domenica 15 gennaio 2023

Hai letto il nuovo giallo “Una filastrocca di crimini e delitti”? Il misterioso rapimento dei gattini.

 

Nuovo appuntamento con la proposta di lettura dei gialli dell’investigatore Tombolo. Per chi lo avesse dimenticato, questo è un giallo della serie dei casi dell’investigatore Tombolo ambientato a Spaccabellezze, in Toscana, che è stato pubblicato dalla LFA Publisher dal titolo “UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI”. In questo caso l’investigatore Tombolo è alle prese con il delitto di una coppia di cinesi trovati morti bruciati in un cassonetto e che trascina Tombolo dentro un intreccio criminale dai contorni insidiosi e dai risvolti indecifrabili.

A un certo punto del giallo si presentarono all’agenzia una coppia di persone. Erano i signori Della Vedova, una anziana coppia di romani benestanti che avevano acquistato un bell’attico sul porto e che passavano il periodo estivo in paese. I Della Vedova non li conosceva personalmente ma sapeva benissimo chi fossero. Il marito, Flavio Della Vedova, aveva poco meno di ottanta anni. Era grassoccio, basso, egocentrico, indifferente a qualsiasi cosa succedesse, forse anche alla moglie. Aveva un buffo parrucchino nero appiccicato fra i capelli brizzolati lisci e un apparecchio acustico a tutti e due gli orecchi, per cui era sordo. La moglie si chiamava Raffaella Del Sordo, guarda caso, ed era poco più giovane del marito. Mingherlina e bassa di statura, con i capelli bianchi tirati all’indietro e raccolti in una crocchia. Era una donna ricca, eccentrica fino all’esagerazione e menefreghista delle altre persone per la sua grande disponibilità di soldi che le davano la possibilità di fare qualsiasi cosa. Fece mente locale. Se la signora Raffaella era disperata, era in arrivo una investigazione ben pagata. Ripose alla svelta il casco e l’incerata nel bauletto. Poi andò incontro alla signora. Il marito si era fermato qualche metro indietro, affaticato, appoggiato con la mano al muro.

Ma su cosa deve investigare l’investigatore Tombolo?

 

«Signora, ora che si è calmata, parli pure. Mi dica il motivo per cui ha pensato di rivolgersi alla mia agenzia investigativa.»

«Hanno rapito i miei tre gattini.»

«I suoi gattini?!»

«Ambarabà, Ciccì, Coccò!»

«La conosco anch’io la filastrocca, ma cosa c’entra?»

«Un momento e glielo spiego. Ora le dico del ratto dei felini.»

«Il ratto?! C’è anche un topo implicato in questa storia? Mi sono perso qualcosa?»

«No! Ma che dice?! Il ratto ovverosia il rapimento, come il ratto delle sabine! Quel ratto

Il marito sordo, disattento e diciamolo pure rincoglionito, aveva capito tutta un’altra cosa.

«Raffaella, abbiamo un topone nell’attico e il nostro derattiz­zatore è il dottor Tombolo? Ci costerà una tombola!»

La moglie, indispettita dal poco interesse del consorte sull’ar­gomento, si lasciò andare e gli parlò in dialetto romanesco.

«Ah, Flavio! Nun te ce mette pure te a fa’ caciara che famo notte!» poi si ricompose e si rivolse a Tombolo. «Ora le spiego tutto dal principio.»

I signori Della Vedova erano arrivati in paese da un paio di settimane, accompagnati dal figlio che guidava l’auto e dalla loro domestica filippina, di nome Pia Sonora, che si occupava delle faccende di casa. Domenica mattina, si erano accorti che dei ladri si dovevano essere introdotti nel loro appartamento che si trovava nel centro storico del paese sul Lungomare Ma­gellano, vicino alla piazza del Comune. I ladri non avevano ru­bato gli oggetti di valore che si trovavano in casa ma avevano rapito i loro tre gattini. I gattini si chiamavano come quelli della filastrocca che la signora amava ripetere sempre da bambina quando faceva la conta: “Ambarabà, Ciccì, Coccò”. Quindi ave­vano deciso di andare dai Carabinieri a denunciare il rapimen­to, aggravato dal fatto che i gattini avevano al collo tre collari­ni tempestati di brillanti, del valore di più di cinquemila euro ognuno. La signora aveva portato a far vedere ai Carabinieri una foto con i tre gattini. Avevano i collarini di brillanti al collo ed erano tutti neri con le zampine bianche all’estremità. Il mare­sciallo Busonero era andato in escandescenze e aveva risposto che loro si occupavano di rapimenti di persone e di furti di og­getti che appartenevano alle persone. Per le bestie ci pensava­no quelli del WWF. Così avevano deciso di rivolgersi alla sua agenzia investigativa.

«La mia domestica conosce bene le due filippine che lavorano per le persone che sono venute qui da lei per i due furti. Quindi ho pensato a lei per questo delicatissimo caso.»

«Signora, un caso delicatissimo è pane per i miei denti, non c’è problema.»

«Però, un problema c’è.»

«Un altro animale rapito?»

«No, il fatto è che il Dottore si ammalò.»

«In che senso, mi faccia capire. Il veterinario dei gattini si è ammalato?»

«No, non mi sono spiegata. Il Dottore è l’uomo che ci fa da ca­siere, diciamo così, del nostro attico. È il nostro uomo di fiducia. Quando siamo via, ci controlla la casa, controlla la posta che arriva, ci paga le bollette e così via. Tutte cose che la nostra do­mestica filippina non sa fare perché non capisce bene l’italiano. La filippina ci prepara da mangiare, tiene pulita la casa e basta. Tornando al nostro casiere, si chiama Cesare, Cesare Dottore, ed è di origine laziale come noi. In questi giorni ha preso una brutta influenza e se ne deve stare a letto.»

«E quindi?»

«E quindi, siccome noi stiamo via qualche giorno per ritorna­re a Roma, Cesare non può guardarci l’attico e non può tenersi in contatto con lei per sapere le novità sui gattini. La domestica filippina rimane qui per guardare la casa ma non ci posso fare affidamento per altre cose importanti. Le dico questo, perché né io né mio marito abbiamo il telefonino, con tutte quelle onde magnetiche che ti fanno male alla testa. Rientriamo in paese solo lunedì prossimo. Tenga la foto con i gattini!» concluse ansiosa.

«Signora, non si preoccupi. Vada a Roma tranquilla. La situa­zione mi sembra alquanto ingarbugliata e trovare i tre gattini rapidamente non mi sembra una cosa semplice.»

«Ma, dottor Tombolo, bisogna agire presto!»

«Calma e gesso, signora! Non sono dottore, non sono del WWF e nemmeno un accalappia-gatti! Bisogna muovere certi ingranaggi e prima di muoverli bisogna ungerli. Io non sono certo un pistone che si diverte ad andare in su e in giù a vuoto nel carburatore.»

«Non ci sono problemi al carburatore della nostra auto, Raf­faella! Ma questo dottor Tombolo è anche un medico dei moto­ri?» si era di nuovo intromesso a sproposito il marito.

«Flavio, nun sta’ a interompe’! Quer carburatore non c’entra manco pe’ niente! Te stai a sbajia’ come al solito!» gli rispose la moglie che poi riprese a dire. «Prosegua e scusi tanto mio marito.»

«Un primo anticipo di duemila euro potrebbe coprire le pri­me spese ma visto che si tratta anche di prendere dei rapitori sui generis, particolari, per così dire, le ferree regole di questa agen­zia mi impongono, purtroppo, di raddoppiare la cifra standard. Quattromila euro mi sembra una cifra ragionevole per questo caso disperato del ratto con furto.»

Il marito, al solito distratto e sordo, sentendo la cifra s’inserì.

«Quattromila euro per scacciare un topone? Non ti sembra un po’ caro, Raffaella?»

«A’ Flavio! Nun te sta’ a preoccupa’! Co’ soldi tua, ce fai quel che te pare. Co’ soldi mia, ce fò quel che pare a me. Lassamo perde’ che famo notte.»

Tombolo riprese in mano la situazione perché temeva, nella confusione, di perdere l’anticipo.

«Un assegno, signora, è più sicuro e la fattura la riceverà a casa.»

La signora trafficò nella borsa. Tirò fuori un grande porta­foglio da cui prese un blocchetto di assegni. Prese una penna, scrisse la cifra su un assegno e lo dette a Tombolo.

 

 

E ricordatevi che nei casi dell’investigatore Tombolo, oltre il giallo c’è molto di più. Quindi non perdere l’occasione per andare in libreria e acquistare il libro "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTIil nuovo giallo dell’investigatore Tombolo che è stato pubblicato dalla LFA Publisher

 

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