Anche oggi continuano i post di lettura che spero vi siano graditi
e che anche oggi riguarda l’ultimo caso dell’investigatore Tombolo dal titolo è "UNA FILASTROCCA DI CRIMINI E DELITTI", giallo
che vi ricordo nel 2019 è stato pubblicato dalla casa editrice LFA PUBLISHER di Caivano in provincia
di Napoli.
Nel post di lettura di oggi, facciamo la conoscenza degli amici
del bar “Cannon d’oro” con cui l’investigatore Tombolo gioca a scopone il
lunedì sera, investigazioni permettendo. Non dico altro per non turbare l’atmosfera.
Buona lettura.
Anche
quel lunedì, come tutti i lunedì sera che Dio metteva in
terra, ore nove, bar Cannon d’oro, tavolo verde, Tombolo in postazione Sud, scopone
scientifico, dieci carte a testa e tutti contro tutti. Il resto del quartetto
dei giocatori era quello di sempre: il parroco don Serafino Pallavicino, il
farmacista Domizio Vitelli dell’omonima farmacia in cima a via del Grottino e
il pasticciere Sabino Galatolo della pasticceria in piazza del Comune. La
disposizione dei giocatori intorno al tavolo verde era consolidata da tempo e
immutabile. Era in senso orario rispetto alla postazione Sud di Tombolo,
nell’ordine: parroco a Ovest, farmacista a Nord di fronte a Tombolo,
pasticciere a Est di fronte al parroco. I tre erano dei quarantenni più o meno dell’età
di Tombolo. ll parroco era un tipico prete di campagna, però mingherlino,
basso, capelli neri corti brizzolati, occhiali e tonaca nera fino ai piedi,
guardava raramente negli occhi spostando lo sguardo sempre in alto anche quando
diceva la messa, saggio e giudizioso fin da piccolo, era il padre spirituale del terzetto. Il
farmacista, invece, era un tipo molto distinto, sempre con giacca e cravatta,
di statura normale e corporatura normale, capelli castani portati all’indietro
con un’ampia stempiatura, dove trovavano posto gli occhiali da vista con una
montatura griffata, ragionatore e razionale fino al midollo, era la testa fina dei tre. Il pasticciere era
il più grassoccio, il più basso, il più biondiccio, il più tranquillo e il più
simpatico del terzetto, anche lui con occhiali in dotazione ma vestito in modo
più informale con jeans e giubbotto. Con il suo sorriso stampato sempre sul
viso tondo, non era capace di arrabbiarsi o di intristirsi. Aveva sempre la
battuta pronta per sdrammatizzare senza cadere nel ridicolo, oppure un gesto
consolatorio per sostenere chi ne avesse bisogno senza cadere nell’ipocrisia, affabile
e gioviale da sempre, era lo psicologo di
sostegno del terzetto. Prendevano posto in un punto appartato del locale che
Alvise riservava al quartetto per la giocata settimanale. Era un punto
particolare, dove Alvise faceva sedere solo i migliori clienti. Anche lì sul
muro campeggiava, a lettere piccole sempre blu e in corsivo, un’altra frase
leopardiana rimaneggiata.
Così tra questa umanità
s'annega il pensier mio
Al bancone rimaneva solo Debora per servire
i clienti. Alvise si dava irreperibile per almeno un paio d’ore siccome si
voleva gustare la partita.
Mentre giocavano, il terzetto si mise a
chiedere a Tombolo notizie fresche di fattacci accaduti, perché in paese giravano
delle voci che fossero stati trovati due cinesi morti bruciati in un cassonetto
nel piazzale della rosticceria La Pagoda. Tombolo tergiversò e poi, col
continuare delle loro insistenze, si decise a riferire qualcosa, anche perché
gli avrebbero rotto le scatole finché non si fosse sbottonato sulla vicenda.
«Mettiamo il caso che così fosse, giusto
come caso ipotetico.»
«Dio bono, me l’ha detto Virgilio quando
stasera è venuto a comprare il lassativo Falqui!» fece il farmacista.
«Ah-a! Meno male che gli avevo detto di non
dirlo a chicchessia!»
«E che siamo chicchessia, noi?»
«Domizio, capiamoci. Era per dire che
preferivo dirvelo io di persona, semmai. Tutto qui. Comunque, io non vi posso
dire niente di dettagliato per motivi deontologici e per la privacy del cliente
che mi ha incaricato di svolgere questo delicatissimo, ripeto delicatissimo, caso.
Forse, ripeto forse, se i fatti di cui mi occupo fossero talmente conclamati e
di dominio pubblico, forse, ripeto un’altra volta forse, solo allora potrei
fornirvi dei dettagli. Ma in quale ottica?»
«Ah, io conosco solo l’Ottica del Dalmazzi in
piazza del Comune. Una buona ottica e non fa dei prezzi esagerati» rispose tranquillo
il farmacista.
«Ma non quell’ottica, Domizio! Nell’ottica che potreste aiutarmi a risolvere il
caso, beninteso nell’interesse del mio stesso cliente.»
I
tre, parroco, farmacista e pasticciere, erano persone perbene, semplici e riservate
che, anche se fossero state informate nei particolari da Tombolo di quello che
faceva nelle investigazioni della sua agenzia, non le avrebbero riferirete a
nessuno. Il parroco volle dare il suo contributo.
«Forse ti potrei aiutare io, Marino, con l’intercessione della Santa
Misericordia, ma di cinesi nella mia chiesa se ne vedono talmente pochi. Ma se
per caso riesco a sapere qualcosa, te lo dirò senz’altro. Se penso a quei due
poveri cristi morti ammazzati e pure bruciati, mi si stringe il cuore. Dio li
abbia in gloria, amen.»
«Amen» ripeterono gli altri al tavolo,
compreso Alvise che guardava.
«E pure strangolati» aggiunse Tombolo.
«Strangolati?» inorridì il pasticciere.
«Sì,
Sabino. Me lo ha detto Rossella. Le ho fatto analizzare i cadaveri all’obitorio
e ne è sicura al cento per cento. Morte per strangolamento simulando una specie
di omicidio-suicidio. Qualcuno ha voluto fare il furbo ma non c’è riuscito. Poi
hanno dato fuoco ai cadaveri per attirare maggiormente l’attenzione sul
fattaccio oppure per depistare le indagini.»
«Una cosa così, se non sbaglio, non era mai
accaduta in paese» riprese il pasticciere. «Un delitto efferato e terribile,
che è costato la vita di due poveri cinesi giunti in Italia per guadagnarsi da
vivere onestamente ma che hanno trovato l’inganno della morte dietro l’angolo»
chiosò.
«Sabino, tu sei sempre troppo
melodrammatico» replicò il farmacista. «Evidentemente, quei due cinesi dovevano
avere la coscienza sporca se sono stati ridotti in quelle condizioni che ha
detto Marino.»
S’inserì il barista che quando si trattava
di vicende oltre frontiera si lambiccava il cervello su intrighi di spie russe
e di spionaggio sovietico.
«Depistaggio? Che è un caso internazionale,
Marino? Di sicuro ci sono di mezzo i servizi russi. Quando c’è qualche casino
nel mondo ci sono sempre di mezzo loro con le loro spie. Altro che gli
americani…»
«Alvise, non fare la tua solita presa di
posizione sui russi cattivi e americani buoni. Che sia un caso internazionale
ancora non lo so ed è troppo presto per dirlo. Che ci siano di mezzo i servizi
russi nemmeno. Senz’altro, i due cinesi sono stati fatti fuori in modo
esemplare da dei professionisti e non posso dirvi di più.» Poi si rivolse al
farmacista. «Dài, Domizio, muoviti che tocca a te.»
Il dottor Vitelli prese la palla al balzo e
intervenne facendo una domanda impertinente a Marino.
«E te quando ti muovi?»
«Io? Ho già giocato il fante di picche.»
«Appunto, carta sbagliata. Devi giocare la
donna di cuori. La tua Rossella quando te la sposi?»
«Domizio, ma come faccio…»
La domanda fece drizzare le orecchie del
parroco Pallavicino che interruppe Marino, prese la palla e la schiacciò.
«Un mese, dico un mese, e con i nuovi
sistemi informatici del Vaticano siete sposati in un amen. Per il tuo caso
particolare si può anche fare la procedura Sposi
Light con solo tre giorni di preparazione matrimoniale e uno sconto del cinquanta
per cento sul costo della cerimonia in chiesa che…»
«Serafino non ti ci mettere anche te con
questa storia. La faccenda sapete come sta e non la voglio ripetere! Almeno
quando giochiamo, fatemi giocare tranquillo e in santa pace. Domizio,
muoviti! Butta la carta!»
Questo ma non solo questo sono i gialli
dell’investigatore Tombolo perché come ha detto una mia lettrice: “Oltre il
giallo c’è molto di più.” Cosa aspettate a leggere il giallo dell’investigatore
Tombolo?
Il giallo è in vendita a
Napoli
alla libreria "Io ci sto", zona Vomero in via Cimarosa,
e alla "Feltrinelli Express", in piazza Garibaldi presso la
Stazione Centrale.
P.S. Leggete quello che vi pare.
Ma ricordate sempre che:
"Leggere il giallo di Tombolo non è un dovere
"Leggere il giallo di Tombolo non è un dovere
ma è un piacere per l'autore (e per
l'editore)".
Nessun commento:
Posta un commento