giovedì 8 dicembre 2016

In culo veritas! - Le donne e il commissario Cantagallo


Più di una volta, il commissario era stato chiaro: a lui interessava solo sua moglie, punto e basta. Bandino e Razzo potevano pensare ciò che volevano ma le altre donne non gli interessavano. Per Cantagallo erano solo una perdita di tempo. Però Bandino non era mai contento e si divertiva a punzecchiarlo sull’argomento, di tanto in tanto. Mentre Razzo non perdeva occasione per portargli come esempio i vari commissari della tivù che non disprezzavano l’argomento femminile, anzi. 
Cantagallo sosteneva che il fatto di essere un commissario non lo obbligava a fare il poliziotto sciupa femmine o strappa cuori, sempre incasinato dentro e fuori le indagini, che obbligatoriamente ci proponevano le serie poliziesche televisive. Lui era un normalissimo commissario felicemente sposato, tutto qui. Era fermamente convinto che quei commissari propinati dalla tivù godessero di una sorta di investitura scenica che li faceva apparire come dongiovanni da strapazzo o amabili addestratori di cani lupo. Quelle erano solo finzioni gratuite. Secondo lui, in un commissariato che si rispetti, durante le indagini, non poteva esserci spazio per vicende da cuori solitari o da allegri puttanieri. La finzione era una cosa ma la realtà era ben altra. Bandino e Razzo non erano dello stesso avviso su questo punto e non perdevano mai una battuta per farglielo notare o metterlo in difficoltà, senza mai eccedere però. Sapevano che Cantagallo, da più di dieci anni, era felicemente sposato con una siciliana di poco più giovane di lui, andavano d’amore e d’accordo e questa era la sacrosanta verità.
Bandino e Razzo approfittavano delle passeggiate digestive lungo il fiume per prendere in giro Cantagallo quando incrociavano delle donne dalle forme provocanti. I due, dopo il passaggio, esprimevano il loro giudizio, con tanto di punteggio da 1 a 10 e commento a giustificazione del voto. Cantagallo non si faceva trascinare dentro la “giuria”. Certe volte però il suo sguardo, meccanicamente, lo tradiva, attratto dalle rotondità femminili in transito. Quando Bandino e Razzo lo sorprendevano a guardare di sfuggita, glielo facevano notare. Allora il commissario prima si schermiva e poi si giustificava dicendo che era un riflesso incondizionato: un banale colpo d’occhio scatenato da un istinto primordiale di attrazione verso le donne legato alla sopravvivenza della specie umana. Per Bandino e Razzo, quelle erano tutte chiacchiere. Per loro Cantagallo era un’acqua cheta e alla prima occasione ci sarebbe cascato dentro con tutto l’istinto primordiale eccetera, eccetera, eccetera. 

Anche in quel dopo pranzo erano a passeggiare lungo la pedonale che costeggiava l'argine del fiume Marna e il commissario cercava di illustrare a Bandino e Razzo il suo ragionamento su certi fatti avvenuti. Ma con pochi risultati.   






"    «Pensavo questo. Andiamo per ordine e seguitemi attentamente. Il fatto delle tracce rinvenute nel cassonetto, perché di questo si tratta secondo me e non di altro, è una circostanza tutta da chiarire. E…».
    Cantagallo si era bloccato perché i suoi uomini si erano distratti. In quel momento transitava per la pedonale una splendida donna bruna, dalla carnagione chiarissima e dai capelli neri lucidi color ebano, di chiara provenienza dai paesi dell’Est europeo. Fonte di distrazione non era tanto la bella chioma della straniera, ma piuttosto qualcosa di rotondo che stava sotto la punta della coda di quella chioma. Era una ragazza giovane sui venti anni poco più, anche se ne dimostrava una trentina, alta di statura. Aveva le forme guantate da una magliettina a maniche corte rosa e un paio di short in jeans strappati che valorizzavano il ragguardevole lato B. Le scarpe da ginnastica che calzava non furono nemmeno prese in considerazione. Bandino e Razzo non erano nuovi a tali osservazioni lungo la pedonale. Se ne stavano in silenzio. Erano assorti nei loro pensieri fantasiosi che benedicevano il periodo caldo estivo, dove le donne di ogni nazione mettevano in mostra le proprie doti fisiche. Bandino e Razzo erano contrari al periodo invernale. I cappotti, le giacche a vento e i golfoni non contribuivano alla valorizzazione del patrimonio “culinario” delle donne nel paese. Così aspettavano a gloria il caldo estivo, quando molte donne si toglievano anche i reggipetto liberando le estremità più seducenti per il maschio medio italiano. Al solito, Bandino e Razzo durante le loro osservazioni prendevano in giro il commissario Cantagallo quando incrociavano delle donne dalle forme provocanti. I due attendevano il passaggio e poi esprimevano il giudizio. Il punteggio andava da 1 a 10 con commento a giustificazione del voto. Però non erano dei giudici imparziali. Bandino preferiva le donne basse, formose e more. A Razzo invece piacevano quelle alte, slanciate e bionde. Cantagallo aveva altre cose a cui pensare e non si faceva mai trascinare nella “giuria”. Certe volte però lo sguardo del commissario, meccanicamente badate bene meccanicamente, lo tradiva. I due “giudici” però se ne accorgevano e inflessibili glielo facevano notare tutte le volte. Il commissario in quelle occasioni si giustificava dicendo che era solo un riflesso incondizionato: un banale colpo d’occhio scatenato da un istinto primordiale di attrazione verso le donne legato alla sopravvivenza della specie umana. Ma per i suoi colleghi, quelle erano solo chiacchiere. Per loro Cantagallo era un’acqua cheta. Alla prima occasione ci sarebbe cascato dentro con tutto l’istinto primordiale eccetera, eccetera, eccetera.
    «9 più» affermò Bandino.
    «8 meno» biascicò Razzo.
    «Fatela finita con questi culi che guardate tutte le volte che passiamo da qui».
    Razzo fece uno sguardo furbo e puntò l’indice verso Cantagallo.
    «In culo veritas!».
    «L’hai inventata te?» chiese il commissario. 
    «Sì e le sta proprio a pennello. Non sono un campione in frasi latine, ma tutti conoscono la frase famosa: “In vino veritas”».
    «Allora?».
    «Allora, vuol dire che nel vino è la verità e questo dimostra che quando una persona è alticcia, ha i freni inibitori rilassati e può rivelare con facilità fatti e pensieri veritieri che da sobrio non direbbe mai. Prendendo spunto da questa considerazione, lo scrittore Baudelaire ha scritto: “Un uomo che non beve vino ha un segreto da nascondere”».
    «Quindi?».
    «Quindi, un uomo che non guarda un culo nasconde qualcosa di sicuro. È una frase fatta apposta per lei. Giusto, Bandino?». 
    «Giusto! Non fa una grinza!».
    «Come quel culo!».   
    «Basta con questo culo! Fatemi concludere il ragionamento! Quindi dicevo che per me c'è qualcuno che fa il furbo e che, ne sono certo, non ha fatto tutti i conti giusti. Qualcuno che vuole far sparire tutte quelle tracce. E che è sicuro che nessuno le trovi. È sicuro di averle fatte sparire e di essersene liberato definitivamente perché il giorno dopo è convinto che siano raccolte dai camion della spazzatura, cancellando ogni prova e senza testimoni».
    Razzo comunicò a gesti a Bandino che era meglio allungare il passo per arrivare prima in commissariato.  "




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