Nel nuovo giallo 2017 di Collitondi del commissario Cantagallo, che è stato pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International, il poliziotto toscano è convocato in fretta e furia dal direttore di una clinica per anziani (ovvero di un ospizio per vecchi di lusso) allarmato dalla morte di una anziana degente. Il direttore Della Vecchia (è il cognome del medico) teme di perdere i degenti (paganti) che potrebbero decidere di lasciare la clinica e anche di perdere il suo posto profumatamente pagato. Il direttore vuole che l'attività del personale della clinica sia certificato dal commissario Cantagallo in modo da mettere il bollo tondo su quanto fatto dal personale medico e paramedico di Villa Paradiso. All'inizio Cantagallo si oppone ma poi, viste le insistenze del direttore, cede per senso del dovere, anche se riesce a strappare al Della Vecchia una denuncia contro ignoti per poter iniziare formalmente le indagini. Non solo il senso del dovere anima il commissario Cantagallo, ma anche qualcos'altro, in quanto la denuncia del direttore gli viene bene per giustificare col Questore Zondadari la chiamata "a vuoto" e pure di domenica della Scientifica di Castronuovo. Infatti, per un frainteso, la Scientifica è stata fatta arrivare alla clinica anche se non occorreva e Cantagallo, grazie alla denuncia del direttore, potrà giustificarne la chiamata per ragioni di procedure, eccetera eccetera.
Il giallo
è intitolato “Flaconi e vecchie ricette" e fa parte delle indagini di
paese a Collitondi.
In questo estratto che vi propongo, il commissario Cantagallo è già arrivato alla clinica con i suoi uomini e sta parlando con il direttore Della Vecchia per sapere cosa è successo.
Buona lettura e buona domenica a tutti voi.
«Andiamo per ordine. Mentre ci fa strada,
ci dica quello che è successo stasera e i particolari delle altre due persone
che sono decedute nelle due settimane precedenti, come mi accennava al telefono».
Il dottor Luciano Della Vecchia, nonostante il cognome, era un aitante ginecologo
di mezza età, alto, capelli neri a spazzola, mani grandi e affusolate come un
vero specialista del suo campo deve avere, occhiali da vista di marca e un
orologio Rolex d'acciaio e oro al polso destro, in bella evidenza. Aveva un
portamento elegante, ma da come parlava si vedeva che la vicenda non lo rendeva
tranquillo. Aveva con sé alcune cartelle cliniche e dettagliò i poliziotti di quello
che era accaduto.
La donna morta si chiamava Luigia Cancellara, ottantanove anni, nata a
Sasso Lucano in provincia di Potenza e abitava da molti anni in paese. La
signora era molto malata e da alcune settimane era sofferente per una brutta
infezione intestinale che non le dava tregua. Riceveva poche visite di parenti e
conoscenti. Aveva pochi parenti a Collitondi. L’unico che le facesse qualche
visita era il cugino Pasquale Senzanonna settantenne, anche lui originario di
Sasso Lucano. La signora Cancellara era morta per un attacco cardiaco e, con
quel corpo malandato, i medici si aspettavano da un momento all’altro che il
cuore potesse cedere, anche se proprio il cuore era stato l’unico organo che l’aveva
sostenuta fino a quel momento. Il grande caldo di quei giorni roventi di luglio
poteva aver contribuito a indebolire ulteriormente il fisico della povera donna
e a darle il definitivo colpo di grazia.
Una sorte analoga era toccata ad altre due persone che erano decedute
nelle settimane precedenti. La prima si chiamava Giuseppina Scali, novantatre
anni, di Collitondi, affetta da una grave forma di polmonite. La seconda Danilo
Donati, ottantotto anni, anche lui residente in paese, con gravi problemi ai
reni. La signora Scali e il signor Donati erano morti nel tardo pomeriggio delle
due domeniche precedenti per arresto cardiocircolatorio. In tutti e due i casi,
ad accorgersene erano state le infermiere del reparto che facevano il giro dei
pazienti per misurare la febbre pomeridiana.
«Commissario, voglio
capire cosa sta succedendo a Villa Paradiso. Tre persone morte in tre settimane
sono davvero troppe. Del resto, può essere anche colpa del gran caldo di queste
giornate afose. D’altronde la signora Cancellara non era in buone condizioni di
salute ma mi preoccupa il fatto che sia il terzo decesso in così poco tempo. Nel
contempo, però, non voglio nemmeno destare ansie ingiustificate nei nostri
ospiti e nei loro parenti».
Cantagallo notava però che il primo a essere ansioso era proprio lui. Il
direttore vedeva minacciato il buon nome della Villa Paradiso, così come gli
stanzoni della clinica che si sarebbero svuotati dei loro ospiti. I parenti non
avrebbero più pagato le costose rette di degenza, e arrivederci e grazie. Con
tutte queste dipartite poteva anche rimetterci il posto di direttore.
«Questo è quello
che è successo, commissario. Il motivo per cui l’ho chiamata, e che già le ho accennato
per telefono, è quello di stabilire con assoluta certezza che nei decessi avvenuti
vi sia l’assenza di responsabilità da parte del personale della clinica».
Ecco il motivo per cui mi ha chiamato, pensava Cantagallo. Bisognava
sgombrare il campo da eventuali dubbi che potessero mettere in cattiva luce
l'operato del personale della casa di cura. Il Della Vecchia era in ansia
perché temeva che quelle morti naturali potessero offuscare il prestigio della
clinica ma soprattutto, con il suo licenziamento, lasciargli a secco il proprio
conto corrente. E bravo, il Della Vecchia! Pure paraculo! Faceva tutta questa
manfrina perché voleva pararsi il culo da un’inchiesta o, peggio ancora, da una
denuncia dei familiari dei pazienti. Voleva che il commissario mettesse un "bollo
tondo" alla clinica per certificare la condotta professionale diligente
dei medici e delle infermiere della casa di cura. Ma Cantagallo non aveva bolli
tondi e neanche li doveva mettere.
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