domenica 1 ottobre 2017

Cantagallo e gli altri davanti a un buon caffè



Cantagallo scegliendo di fare il poliziotto ha fatto una scelta di vita senza sacrificare troppo la sua famiglia e senza rinunciare ai rapporti interpersonali con le poliziotte e i poliziotti del commissariato, che per Cantagallo erano molto più importanti di qualsiasi caso investigativo da risolvere. Prima occorreva risolvere i problemi del gruppo per poter andare avanti uniti per risolvere i problemi di lavoro. Se all'interno di un gruppo non vi era unione non si poteva certo avere una condivisione di intenti per fronteggiare determinate situazioni pericolose che si potevano creare durante le indagini. Questo Cantagallo lo sapeva benissimo e con le sue colleghe e colleghi, oltre a lavorare insieme, voleva stare insieme a loro.  

Quello che segue è un estratto del nuovo giallo del commissario Cantagallo che nel 2017 è stato pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. Il giallo "FLACONI E VECCHIE RICETTE" è un'indagine di paese che si svolge a Collitondi, località toscana nelle zone del Chianti. Buona lettura!



    Appena il commissario arrivò in cima alle scale, girò sulla destra. La porta della nuova stanza da pranzo era aperta. Baccio, insieme agli altri colleghi, lo stava ad aspettare con le posate in mano e un sorriso stampato sulla faccia tonda.
    Per Cantagallo era importante non solo lavorare insieme ma anche lo stare insieme, il mettersi a tavola, il piacere di condividere con i colleghi altri aspetti della vita che a volte il lavoro ti poteva far dimenticare, ma che dovevano essere il legame per unire un gruppo e fare squadra. Lui era arrivato da pochi anni al commissariato ma gli erano bastati per conquistarsi la fiducia dei colleghi e soprattutto la loro amicizia, a cui teneva molto. Con Bandino, soprattutto, erano diventati grandi amici, frequentandosi reciprocamente con le proprie famiglie anche durante l’estate. Erano proprio gli incontri fuori ufficio, le uniche occasioni in cui Cantagallo era soddisfatto perché i colleghi non gli davano del lei ma del tu, anche se accadeva raramente. Bandino, come scusante del mancato “tu”, accampava la scusa della maledetta forza dell’abitudine.
    Il pranzo fu consumato rapidamente e poi Cappera si alzò per andare alla macchinetta a preparare il caffè per tutti. “Carmençita”, così era stata chiamata da Cantagallo la macchina a cialde che da più di un anno i colleghi della squadra avevano comprato dopo una decisione democratica. Il commissario si era astenuto perché non era un grande bevitore di caffè. Ma da quando Carmençita era arrivata nel commissariato, ogni tanto un caffè se lo concedeva anche lui. Baccio gli aveva consigliato il “Jamaica Blue Mountain”, un tipo speciale che costava molto più degli altri caffè in circolazione ma era il più buono del mondo. La sua particolare bontà era dovuta alla ricchissima varietà di aromi di cui quel particolare caffè beneficiava per oltre dieci mesi di maturazione a un’altezza di più di 2000 metri, così gli aveva spiegato Baccio. Il loro fornitore di cialde, per farsi pubblicità, glielo faceva pagare meno, anche se era un caffè che costava normalmente più di dieci euro all’etto. D’altronde, non aveva altri vizi costosi e poteva benissimo pagarsi un “Blu” di tanto in tanto. Proprio perché costava caro, Cantagallo lo prendeva raramente e lo beveva rigorosamente in una tazzina particolare. Quelle di plastica usa e getta non gli piacevano. Preferiva bere il caffè in una specie di tazzina di porcellana bianca, dalla forma del bicchierino da caffè di plastica accartocciato. Da quel momento il commissario si concedeva un “Blu” almeno una volta alla settimana e così fece anche in quel dopo pranzo.
    «Normale o Blu, commissario?» gli chiese Cappera.
    «Oggi Blu, grazie» e già pregustava il particolare sapore di quel caffè. 




Buona lettura con i gialli del commissario Cantagallo.

I gialli di Cantagallo sono in vendita anche su IBS in ebook e libro

P.S. Leggete quello che vi pare.
Ma ricordate che:
"Leggere i gialli di Cantagallo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per l'editore)".


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