«Le
indagini sono tante e vorrei mettere in fila le cose che conosciamo fino a
questo momento, per stabilire come procedere. Allora, cominciamo e non sarò
breve, come al solito».
Il commissario Cantagallo
sa benissimo che non è facile mettere in fila i tanti fatti che sono acquisiti
durante un'indagine e non è facile soprattutto quando certe indagini sembrano
sovrapporsi le une sulle altre. Soprattutto quando le piste s'incrociano quasi
a rendere ancora più intricato il percorso da seguire e più difficile da
comprendere se sia quello giusto da intraprendere. Non bisogna però bloccarsi
davanti agli eventi che si susseguono. Occorre andare avanti, mettere da una parte
ciò che si è conosciuto e cercare d'inquadrarlo in un ben preciso ambito,
dandogli la sua corretta collocazione come se fosse un cartello stradale che ci
indirizza verso il luogo dove siamo diretti. Ma in questo giallo, Cantagallo
non sa dove dirigersi, in un primo momento, e nella "stanza da lavoro" insieme agli altri colleghi cerca
di fare il punto della situazione cercando di mettere in fila i fatti
conosciuti fino a quel momento per inquadrarli nel perimetro dove dovrà
rinchiudere l'omicida, senza alcuna via di scampo.
Quello che segue è un estratto del
nuovo giallo del commissario Cantagallo che nel 2017 è stato pubblicato da
Cristian Cavinato della Cavinato Editore
International di Brescia. Il giallo "FLACONI E VECCHIE RICETTE" è un'indagine di paese che si
svolge a Collitondi, località toscana nelle zone del Chianti.
Buona lettura e buona domenica a tutti voi!
Cantagallo dette un ultimo sguardo ai tabelloni, come se dovesse
ripassare la lezione, e poi iniziò.
«Pensavo questo. Volevo fare il punto della situazione con tutti voi
perché siamo coinvolti, anche a nostro malgrado, in tante indagini più o meno
importanti. Alcune di queste, le due persone morte, troveranno presumibilmente la
loro conclusione in un nulla di fatto perché non si tratta di delitti, mentre
le altre avranno il loro colpevole senza darci troppi grattacapi. Dovremo
comunque impegnarci a fondo nel nostro lavoro investigativo, per accertare i
fatti e verificarne l’attendibilità in modo inconfutabile. Non dobbiamo avere
sbavature nel nostro operato o prestare il fianco ai soliti sermoni del
Questore per una nostra inefficienza. Dobbiamo portare in fondo tutte le
indagini senza fretta, prendendoci tutto il tempo che ci occorre per le
verifiche, senza tralasciare nulla. E, soprattutto, senza sottovalutare
niente».
Il commissario, per alzare l’attenzione del discorso, ogni tanto guardava
i colleghi e spostava la posizione da cui parlava. In prima fila c’erano sempre
Baccio e Antica. Nell’ultima Razzo e Bandino. Gli altri erano nel mezzo in
ordine sparso.
«Pensavo questo. Andiamo per ordine. La morte della signora Cancellara e
del veterinario Becattelli, al momento, sono solo rogne in cui siamo stati
coinvolti forzatamente. A prescindere, sono due rotture di coglioni. Diciamo meglio,
sono due grandissime rotture di coglioni che ci sono capitate fra capo e collo.
Abbiamo fatto i nostri accertamenti, di più nel caso della signora e meno per
il veterinario. Comunque dagli elementi e dai fatti a nostra disposizione, non
emerge nulla che possa far pensare a un caso di malasanità del personale medico
della clinica per la morte della signora Cancellara. Un’altra causa di morte, se
non quella naturale, non s'intravede per il veterinario Becattelli. La morte
della donna ci ha fatto entrare in contatto con il mondo della sanità privata,
non c’era mai accaduto. La morte del veterinario ci ha fatto conoscere certe
sfaccettature del mondo delle donne dell’Est europeo che sono in cerca di
lavoro nel nostro paese, anche di questo sapevamo poco».
Baccio, a braccia conserte, come ogni bravo ascoltatore della prima fila
annuiva solenne col capo, senza azzardarsi a interrompere il commissario.
«Per questi due casi, se non ci rompono le scatole, non approfondiamo
oltre il dovuto o il necessario. E ora parliamo delle altre indagini, quelle
tre che ho segnato con i bigliettini. La lettera anonima l’ho tenuta separata volutamente
dai fatti della morte del Becattelli. La lettera, anche se faceva riferimento
al veterinario morto, penso che avesse un altro obiettivo, ovvero quello di
spostare l’attenzione sul fratello per metterlo in cattiva luce. Il nome del
Parlapiano è venuto fuori perché in commissariato l’ho ingannato, facendogli sfuggire
di bocca il contenuto della lettera anonima, di cui io gli ho solo fatto un
accenno, ma di cui lui ne era al corrente perché evidentemente l’aveva scritta.
A quel punto mi sono fermato perché voglio capire se ci sia qualcos’altro sotto
e non ho voluto scoprire troppo le carte a nostra disposizione. Soprattutto in
relazione all’atto vandalico compiuto al Privè, dove siamo a un punto morto per
quello che riguarda chi abbia compiuto il danneggiamento. Non è stato rubato
nulla e al momento non c’è niente di nuovo. Il fratello del veterinario, che
gestisce il night, non sembra molto propenso a darci una mano per risolvere
l’indagine. Mi è sembrato addirittura scocciato della nostra presenza. Poi,
quando gli abbiamo fatto delle domande a proposito della sera della morte del
fratello, è andato in escandescenze. È diventato furioso e dopo averci pensato
un po’, ci ha detto dov’era e con chi. E il tono della voce tradiva una certa
preoccupazione. Era come se ci avesse fornito un alibi o se si dovesse
scagionare da un’accusa a suo carico. E la cosa mi ha un po’ insospettito. Per
quale ragione si è innervosito il Becattelli? Ancora non lo sappiamo ma è così
che siamo entrati in contatto con l’ambiente del bar Livorno, il posto che il
Becattelli ci ha indicato per il suo alibi. Il bar, lo conoscete tutti, non è
molto raccomandabile e la proprietaria, tale Marisa Bazzani, è un altro tipo
che te lo raccomando. Donna sgradevole che vuol apparire caritatevole e che
gestisce, non so quanto regolarmente, i giri di molte donne straniere che
frequentano il suo bar in cerca di lavoro. Donne perbene alla ricerca di lampadari
da spolverare e donnine facili mandate a lucidare i lampioni dei viali, per
quello che ho potuto vedere. Inoltre la Bazzani, nel retro del bar, ha
allestito una specie d’ambulatorio per il suo cugino medico che visita le
straniere bisognose di cure e medicinali. Su questo aspetto ambulatoriale del
bar, per ora, non faremo ulteriori indagini ma non voglio nemmeno escluderle in
futuro. Staremo a vedere che succede. Ma sentiamo piuttosto quello che hanno da
dirci i nostri “turisti per caso”».
E la parola fu ceduta a Baccio e Cappera.
Buona lettura con i
gialli del commissario Cantagallo.
I gialli di Cantagallo sono in
vendita anche su IBS in ebook e libro
P.S. Leggete quello che vi pare.
Ma
ricordate che:
"Leggere i gialli di Cantagallo non è un dovere
"Leggere i gialli di Cantagallo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per
l'editore)".
Nessun commento:
Posta un commento