domenica 24 settembre 2017

Fatti da mettere in fila per non perdere il filo dell'indagine in "Flaconi e vecchie ricette"



«Le indagini sono tante e vorrei mettere in fila le cose che conosciamo fino a questo momento, per stabilire come procedere. Allora, cominciamo e non sarò breve, come al solito».


Il commissario Cantagallo sa benissimo che non è facile mettere in fila i tanti fatti che sono acquisiti durante un'indagine e non è facile soprattutto quando certe indagini sembrano sovrapporsi le une sulle altre. Soprattutto quando le piste s'incrociano quasi a rendere ancora più intricato il percorso da seguire e più difficile da comprendere se sia quello giusto da intraprendere. Non bisogna però bloccarsi davanti agli eventi che si susseguono. Occorre andare avanti, mettere da una parte ciò che si è conosciuto e cercare d'inquadrarlo in un ben preciso ambito, dandogli la sua corretta collocazione come se fosse un cartello stradale che ci indirizza verso il luogo dove siamo diretti. Ma in questo giallo, Cantagallo non sa dove dirigersi, in un primo momento, e nella "stanza da lavoro" insieme agli altri colleghi cerca di fare il punto della situazione cercando di mettere in fila i fatti conosciuti fino a quel momento per inquadrarli nel perimetro dove dovrà rinchiudere l'omicida, senza alcuna via di scampo.

Quello che segue è un estratto del nuovo giallo del commissario Cantagallo che nel 2017 è stato pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. Il giallo "FLACONI E VECCHIE RICETTE" è un'indagine di paese che si svolge a Collitondi, località toscana nelle zone del Chianti.
Buona lettura e buona domenica a tutti voi!






    Cantagallo dette un ultimo sguardo ai tabelloni, come se dovesse ripassare la lezione, e poi iniziò.
    «Pensavo questo. Volevo fare il punto della situazione con tutti voi perché siamo coinvolti, anche a nostro malgrado, in tante indagini più o meno importanti. Alcune di queste, le due persone morte, troveranno presumibilmente la loro conclusione in un nulla di fatto perché non si tratta di delitti, mentre le altre avranno il loro colpevole senza darci troppi grattacapi. Dovremo comunque impegnarci a fondo nel nostro lavoro investigativo, per accertare i fatti e verificarne l’attendibilità in modo inconfutabile. Non dobbiamo avere sbavature nel nostro operato o prestare il fianco ai soliti sermoni del Questore per una nostra inefficienza. Dobbiamo portare in fondo tutte le indagini senza fretta, prendendoci tutto il tempo che ci occorre per le verifiche, senza tralasciare nulla. E, soprattutto, senza sottovalutare niente».
    Il commissario, per alzare l’attenzione del discorso, ogni tanto guardava i colleghi e spostava la posizione da cui parlava. In prima fila c’erano sempre Baccio e Antica. Nell’ultima Razzo e Bandino. Gli altri erano nel mezzo in ordine sparso.
    «Pensavo questo. Andiamo per ordine. La morte della signora Cancellara e del veterinario Becattelli, al momento, sono solo rogne in cui siamo stati coinvolti forzatamente. A prescindere, sono due rotture di coglioni. Diciamo meglio, sono due grandissime rotture di coglioni che ci sono capitate fra capo e collo. Abbiamo fatto i nostri accertamenti, di più nel caso della signora e meno per il veterinario. Comunque dagli elementi e dai fatti a nostra disposizione, non emerge nulla che possa far pensare a un caso di malasanità del personale medico della clinica per la morte della signora Cancellara. Un’altra causa di morte, se non quella naturale, non s'intravede per il veterinario Becattelli. La morte della donna ci ha fatto entrare in contatto con il mondo della sanità privata, non c’era mai accaduto. La morte del veterinario ci ha fatto conoscere certe sfaccettature del mondo delle donne dell’Est europeo che sono in cerca di lavoro nel nostro paese, anche di questo sapevamo poco».
    Baccio, a braccia conserte, come ogni bravo ascoltatore della prima fila annuiva solenne col capo, senza azzardarsi a interrompere il commissario.
    «Per questi due casi, se non ci rompono le scatole, non approfondiamo oltre il dovuto o il necessario. E ora parliamo delle altre indagini, quelle tre che ho segnato con i bigliettini. La lettera anonima l’ho tenuta separata volutamente dai fatti della morte del Becattelli. La lettera, anche se faceva riferimento al veterinario morto, penso che avesse un altro obiettivo, ovvero quello di spostare l’attenzione sul fratello per metterlo in cattiva luce. Il nome del Parlapiano è venuto fuori perché in commissariato l’ho ingannato, facendogli sfuggire di bocca il contenuto della lettera anonima, di cui io gli ho solo fatto un accenno, ma di cui lui ne era al corrente perché evidentemente l’aveva scritta. A quel punto mi sono fermato perché voglio capire se ci sia qualcos’altro sotto e non ho voluto scoprire troppo le carte a nostra disposizione. Soprattutto in relazione all’atto vandalico compiuto al Privè, dove siamo a un punto morto per quello che riguarda chi abbia compiuto il danneggiamento. Non è stato rubato nulla e al momento non c’è niente di nuovo. Il fratello del veterinario, che gestisce il night, non sembra molto propenso a darci una mano per risolvere l’indagine. Mi è sembrato addirittura scocciato della nostra presenza. Poi, quando gli abbiamo fatto delle domande a proposito della sera della morte del fratello, è andato in escandescenze. È diventato furioso e dopo averci pensato un po’, ci ha detto dov’era e con chi. E il tono della voce tradiva una certa preoccupazione. Era come se ci avesse fornito un alibi o se si dovesse scagionare da un’accusa a suo carico. E la cosa mi ha un po’ insospettito. Per quale ragione si è innervosito il Becattelli? Ancora non lo sappiamo ma è così che siamo entrati in contatto con l’ambiente del bar Livorno, il posto che il Becattelli ci ha indicato per il suo alibi. Il bar, lo conoscete tutti, non è molto raccomandabile e la proprietaria, tale Marisa Bazzani, è un altro tipo che te lo raccomando. Donna sgradevole che vuol apparire caritatevole e che gestisce, non so quanto regolarmente, i giri di molte donne straniere che frequentano il suo bar in cerca di lavoro. Donne perbene alla ricerca di lampadari da spolverare e donnine facili mandate a lucidare i lampioni dei viali, per quello che ho potuto vedere. Inoltre la Bazzani, nel retro del bar, ha allestito una specie d’ambulatorio per il suo cugino medico che visita le straniere bisognose di cure e medicinali. Su questo aspetto ambulatoriale del bar, per ora, non faremo ulteriori indagini ma non voglio nemmeno escluderle in futuro. Staremo a vedere che succede. Ma sentiamo piuttosto quello che hanno da dirci i nostri “turisti per caso”».


    E la parola fu ceduta a Baccio e Cappera.
 


Buona lettura con i gialli del commissario Cantagallo.

I gialli di Cantagallo sono in vendita anche su IBS in ebook e libro

P.S. Leggete quello che vi pare.
Ma ricordate che:
"Leggere i gialli di Cantagallo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per l'editore)".




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