Ogni
oggetto, ogni traccia, ogni prova parla con il suo linguaggio al commissario
Cantagallo: questo è quello che dice lui.
Per Cantagallo ogni bravo
poliziotto deve comprendere il linguaggio di ogni
oggetto. Cantagallo cerca sempre di migliorare la propria tecnica di analisi dei
fatti criminali. Ogni indizio raccolto durante l'indagine di un delitto è il singolo pezzo del suo “mosaico criminale”, come dice lui, deve
avere la sua collocazione precisa. Tutte le ipotesi devono essere suffragate
da prove certe e incontrovertibili. “Una supposizione priva d’evidenza, con il
Questore Zondadari, ha poca consistenza.”, questo spesso dice il commissario ai
suoi colleghi, quando sono nel pieno di un’indagine. A volte Cantagallo entra in
“crisi michelangelesca” ed è stato tentato dal chiedere a qualche oggetto:
“Perché non parli?”, come fece all’epoca un altro toscano molto più famoso di
lui. Sembra strano, ma certe volte anche gli oggetti “parlano” a Cantagallo.
Non in modo chiaro e udibile da tutti, certamente. Semmai, ognuno di loro parla
con un certo linguaggio particolare che deve essere bene interpretato, per
essere compreso nel modo giusto. Ogni oggetto parla una lingua ai più
sconosciuta, ma che può benissimo essere compresa da un abile investigatore. Un
bravo poliziotto, così, è in grado di fare da “interprete” e può interpretare
il significato di quello che un oggetto vuol dire. Sta al commissario e ai suoi
uomini capire il linguaggio degli oggetti raccolti durante una indagine,
decifrarne il messaggio e scoprire il vero contenuto, che contribuisce alla
soluzione di un omicidio. La tecnica d’indagine è particolare: è seguita ogni
traccia e ogni indizio che, per Cantagallo, costituiscono le tessere di un
“mosaico criminale”. Completato il “mosaico”, l’indagine è risolta. Il
commissario analizza i fatti nella sua “stanza da lavoro”, il vero e proprio
laboratorio investigativo del commissariato. Cantagallo cerca sempre di ricostruire
il luogo in cui è avvenuto il delitto e prende in considerazione ogni piccolo
dettaglio: visiona anche il filmino girato dai poliziotti della Polizia
Scientifica per immedesimarsi meglio nella scena del crimine. Il commissario è
molto attento al luogo del crimine e alla scena del delitto nel suo complesso:
indossa sempre e fa indossare ai suoi colleghi guanti mono uso per le mani e
scarpini in plastica sopra le scarpe, per non contaminare l’ambiente. La sua
tecnica d’indagine è particolare e con un colpo di genio finale riesce ad
incastrare sempre il colpevole e a farlo confessare.
"Cantagallo chiamò Baccio e gli disse di convocare la riunione nella stanza da lavoro. I colleghi arrivarono più alla svelta del solito, anche perché non volevano fare tardi per la cena. Il commissario attese che tutti si fossero messi a sedere e in silenzio. Poi iniziò a parlare.
«Siamo in un momento cruciale delle indagini. A costo di annoiarvi, ripeto quello che vi dico sempre da quando lavoriamo insieme e che è lo spirito col quale faccio il mio lavoro di commissario. Io rincorro un’illusione: analizzare scientificamente la scena del crimine per scoprire il colpevole. Voglio osservare e capire ogni indizio raccolto nell’indagine per comporre il “mosaico criminale” e prendere il responsabile del delitto. Questo con la collaborazione di tutti voi: nessuno escluso. Lo ripeto sempre e lo ribadisco in questa occasione. Ma perché mi rifaccio a questo concetto? Perché il “mosaico criminale” è una mia tecnica personalissima per rappresentare le azioni criminali. Tutto questo con lo scopo di farle apparire come ricostruzione di fatti accaduti, di porle in relazione fra loro e di produrre, con certi accorgimenti visivi che suscitino, con oggetti e scritte, una maggiore attenzione negli investigatori, associazioni verosimili che ci consentano di arrestare l’omicida. Se mi è concesso il termine, utilizziamo una rappresentazione artistica che utilizza il potere illusorio della composizione degli oggetti su queste lavagne per ottenere una rappresentazione molto vicina alla realtà dei fatti accaduti. Sembrano discorsi complicati ma, se ci pensate bene, stanno alla base del nostro metodo investigativo che, anche se non sarà infallibile, fino a oggi ci ha fatto sempre arrestare il colpevole. Lasciamo da parte la teoria e veniamo alla pratica. Allo stato dei fatti occorre riconsiderare le nostre ipotesi investigative. Ci sono dei fatti nuovi e importanti di cui sono venuto a conoscenza solo in queste ultime ore. Fatti che buttano all’aria tutto quello che avevamo considerato fino a questo momento e che cambiano le carte in tavola di queste indagini. Indagini, ripeto, e non indagine perché certi fatti collegano indagini diverse. Inoltre i fatti sono collegati fra di loro da una stessa persona che ha agito in modi diversi ma con lo stesso obiettivo, ovvero compiere un crimine spietato. Non si tratta solo di truffe ma anche di omicidi. Anche qui lo ripeto, omicidi, perché le due persone trovate morte non sono decedute per morte naturale come ci voleva far credere l’omicida ma sono state uccise. Due persone innocenti e inconsapevoli di essere nelle mani di chi aveva già deciso di porre fine alla loro vita per un motivo che ancora non sappiamo. Chi ha ucciso è una persona spietata che ha assassinato a sangue freddo le persone che le avevano dato la loro amicizia oppure che le avevano chiesto un aiuto in un momento di difficoltà della loro salute. Sembra strano, ma è tornato utile anche il lavoro fatto da quel rompicoglioni del commissario aggiunto Semboloni. Nel suo rapportino ho letto delle cose interessanti che, una volta accertate, potrebbero coinvolgere lo stesso omicida in altri due casi di morte di persone decedute nelle ultime settimane. Ma ve lo dirò alla fine».
Cantagallo fece una pausa, come faceva di solito. Voleva vedere se fossero tutti attenti. I colleghi seguivano in silenzio ciò che diceva il commissario. Nessuno aveva la voglia e nemmeno osava interromperlo. Tutti attendevano di sapere i particolari che facevano pendere la bilancia dalla parte del colpevole."
«Siamo in un momento cruciale delle indagini. A costo di annoiarvi, ripeto quello che vi dico sempre da quando lavoriamo insieme e che è lo spirito col quale faccio il mio lavoro di commissario. Io rincorro un’illusione: analizzare scientificamente la scena del crimine per scoprire il colpevole. Voglio osservare e capire ogni indizio raccolto nell’indagine per comporre il “mosaico criminale” e prendere il responsabile del delitto. Questo con la collaborazione di tutti voi: nessuno escluso. Lo ripeto sempre e lo ribadisco in questa occasione. Ma perché mi rifaccio a questo concetto? Perché il “mosaico criminale” è una mia tecnica personalissima per rappresentare le azioni criminali. Tutto questo con lo scopo di farle apparire come ricostruzione di fatti accaduti, di porle in relazione fra loro e di produrre, con certi accorgimenti visivi che suscitino, con oggetti e scritte, una maggiore attenzione negli investigatori, associazioni verosimili che ci consentano di arrestare l’omicida. Se mi è concesso il termine, utilizziamo una rappresentazione artistica che utilizza il potere illusorio della composizione degli oggetti su queste lavagne per ottenere una rappresentazione molto vicina alla realtà dei fatti accaduti. Sembrano discorsi complicati ma, se ci pensate bene, stanno alla base del nostro metodo investigativo che, anche se non sarà infallibile, fino a oggi ci ha fatto sempre arrestare il colpevole. Lasciamo da parte la teoria e veniamo alla pratica. Allo stato dei fatti occorre riconsiderare le nostre ipotesi investigative. Ci sono dei fatti nuovi e importanti di cui sono venuto a conoscenza solo in queste ultime ore. Fatti che buttano all’aria tutto quello che avevamo considerato fino a questo momento e che cambiano le carte in tavola di queste indagini. Indagini, ripeto, e non indagine perché certi fatti collegano indagini diverse. Inoltre i fatti sono collegati fra di loro da una stessa persona che ha agito in modi diversi ma con lo stesso obiettivo, ovvero compiere un crimine spietato. Non si tratta solo di truffe ma anche di omicidi. Anche qui lo ripeto, omicidi, perché le due persone trovate morte non sono decedute per morte naturale come ci voleva far credere l’omicida ma sono state uccise. Due persone innocenti e inconsapevoli di essere nelle mani di chi aveva già deciso di porre fine alla loro vita per un motivo che ancora non sappiamo. Chi ha ucciso è una persona spietata che ha assassinato a sangue freddo le persone che le avevano dato la loro amicizia oppure che le avevano chiesto un aiuto in un momento di difficoltà della loro salute. Sembra strano, ma è tornato utile anche il lavoro fatto da quel rompicoglioni del commissario aggiunto Semboloni. Nel suo rapportino ho letto delle cose interessanti che, una volta accertate, potrebbero coinvolgere lo stesso omicida in altri due casi di morte di persone decedute nelle ultime settimane. Ma ve lo dirò alla fine».
Cantagallo fece una pausa, come faceva di solito. Voleva vedere se fossero tutti attenti. I colleghi seguivano in silenzio ciò che diceva il commissario. Nessuno aveva la voglia e nemmeno osava interromperlo. Tutti attendevano di sapere i particolari che facevano pendere la bilancia dalla parte del colpevole."
I gialli del commissario Cantagallo sono pubblicati in ebook e cartaceo da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia e li trovate in tutte le librerie online.
Qui sotto ci sono i link per la libreria IBS.it. Buona lettura a tutti voi.
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