Primo appuntamento fuori programma di un venerdì di fine estate.
Non c'è un'indagine di
paese dove il commissario Cantagallo non si trovi a confrontarsi con una
particolare signora, Primetta Brogioni, che si viene sempre a trovare nel posto
sbagliato al momento sbagliato. Tale signora Brogioni, fra l'altro ben conosciuta
in paese come la gattaia del vicolo San Giorgio, non poteva mancare di essere la
protagonista del ritrovamento del primo cadavere che compare sotto un lenzuolo
d'ospedale, nella nuova indagine di paese di quest'anno. La signora si viene a cacciare
in tutte le situazioni in cui viene uccisa una persona e il commissario
Cantagallo ha il suo daffare per farsi riferire cosa sia successo anche in questa ennesima occasione, senza che i
gatti della donna si mettano nel mezzo per aumentare la confusione che già c'è
nei racconti della donna. Nell'estratto che propongo, la
signora Brogioni riferisce al commissario Cantagallo quello che le è capitato in relazione all'anziana
trovata morta nel letto della clinica Villa Paradiso. Alla fine sarà scortata
via dalla clinica da Razzo che sarà obbligato dal commissario ad accompagnarla
in auto fino in paese per levarsela di torno il prima possibile. Razzo non è d'accordo perché non sopporta
quella donna e nemmeno i suoi gatti, ma alla fine si decide per ordini superiori.
Quello che segue è un estratto del
nuovo giallo del commissario Cantagallo che nel 2017 è stato pubblicato da
Cristian Cavinato della Cavinato Editore
International di Brescia. Il giallo "FLACONI E VECCHIE RICETTE" è un'indagine di paese che si
svolge a Collitondi, località toscana nelle zone del Chianti.
Buona lettura!
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vendita anche su IBS in ebook e libro
«Signora Brogioni, ci dica quello che
è accaduto e facciamo alla svelta».
«Signor commissario, che tragedia!».
«Non facciamo ancora la cosa più tragica di quello che è. Mi dica solo quello
che è successo. Non dimentichi i dettagli e, soprattutto, non faccia
sceneggiate. Poi la faccio accompagnare a casa. Basta solo che in settimana ritorni
in commissariato per firmare la sua deposizione».
«Da dove comincio?».
«Da quando è entrata nello stanzone».
«All’ora del passo, prima della cena, sono venuta a portare un po’ di
pomarola fresca a Sileno».
«Sileno?».
«Sì, il maresciallo Bertolini che si è rotto le costole».
«Ah, vada avanti».
«Sileno non c’era, era andato a leggere. Sileno mi ha detto che la sera
si fa portare la pasta al burro, così la condisce con la mia pomarola. La
minestrina in brodo con le stelline non la sopporta, dice che è roba da
vecchietti. Da quanto gli fa schifo, la rovescerebbe in capo alle infermiere.
Neanche con il parmigiano la riesce a buttare giù. Anche lui è solo e quando si
è soli è dura andare avanti».
«Non si metta ad allungare il brodo dei fatti accaduti col brodo del
maresciallo Bertolini. Andiamo per ordine e veniamo al sodo».
«Come
vuole lei. Ma c’era Laura e allora le ho chiesto se voleva un po’ di pomarola,
era tanta».
«Laura?».
«Sì, la signora Provvedi. Una ricoverata che si è fatta male al femore».
«Ah, ma la pomarola che c’entra?».
«C’entra, c’entra, mi faccia dire».
La caposala annuiva convinta, confermando l’affermazione della signora a
proposito della pomarola.
Il commissario non capiva granché ma la fece proseguire.
«Vada avanti».
«Laura mi ha detto che non la voleva,
c’aveva il ragù della figlia. Ma a me il ragù non mi garba. Allora, siccome mi
era venuta proprio buona perché c’avevo messo il basilico del vasino comprato
alla coppina, ho pensato di darne un po’ alla signora che stava al primo letto,
quella lì che poi l’hanno trovata morta stecchita. Mi sono avvicinata perché
aveva il viso coperto dal lenzuolo e non rispondeva. Ho cercato di scuoterla un
po’ per svegliarla, non sono stata attenta ed è successo il finimondo. Il
lenzuolo è scivolato e ho visto la faccia di quella povera donna lì. Una brutta
faccia grigia con delle occhiaie viola da far paura. Era a bocca aperta, ferma,
immobile, stecchita. Mi sono impaurita e ho cacciato un urlo: “AAAHHH! La
vecchia è morta!”».
«Signora! Mi ero raccomandato di non fare sceneggiate!».
«Mi scusi, ma nel raccontarlo mi sono impressionata un’altra volta».
«Vada avanti».
«Mi sono impaurita e ho sbarellato all’indietro. Per paura di cadere mi
sono aggrappata al lenzuolo che mi è venuto dietro. Ho sbattuto il culo nel
letto a fianco, che non mi ha fatto cadere ma la botta ha fatto rovesciare il
pentolino con la pomarola sul lenzuolo della povera signora. Quindi Sileno che avrebbe
fatto?».
«Che c’entra Sileno?».
«C’entra sì, perché senza pomarola avrebbe mangiato la pasta in bianco».
«Ma cosa m’interessa di come ha mangiato la pomarola Sileno! Signora
Brogioni, glielo dico per l’ultima volta. Non si dilunghi in cose che non ci
interessano. C’è altro?».
«Eccome. Laura si è
messa a piangere. Gli altri rincoglioniti si sono svegliati di soprassalto e
hanno cominciato a fare voci per chiamare le infermiere. Poi è arrivato il
medico di turno e insieme alla caposala hanno cambiato il lenzuolo sporco con uno
bianco per coprire la donna morta. Ho detto tutto».
«Grazie a Dio, ce
l’abbiamo fatta».
Il commissario,
esausto dopo quel botta e risposta, la congedò.
«Mi raccomando,
quando sarà chiamata in commissariato per firmare la deposizione, non si porti
dietro il gatto. Altrimenti, glielo faccio buttare dentro la camera di
sicurezza!».
Disse a Razzo di
accompagnarla a casa e poi di ritornare subito lì alla clinica.
Mentre la signora Brogioni
usciva dallo stanzone, non visti dalla donna e dalla caposala, i due poliziotti
si scambiarono dei messaggi gestuali. Razzo sgranò gli occhi e scosse la testa per
manifestare la sua disapprovazione al trasporto della gattaia. Cantagallo
rispose con un deciso movimento del capo in direzione della porta per
confermare l’ordine impartito. Razzo alzò gli occhi al cielo e mosse le mani a
tondo aperto in corrispondenza delle parti intime, mentre nel labiale si
leggeva: “Due coglioni grossi così!”. Cantagallo gli fece un segno perentorio di
portarla via il prima possibile, agitava veloce la mano destra, mentre nel
labiale si leggeva: “Vai e non rompere i coglioni!”.
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