Oggi vi propongo un post di lettura che
spero vi sia gradito e che anche oggi riguarda l’ultimo caso dell’investigatore
Tombolo dal titolo è "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E
DELITTI", giallo che vi ricordo nel 2019 è stato pubblicato dalla casa editrice LFA PUBLISHER di Caivano in provincia
di Napoli.
Nel post di lettura di oggi, facciamo la conoscenza del professore
Ling Piao che va all’agenzia investigativa di Tombolo per denunciare il delitto
di due cinesi che sono stati trovati morti e bruciati in un cassonetto. Il
professore Ling Piao è un cinese cinquantenne inossidabile, celibe, tarchiato,
sguardo serio, fronte sempre aggrottata, capelli neri rasati quasi a zero,
vestito con pantaloni stretti neri, camicia nera, scarpe nere e zainetto porta
pc nero a tracolla, è un uomo intelligente e carismatico. Abita in paese dove
presiede una Fondazione cinese che ha lo scopo di promuovere gli scambi
economici, politici e culturali tra Italia e Cina. Il professore insegna la
lingua cinese all'Istituto Kong Fuzi dell'Università di Roma. È una persona di
riferimento della comunità cinese in paese ed è stimato come una persona molto
autorevole. Il professore si reca da Tombolo perché i Carabinieri in paese non
hanno voluto raccogliere la sua denuncia in quanto l’impresentabile e incapace maresciallo
Busonero si è rifiutato di ascoltarlo perché non era un parente dei cinesi trovati
morti.
Buona lettura e ricordatevi di leggere bene anche quello che c’è
scritto in fondo, non lo dico solo per me ma anche per l’Editore.
«Ieri sera,
dopo mezzanotte, ho ricevuto una telefonata perché in un cassonetto c’erano i
cadaveri bruciati di due cinesi, un uomo e una donna. Non era possibile riconoscere
i due cinesi, perché avevano il viso parzialmente sfigurato dal fuoco. La persona
che mi ha chiamato era molto impaurita e non voleva chiamare i Carabinieri.»
«Chi le ha telefonato?»
«La persona si è raccomandata di non fare
il suo nome ai Carabinieri.»
«Ascolti, professore Ling. Io non sono un
carabiniere. Mi dica chi è questa persona e io le garantisco la massima
discrezione.»
«Va bene. La persona è il signor Gong Chao,
proprietario della rosticceria.»
«Che
rosticceria?»
«La rosticceria cinese che è vicino al cassonetto
dove sono stati trovati i due cinesi. È La Pagoda a Pian di Lattaia, alla periferia
del paese, lungo la provinciale che va alla laguna dell’Osa.»
«Le ha detto altro?»
«No, ma ha detto altro il dottore Wu Shishi.»
«Chi è questo dottore Sushi?»
«Dottore Wu Shishi, non Sushi! È un mio
amico medico anatomopatologo di Pechino. Era di passaggio in paese ed era mio
ospite a cena. Gli ho spiegato la situazione. Siamo andati alla rosticceria e
il dottore Wu Shishi ha esaminato i cadaveri dei due cinesi. Ha detto che
dovevano essere giovani, poco più di vent’anni circa. Per l’effetto del fuoco,
i cadaveri erano molto caldi ed era difficile stabilire l’ora del decesso. Il
dottore Wu Shishi ha notato delle profonde ferite dietro la testa dei due
cinesi che devono essere state inferte con un oggetto pesante, così ha detto.»
«Le ferite alla testa fanno sospettare che
siano stati uccisi. Però volevo chiarirmi un altro fatto. Se i due cadaveri erano
bruciati, come può dire con certezza che fossero due cinesi?»
«Il fuoco non ha bruciato gli occhi. Il
fuoco deve essere stato acceso dentro il cassonetto. Poi l’assassino deve aver chiuso
il coperchio per paura di essere scoperto. Chiudendolo, le fiamme si sono
spente, non bruciando completamente il viso.»
«Il dottore Sushi è proprio sicuro di
questo?»
«Abbastanza sicuro, ma è dottore Wu Shishi,
non Sushi!»
«Quando avete aperto il cassonetto, è
uscito parecchio fumo?»
«No, il fumo è uscito quando il cassonetto
è stato aperto per buttare via i rifiuti, così ha detto il signor Gong Chao.»
«I due cinesi avevano dei documenti? Degli
effetti personali per riconoscerli?»
«No, per quello che ha visto il dottore Wu
Shishi. Ha fatto sollevare i corpi da due camerieri e poi ha cercato nei
vestiti che i due cinesi avevano addosso. Non ha trovato niente.»
«Chi ha ucciso i due cinesi non ha voluto
che fossero identificati. Ha portato via i documenti e ha voluto bruciare i
corpi per impedirne il riconoscimento. Lei è a conoscenza di persone cinesi
scomparse in questi giorni, diciamo nell’ultima settimana?»
«Che
io sappia, no. Ma non sono sempre informato sulle persone cinesi che vivono in
paese.»
«Le cose si complicano. Sento odore di
bruciato.»
«Ha detto così anche il dottore Wu Shishi
quando ha aperto il cassonetto. Forse i miei abiti puzzano sempre di odore di bruciato?»
«No, professore Ling. È un modo di dire. Trattandosi
di un delitto, doveva essere denunciato subito ai Carabinieri.»
«È quello che ho fatto. Ieri notte ho
telefonato ai Carabinieri. Quelli però hanno detto che era troppo tardi.»
«Per forza, dovevano buttare giù dal letto
il maresciallo Busonero!»
«Mi hanno detto che dovevo passare
stamattina. Per la notte bastava che il coperchio del cassonetto fosse chiuso. Mi
sono messo d’accordo con il signor Gong Chao. Abbiamo fatto spostare il
cassonetto dietro la rosticceria e lo abbiamo fatto chiudere con una catena lunga
e un lucchetto. Stamani, prima di venire qui, sono andato dai Carabinieri.»
«Allora, come mai è venuto da me? I
Carabinieri devono indagare bene in questo delitto e devono porsi parecchie
domande.»
«Il maresciallo Busonero, invece, ha fatto
una sola domanda ma a me. Lo sa cosa mi ha domandato?»
«Non lo so, professore Ling.»
«Detective Tombolo, è una domanda retorica.»
«Vada avanti, professore.»
«Mi ha domandato se fossi un parente dei due
cinesi. Quando gli ho detto di no, ha strappato la denuncia e l’ha buttata nel
cestino. Lo sa perché lo ha fatto?»
«Non lo so.»
«È una domanda retorica come quella di prima,
detective!»
«Professore, ha rotto con questa domanda
retorica! Vada avanti senza fare più domande. Qui le domande le faccio solo io.
Allora, perché?»
«Perché non sono un parente dei due cinesi
morti. Senza documenti e con i cadaveri bruciati non si può stabilire con
certezza chi siano i due cinesi.»
«Quel Busonero non ha tutte le ragioni ma
ciò non di meno non ha tutti i torti. Se andiamo a spaccare il capello, obiettivamente,
dobbiamo prendere atto che lei, professore Ling, non ha alcun titolo per denunciarne
la morte.»
«Qui non si tratta di spaccare il capello,
detective Tombolo, ma di fare funzionare la macchina della Giustizia.»
«Professore, è un modo di dire! Rimaniamo
sul punto della questione. Lei ha detto che non li conosce, non sa chi siano.
Francamente è un po’ poco per uno come Busonero. Lui ci si è aggrappato e ha sbolognato
l’indagine.»
«Busonero non si è aggrappato alla mortadella
di Bologna, detective Tombolo!»
«Professore Ling, è un altro modo di dire!
Sbolognare vuol dire liberarsene, lasciare perdere, infischiarsene, fregarsene.»
«Proprio così, se ne è fregato. Ha concluso
dicendo che per il momento faceva portare i due cadaveri all’obitorio comunale
e li teneva lì per almeno una settimana. Poi, se nei prossimi giorni qualche
familiare cinese si fosse presentato a sporgere regolare denuncia sulla morte dei
due cinesi, solo in quel caso, avrebbe preso in considerazione la loro denuncia.
A patto però che i querelanti provino la loro parentela con le vittime. Busonero
ha detto che per principio non accettava le denunce fatte dagli stranieri perché
potrebbero essere non attendibili. Potrebbero fare denunce false per mettere a rischio
la stagione turistica e compromettere l’arrivo dei turisti.»
«Con disastrose ricadute sui mancati
incassi della centralissima pensione Villa Gina di proprietà della moglie del
sindaco. E del cui sindaco è fraterno
amico il maresciallo Busonero» concluse Tombolo.
«La pensione Villa Gina non può fermare la
Giustizia!»
«Questo è l’andazzo in paese da parecchio
tempo.»
«Anche lei la pensa come me.»
«Vediamo se indovino pure come la pensa quella
gran mente fina di carabiniere a
proposito dei due cinesi morti. Per Busonero, si tratta sicuramente di un
classico caso di omicidio-suicidio, come tanti altri in Italia di questi tempi.»
«Proprio così. Il maresciallo Busonero ha detto
che si è trattato di un omicidio-suicidio a sfondo passionale e mi ha spiegato
la sua versione dei fatti.»
«Sentiamo, sono curioso.»
Questo e non solo questo è "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E
DELITTI" il giallo dei casi della costa dell'investigatore Tombolo
che è stato pubblicato da Lello Lucignano della LFA Publisher di
Caivano (Napoli).
Questo ma non solo questo sono i gialli
dell’investigatore Tombolo perché come ha detto una mia lettrice: “Oltre il
giallo c’è molto di più.” Cosa aspettate a leggere il giallo dell’investigatore
Tombolo?
Il
giallo è in vendita a Napoli alla libreria "Io ci
sto", zona Vomero in via Cimarosa, e alla "Feltrinelli
Express", in piazza Garibaldi presso la Stazione Centrale.
P.S. Leggete quello che vi pare.
Ma ricordate sempre che:
"Leggere il giallo di Tombolo non è un dovere
"Leggere il giallo di Tombolo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per
l'editore)".
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