino, il suo secondo del
commissariato di Collitondi che trascorre anche lui con la famiglia il fine
settimana a Castiglioni. L’azione di Cantagallo è disturbata dall’inetto maresciallo
dei Carabinieri Remo Guerra oltre che dal superficiale medico del porto Rodolfo
Lanzara. Alla fine Cantagallo smaschera il colpevole con un geniale colpo a
sorpresa e si gode finalmente il meritato riposo in riva al mare. In queste
inchieste tutto è chiaro per l’incapace e imbarazzante maresciallo dei
carabinieri Remo Guerra: si tratta sempre di morte accidentali come ne accadono
tante nei posti di mare. Guerra ne è sicuro perché l’ipotesi dell’incidente è sempre confermata
“in modo inequivocabile” dal borioso e pressappochista dottor Lanzara. Allora, il maresciallo Guerra, che ha poco intuito ma
molta memoria delle fandonie del Lanzara, vuole fugare ogni dubbio su quella
morte accidentale. Soprattutto vuole pararsi le spalle con il Comando di
Rosereto, più che accertare la verità. Guerra conosce le abitudini vacanziere
del commissario. Decide di chiamarlo per fargli fare un “controllino” e capire
cosa sia effettivamente accaduto. Cantagallo è un po’ scocciato di dover
lavorare anche nel fine settimana, ma alla fine finisce sempre per accettare
l’offerta della “Benemerita”. Il commissario non vuol fare un piacere a Guerra
ma piuttosto al suo secondo che è un carabiniere in gamba: il maresciallo
Tompetrini. Cantagallo sarà condotto sulla scena del delitto e intuirà subito che non si
tratta di una morte accidentale. Perché le
cose non stanno come sembrano.Il rpimo approccio del maresciallo Guerra con Cantagallo è sempre improntato dalla confusione e dal pressapochismo che poco piacciono al poliziotto collitondese.
Quello che segue è stato estratto dal giallo "Segreto fra le righe"
pubblicato da Cavinato Editore e lo trovate anche su Bookrepublic
al link qui sotto
(...)
“♫
Si me vulisse bene ‘o veramente, nun me
facisse 'ncujetá da 'a gente...
Nun
me tirasse 'e pile dint' 'e recchie, nun me mettisse 'o dito dint'
all'uocchie… ♫”
La
musichetta napoletana era un pessimo segnale per Cantagallo.
“♫
Nun me mettisse 'a neve dint' 'a sacca, nun
me squagliasse 'ncapa 'a ceralacca… ♫”
Cantagallo
aveva personalizzato la suoneria del suo telefonino per ogni persona conosciuta
che lo chiamava, dal tipo di squillo capiva chi lo stava chiamando. La suoneria
napoletana di Ciccio Formaggio lo avvertiva che la telefonata era del
comandante della Stazione dei Carabinieri di Castiglioni Marina.
-Tutto
quadrava- ripensava il commissario. -Il vento era calato all’improvviso e
quell’aria strana come di una tempesta in arrivo...-
Il
maresciallo Remo Guerra era la burrasca "carabiniera" di quella
giornata.
Cantagallo
pigiò il pulsante verde del telefonino e accettò la telefonata: non poteva fare
altrimenti, non poteva negare la sua presenza sulla spiaggia. Fra poco sarebbe
stato in contatto visivo con il carabiniere.
«Maresciallo
Guerra, buongiorno» disse Cantagallo in modo asciutto.
Dall’altra
parte del telefonino ci fu una pausa impercettibile, era sempre così con le
telefonate del maresciallo. Poi, piano piano e affannata dalla camminata
veloce, si cominciò a sentire la voce timorosa del carabiniere.
«Buongiorno,
commissario. Sono il maresciallo Guerra della locale Stazione dei Carabinieri di
Castiglioni Marina. La disturbo?»
«Dica
pure» rispose Cantagallo. Si fermò, sollevò gli occhi al cielo e fece una
smorfia con la bocca. «Anzi, visto che tra poco mi raggiunge, metto giù e
l’aspetto qui. Va bene?»
«Va
bene, arrivo subito. Sa, andiamo di corsa e dobbiamo fare in fretta…»
«Un
po’ di movimento le farà bene, maresciallo. E poi di cosa si preoccupa? Le ho
detto che sono qui ad aspettarla. Non scappo mica!»
«Il
fatto è, commissario, che bisogna pulire anche gli scogli di San Bartolomeo che
si sono sporcati di bianco.»
«Ma
che dice?! Pulire gli scogli?! Ma cosa è successo di preciso?»
«Le
dico tutto fra poco. Tutto questo parlare e camminare veloce sulla sabbia mi ha
fatto venire il male di pancia. Fra pochi minuti la raggiungo e le spiego tutto.
Arrivederci» e detto questo, interruppe la comunicazione.
La
moglie di Cantagallo aveva capito che le
loro
ferie sarebbero state rovinate da quel guastafeste di carabiniere grasso e
antipatico.
«Angelo,
era il maresciallo Guerra?»
«Purtroppo
sì, Iolanda. Mi ha parlato degli scogli che devono essere puliti perché sono
sporchi di bianco, ma non ho capito nulla.»
«Gli
scogli sporchi di bianco? Boh! Ma, allora, non si tratta di un morto?»
«Non
lo so. Speriamo di no! Ma col maresciallo Guerra non c’è da meravigliarsi di
nulla. Speriamo bene.»
«Speriamo»
sospirò Iolanda e poi continuò. «Le cose andranno per le lunghe, Angelo. Io
ritorno indietro da Luigi. Ci vediamo dopo. Se pensi di fare tardi, avvertimi
col telefonino. Ciao. A dopo.»
«A
dopo.»
Nel
giro di cinque minuti il gruppo di persone, con il maresciallo Guerra in testa,
era già arrivato dove era Cantagallo.
Il
maresciallo grondava sudore da tutte le parti. La sua camicia azzurra
d’ordinanza si ornava di ampie gore bagnate che circondavano le ascelle, il
collo e la pancia nel punto in cui il cinturone passava sopra la camicia.
Guerra ansimava per lo sforzo della camminata a ritmo veloce e per il caldo
patito dentro l’uniforme. Si tolse il cappello e se lo infilò sotto il braccio
destro: la fiamma della “Benemerita” avrebbe passato un brutto quarto d’ora fra
gli afrori ascellari del carabiniere. Poi si era bagnato e insabbiato pure le
scarpe e la parte bassa dei pantaloni, per quel camminare veloce vicino al
bagnasciuga.
«Buongiorno
di nuovo, commissario. Mi scusi, ma sono stravolto. Se permette mi metto a
sedere un attimo e poi le racconto tutto.»
«Buongiorno
a lei, maresciallo. Faccia pure, non mi formalizzo. Si riposi, così dopo mi
spiega tutto per filo e per segno.»
Il
maresciallo Guerra crollò seduto sulla sabbia: era esausto. Riprese il cappello
da sotto l’ascella e incominciò ad agitarselo intorno al viso come se dovesse
riprendere i sensi. Poi smise. Abbandonò le braccia sulla sabbia e chiuse gli
occhi.
Sembrava
un balenottero che aveva perso l’orientamento e che si era spiaggiato sulla
riva di Castiglioni Marina. Se non fosse stato riconoscibile per la divisa nera
d’ordinanza a strisce rosse dei carabinieri sarebbe stato scambiato per un
cetaceo in difficoltà dai volontari della Lega Ambiente che l’avrebbero subito
imbracato per riportarlo in mare aperto. Al largo della costa di Castiglioni
avrebbe ritrovato la giusta corrente per continuare il suo viaggio e gustosi
branchi di alici di cui tutti i balenotteri sono ghiotti.
Passati
pochi minuti il maresciallo Guerra si rialzò a fatica, si spolverò le maniche e
i calzoni dalla sabbia, e si rimise il cappello in testa per darsi un tono più
ufficiale.
Cantagallo
era spazientito e voleva sapere cosa fosse successo.
«Maresciallo,
ma è una cosa urgente?»
«Urgente
urgente, no. Quando mai, commissario!»
Guerra
rispondeva sempre così. Cantagallo lo conosceva benissimo e purtroppo sapeva
che c’erano guai in vista.
«Si
può rimandare?»
«Rimandare
rimandare, nemmeno. C’è scappato il morto! Però…»
«Però?
Però che cosa, maresciallo?!»
(...)
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