Nel nuovo giallo 2017 di Castiglioni Marina del commissario Cantagallo, che è stato pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International,
il poliziotto toscano viene trasbordato sul luogo dove è stata trovata uccisa una giovane ragazza polacca. Il trasbordo avviene a tutta velocità con un gommone della Guardia Costiera. Bisogna fare in fretta perché la presenza del corpo della donna impedisce l'entrata dei turisti sulla spiaggia del bagno Nettuno. Il proprietario del Nettuno, Gianfranco Grechi, è molto preoccupato, non tanto per la sorte della ragazza, ma piuttosto per le mancate entrate dei villeggianti assetati di mare e sole. Il commissario Cantagallo viene coinvolto a forza dal maresciallo Guerra che ci vuole vedere chiaro su questa morte della ragazza. Guerra non si fida mai al cento per cento del verdetto del dottor Lanzara, il medico pressappochista del porto che si lancia in ipotesi fantasiose per giustificare la morte delle persone a Castiglioni.
Il giallo
è intitolato “La collana di ambra" e fa parte delle indagini di
mare a Castiglioni Marina.
In
questo estratto che vi propongo, il commissario Cantagallo durante il trasbordo in gommone chiede informazioni al maresciallo Tompetrini, secondo del maresciallo Guerra, su quanto accaduto per sapere cosa è successo.
Buona lettura e buona domenica a tutti voi.
Durante il tragitto, il maresciallo Tompetrini
informò Cantagallo nei minimi dettagli di quello che era successo.
Era stata trovata morta una ragazza polacca di venticinque anni di nome
Halina Dewak. Il corpo era stato trovato sulla spiaggia vicino alle cabine del
bagno Nettuno. Non c’era nessun testimone dell’accaduto. Sul momento sembrava
che la ragazza fosse morta per un’overdose di eroina perché aveva una vena del
braccio sinistro bucata e vicino al cadavere era stata trovata una siringa,
utilizzata per fare l’iniezione. Tompetrini riferì a Cantagallo quello che
sapeva della polacca uccisa. Halina lavorava come badante presso i signori
Fiorini, che abitavano in una bella villa a schiera vicino al lungomare, poco
prima del centro del paese. La ragazza puliva la casa, faceva le commissioni,
si occupava della spesa e cucinava per il signor Moreno Fiorini, poco più che ottantenne,
giovanile e autosufficiente. Lavorava lì giorno e sera. Dopo aver preparato la
cena, se ne tornava a casa di sua cugina Paulina Mazur, che abitava poco
distante da lì. Tompetrini riferì anche quello che sapeva della famiglia
Fiorini, molto conosciuta in paese. Il signor Fiorini era rimasto vedovo da
alcuni anni e aveva due figli grandi. La figlia Gloria aveva circa quaranta anni,
faceva la bidella in una scuola elementare di Rosereto e non aveva figli. Si
era sposata con Walter Tamburini, di cinque anni più vecchio di lei, che era
proprietario di un piccolo market vicino alla villa dei Fiorini e che gestiva
in proprio. Il figlio Stefano, di circa trentacinque anni, era scapolo e
lavorava come garzone nel market del cognato. Quando il market chiudeva, il mercoledì
sera e la domenica sera, faceva il tuttofare al bagno Nettuno. I Fiorini, babbo
e figli, abitavano tutti insieme. Nella villa a schiera, il signor Fiorini abitava
al primo piano, mentre la figlia Gloria col marito a piano terra. Stefano occupava
una specie di dependance, un po’ staccata dalla villa del babbo, che era stata
ricavata ristrutturando un grande capanno degli attrezzi, in mezzo al giardino.
Per la causa della morte, tutto sembrava chiaro ma il maresciallo Guerra
aveva insistito per esserne sicuro al cento per cento. Anche Tompetrini era
d’accordo e per fugare ogni dubbio occorreva un esperto di omicidi. Per questo avevano
deciso di ricorrere, come al solito, a Cantagallo. Se non si fosse trattato di
un delitto, il commissario avrebbe constatato la causa della morte della
ragazza per una overdose letale e tutto sarebbe finito lì. Nei precedenti casi
accaduti in paese di presunte morti accidentali, le indagini di Cantagallo,
richieste o meglio implorate da Guerra, avevano poi accertato che fossero dei
delitti. Visti questi precedenti, il carabiniere coi baffi voleva pararsi il
didietro col Comando di Rosereto, che al primo errore non avrebbe esitato a
spedirlo in un altro posto di mare, ma in Sardegna.
In una decina di minuti erano già al bagno Nettuno.
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