Cantagallo
e il Questore Zondadari erano delle persone completamente diverse. Il Questore citava sempre delle frasi latine, all’inizio o alla fine d’ogni discorso, pur sapendo che facevano imbestialire il nostro commissario.
Parlava sempre in italiano corretto e in un modo molto forbito e cattedratico
perché era nato nella città di Castronuovo, dove, a suo dire, si parlava e si
scriveva il vero italiano. Non quella sorta di dialettaccio strascicato,
sgrammaticato e volgare, che parlava il commissario e tutti gli uomini della
sua squadra. Il commissario amava i proverbi, in particolare quelli
toscani, perché erano il frutto semplice della saggezza antica dei nostri nonni
e facevano parte del patrimonio di una cultura popolare che non doveva essere
dimenticata. Non parlava in dialetto. Solo un piccolo accenno di dialetto, ma
era nella natura umana di ogni toscano. Non sopportava il latino che gli propinava il Questore durante i loro colloqui.
Cantagallo era fermamente convinto che in ogni frase latina fosse
nascosto il vero significato delle cose, mentre in ogni proverbio si
nascondesse una piccola verità.
Nessun commento:
Posta un commento