Un'indagine dove il commissario Cantagallo è messo alle strette da un micidiale assassino che vuole tenere sotto scacco il poliziotto per poi compiere la mossa decisiva. Ma l'assassino non sa che anche il commissario è un abile giocatore e con sapienti mosse saprà destreggiarsi per fare l'ultima decisiva mossa. Cantagallo dovrà stare attento a come si muove e a come muoverà i suoi uomini, impegnati come su una grande scacchiera per bloccare il pericoloso omicida che semina la morte in paese. Il poliziotto dovrà muoversi bene ma dovrà saper stare anche fermo col fiato sospeso per non far prevedere le sue mosse all'omicida che lo terrà sulla corda fino all'ultimo momento. Non solo gli scacchi saranno d'aiuto a Cantagallo ma anche le sue riminiscenze scolastiche della "Divina Commedia".
Qui sotto un estratto.
"I due poliziotti in tuta blu salutarono il portiere e lasciarono il palazzo. Poco dopo erano già nell’ufficio di Cantagallo per guardare al computer le foto scattate alle pagine del libro. Il commissario aveva chiamato nel suo ufficio anche gli altri colleghi della squadra e aveva voluto che fosse Antica a vedere per prima le frasi sottolineate. L’immagine si formava piano, piano, sul video del computer che non era proprio il massimo della velocità.
Antica, ironica, commentava la lunga attesa.
«Certo, se ci fosse stata la foto di un delinquente… ci sarebbe già scappato!».
«Non ti lamentare» fece Cantagallo. «Il tuo pc va più veloce?».
«Appunto! Abbiamo dei computer che vanno a due! Prima o poi a Castronuovo si dovranno convincere a darci dei pc più potenti».
«Antica, non fare la solita polemica. Guarda piuttosto di che si tratta».
Intanto l’immagine si era formata completamente e si poteva distinguere bene di cosa si trattasse.
Antica ci pensò un po’ e poi disse sicura.
«È l’Inferno, il quinto canto. All’inizio ha sottolineato di rosso la frase: “Così discesi del cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio”. Poi c’è un’altra foto, non appena me la fa vedere» e attese un po’ prima di vederla. «Ecco, qui c’è un’altra frase sottolineata: “Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona”. Questo è quello che riesco a vedere meglio. Le annotazioni in lapis si vedono male».
«E allora?» chiedeva il commissario. «Questo è tutto quello che ci sai dire?».
«Per ora questo. Quelle frasi mi dicono poco. Mi documenterò meglio sull’argomento e spero di dirle qualcosa di più nel pomeriggio».
«Va bene, grazie. Cercherò anch’io di attingere ai miei ricordi di scuola delle superiori» e poi rivolgendosi agli altri. «Alle tre riunione di lavoro. Facciamo il punto e guardiamo di trovare questa benedetta pista investigativa».
Mentre parlava ai colleghi, dalla finestra aperta alle sue spalle penetrava un odore intenso di mangiare: di peperoni, per la precisione. Cantagallo guardò l'orologio: mancava poco a mezzogiorno e mezzo. Guardò Baccio come se dovesse dargli una spiegazione di quell’odore.
«Perché mi guarda?» gli chiese Baccio che immaginava il motivo di quell’occhiata. «Non indovino mica sempre tutti gli odori che si sentono dalla sua finestra».
«In genere sì e sai anche dire se è in arrivo la signora Faraoni con tanto di vassoio fumante» replicò subito il commissario.
Baccio si avvicinò alla finestra per odorare meglio.
«In effetti, l’ora è quella giusta della signora Faraoni, ma quest’odore di peperoni, se non sbaglio, non lo collego a nessun piatto che conosco, però è un buon odore».
I colleghi uscirono dall’ufficio e Cantagallo continuò a osservare quelle fotografie. Cercava di capire perché quelle frasi fossero state sottolineate in rosso. Dai suoi lontani studi alle superiori si ricordava che la frase “Amor, che a nullo amato amar perdona” volesse dire che l’amore non perdonava.
Antica, ironica, commentava la lunga attesa.
«Certo, se ci fosse stata la foto di un delinquente… ci sarebbe già scappato!».
«Non ti lamentare» fece Cantagallo. «Il tuo pc va più veloce?».
«Appunto! Abbiamo dei computer che vanno a due! Prima o poi a Castronuovo si dovranno convincere a darci dei pc più potenti».
«Antica, non fare la solita polemica. Guarda piuttosto di che si tratta».
Intanto l’immagine si era formata completamente e si poteva distinguere bene di cosa si trattasse.
Antica ci pensò un po’ e poi disse sicura.
«È l’Inferno, il quinto canto. All’inizio ha sottolineato di rosso la frase: “Così discesi del cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio”. Poi c’è un’altra foto, non appena me la fa vedere» e attese un po’ prima di vederla. «Ecco, qui c’è un’altra frase sottolineata: “Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona”. Questo è quello che riesco a vedere meglio. Le annotazioni in lapis si vedono male».
«E allora?» chiedeva il commissario. «Questo è tutto quello che ci sai dire?».
«Per ora questo. Quelle frasi mi dicono poco. Mi documenterò meglio sull’argomento e spero di dirle qualcosa di più nel pomeriggio».
«Va bene, grazie. Cercherò anch’io di attingere ai miei ricordi di scuola delle superiori» e poi rivolgendosi agli altri. «Alle tre riunione di lavoro. Facciamo il punto e guardiamo di trovare questa benedetta pista investigativa».
Mentre parlava ai colleghi, dalla finestra aperta alle sue spalle penetrava un odore intenso di mangiare: di peperoni, per la precisione. Cantagallo guardò l'orologio: mancava poco a mezzogiorno e mezzo. Guardò Baccio come se dovesse dargli una spiegazione di quell’odore.
«Perché mi guarda?» gli chiese Baccio che immaginava il motivo di quell’occhiata. «Non indovino mica sempre tutti gli odori che si sentono dalla sua finestra».
«In genere sì e sai anche dire se è in arrivo la signora Faraoni con tanto di vassoio fumante» replicò subito il commissario.
Baccio si avvicinò alla finestra per odorare meglio.
«In effetti, l’ora è quella giusta della signora Faraoni, ma quest’odore di peperoni, se non sbaglio, non lo collego a nessun piatto che conosco, però è un buon odore».
I colleghi uscirono dall’ufficio e Cantagallo continuò a osservare quelle fotografie. Cercava di capire perché quelle frasi fossero state sottolineate in rosso. Dai suoi lontani studi alle superiori si ricordava che la frase “Amor, che a nullo amato amar perdona” volesse dire che l’amore non perdonava.
L’amore non permetteva a nessuno che fosse amato di non amare a sua volta: chi era amato doveva riamare. Si ricordava che questa era una specie di sentenza universale in cui l’amore si affermava come amore fatale e all’amore si doveva rispondere con l’amore. Era sicuro di questa affermazione, ma gli venne un dubbio. Se l’amore di un uomo non era corrisposto che poteva accadere? E poi un altro. Se la donna amata non riamava il suo amante che succedeva?"
Il giallo "LA MOSSA DEL BARBIERE" è un giallo in ebook e cartaceo pubblicato da Cristian Cavinato della Casa editrice Cavinato Editore International di Brescia e lo potete trovare in tutte le librerie online. Qui sotto trovate i link della libreria IBS.it.
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