Buon sabato e ben ritrovati nel consueto appuntamento settimanale con la lettura degli estratti dei gialli del commissario Cantagallo.
Questa volta, il
commissario Cantagallo, nel giallo "Lo sguardo nel buio", è alle prese
con una brutta storia dove un cieco è stato ucciso dopo una rapina
andata male, come il poliziotto pensa all'inizio. Però la crudeltà
dell'omicidio è tale e tanta che Cantagallo è propenso a spostare la
bilancia verso un'altra pista che ancora non ha individuato, ma sa che
deve esistere per forza. Dello stesso avviso non sono i due alti
dirigenti della Questura di Castronuovo (il vicario Bonadonna e il
Questore Zondadari) che hanno in testa tutta un'altra ipotesi
investigativa, come al solito, non supportata da prove e che porta
direttamente all'insabbiamento del caso. Ma perché? I due dirigenti non
vogliono far accendere i riflettori su questa brutta vicenda per non
turbare l’opinione pubblica cittadina. Anzi vogliono che le luci si
spengano e che sia abbassato il sipario. Il delitto potrebbe nuocere
all’immagine di Castronuovo e soprattutto alle prenotazioni delle camere
del “Pio Albergo del Pellegrino”. L’albergo, gestito dalla reverenda
madre Maria Clementina, è in attesa dei congressisti per il convegno
dell’Unione Ciechi che si terrà in città per la tre giorni castrese. Per
colpa del delitto, le prenotazioni potrebbero essere annullate e il
convegno disertato con grande rammarico del presidente Occhionero, amico
del Questore. Zondadari, sollecitato dal presidente e imbeccato dal
vicario, vuol mettere a tacere l’eco dell’omicidio del cieco archiviando
l’indagine come un delitto compiuto dalle fantomatiche “furie gialle”.
Ma in paese non si erano mai viste queste "furie gialle". Cantagallo,
arnmato di santa pazienza, si prepara mentalmente ad ascoltare i
discorsi preliminari del vicario per poi recarsi alla riunione col
Questore.
Il giallo è stato pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International
in e-book e cartaceo.
P.S. Mi raccomando, comprate, comprate, comprate e fate comprare i gialli del commissario Cantagallo perché "leggere gratis il blog" è bene ma "leggere tutto il libro" è meglio, per l'editore e per l'autore!
Buona lettura a tutti voi.
Anche in questo appuntamento batto l'articolo a proposito del
giallo "LO SGUARDO NEL BUIO", il giallo corto ambientato a Collitondi che è stato
trasmesso in un adattamento radiofonico a RADIO 3 NETWORK
giallo "LO SGUARDO NEL BUIO", il giallo corto ambientato a Collitondi che è stato
trasmesso in un adattamento radiofonico a RADIO 3 NETWORK
di Poggibonsi nel febbraio 2012,
grazie alla voce della bravissima speaker Simona Grossi Landi,
a cura della gentile ideatrice Claudia Giammaria e del mitico dj Mirco Roppolo.
grazie alla voce della bravissima speaker Simona Grossi Landi,
a cura della gentile ideatrice Claudia Giammaria e del mitico dj Mirco Roppolo.
Il giallo è stato pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International
in e-book e cartaceo.
P.S. Mi raccomando, comprate, comprate, comprate e fate comprare i gialli del commissario Cantagallo perché "leggere gratis il blog" è bene ma "leggere tutto il libro" è meglio, per l'editore e per l'autore!
Buona lettura a tutti voi.
" Salì le scale che lo portavano al piano degli uffici del vicario e del Questore. A quell’ora il resto degli impiegati era in pausa pranzo e in Questura rimanevano solo poche persone. Arrivato al piano, aprì una porta di vetro smerigliato e iniziò a percorrere il lungo corridoio dove, in fondo, c’era l’ufficio di Zondadari. I suoi passi rimbombavano nel silenzio di quello stanzone e non passarono inosservati all’orecchio ben allenato del vicario che lo aspettava al varco nel suo bugigattolo.
«Commissario? Commissario Cantagallo? È lei? Si avvicini, Cantagallo, che le devo parlare un minuto» fece la voce mielosa di Bonadonna da dietro la porta lasciata aperta del suo ufficio.
Il commissario, consapevole del doppio appuntamento pomeridiano, si avvicinò alla porta del vicario come un malfattore medievale si avvicinava al ceppo della gogna.
«Vicario, buonasera» disse asciutto Cantagallo, accennando un gesto di saluto con la mano e tentando di entrare nella stanza. Non fece nemmeno in tempo a sollevare il piede che fu subito fermato sulla soglia.
«Buonasera, egregio commissario Cantagallo. No, rimanga pure lì, tanto non la trattengo più di un minuto. Il signor Questore la sta aspettando ed è un po', come si dice in questi casi, infervorato. Ma lo si può capire, dopo la lavata di testa di ieri del dottor Fontanarosa!».
«Di che “lavata” si tratta, vicario?».
«Si tratta della telefonata che il Sostituto Procuratore Fontanarosa ha fatto al signor Questore Zondadari dopo che lo stesso Procuratore era stato chiamato al telefono dal presidente Occhionero».
«Ah, ecco, quell’Occhionero…».
Ecco la spiegazione dell’occhio nero, pensò subito Cantagallo. Non si trattava dell’effetto di un cazzotto in faccia, ma del Presidente dell’Unione Ciechi della Val Marna.
Intanto Bonadonna proseguiva il suo sermone.
«Il presidente Occhionero dell’Unione Ciechi non "ci vedeva" dalla rabbia per il delitto di quel cieco ucciso a Collitondi. Era furibondo. Per non parlare dei quotidiani locali di stamani mattina. È in ballo la reputazione dell’intera Questura. I fatti sono noti e non possiamo perdere la faccia davanti a un’opinione pubblica che reclama i colpevoli. Purtroppo c’è stata una fuga di notizie. Certi particolari sono stati carpiti da dei giornalisti da strapazzo che ne hanno approfittato per titolare a nove colonne. Siamo alla gogna! Un episodio come tanti altri non può mettere alla berlina la Questura di questa città. Allora dobbiamo anticipare gli eventi e le anticipo che il signor Questore le comunicherà che il caso è risolto».
Cantagallo ascoltava pazientemente e fra sé rimuginava. Il caso risolto?! E da chi?! Non c’era nemmeno uno straccio di una prova che fosse una per accusare qualcuno! Era sempre la solita storia. Garçia, il vicario, per i casi criminali di cui non sapeva dove andare a prendere il bandolo della matassa, elaborava delle pittoresche soluzioni che non avevano alcun fondamento. Poi le forniva su un fogliettino di carta a Zorro, il Questore, che puntualmente le ripeteva a mente o le leggeva di soppiatto a Cantagallo durante le riunioni.
Garçia fece una pausa studiata: era il preludio alla formulazione della soluzione di quel caso.
Cantagallo dissimulò una certa tensione e trattenne il fiato, anche perché, se l’avesse preso, l’avrebbe usato per mandare il vicario a quel paese.
«Tutto è chiaro come il sole, commissario. In questa vicenda non c’è alcun lato oscuro. In questo delitto non c’è nessuna zona d’ombra. L’uomo è stato ucciso per una malaugurata coincidenza e niente più. La sua unica colpa è stata quella di passare di lì per puro caso. Si è trovato nel mezzo a una resa dei conti fra bande rivali della purtroppo nota malavita cinese che imperversa a Collitondi e in tutta la provincia. Gli ematomi sul corpo del cieco sono i chiari segni dei colpi di karatè ricevuti dalla vittima. Colpi mortali sferrati dai micidiali aggressori delle purtroppo note “furie gialle”, che ben conoscono le arti marziali orientali. La loro ferocia è stata fatale per quel povero malcapitato. Ormai quei criminali avranno già lasciato il paese e saranno chissà dove. Noi della Questura archivieremo questo caso come “crimine maturato negli ambienti della malavita cinese commesso da ignoti criminali orientali che sono espatriati sfuggendo alle maglie dell’Interpol” e niente più».
Il commissario non parlava e il vicario continuava.
«La situazione, lo capisce anche lei, è da prendere con le molle. Malavita cinese, regolamento di conti fra bande rivali e uno sfortunato cittadino che ci rimette la pelle. Però non bisogna creare allarmismi. Si è perpetrato un delitto dai contorni oscuri, e abbiamo il sacrosanto dovere di fare sentire la nostra voce per rassicurare l’opinione pubblica. Dobbiamo intervenire, indicare i colpevoli, senza però allarmare le popolazioni, anzi cercando di sdrammatizzare quello che è avvenuto. Un limpido esempio di tale modo di comportarsi ci viene dai nostri saggi predecessori della Roma antica. I Romani castigavano i pericolosi mori addirittura ridendoci sopra e dicevano nella loro lingua latina: “Castigat ridendo mores”, frase che certamente conoscerà anche lei».
Il commissario annuiva muovendo il capo ritmicamente, come quei canini finti che si vedono dietro il lunotto delle auto. Non credeva alle sue orecchie sentendo la valanga di bischerate che stava dicendo Bonadonna. Ma non volle controbattere in quella sede. L’avrebbe fatto dopo nell’ufficio del Questore, come faceva sempre. Non poteva perdere tempo e parole con quella specie di brutta controfigura d’impiegato ministeriale.
Intanto il vicario proseguiva, non curante delle frasi latine che diceva a casaccio di cui non conosceva il significato e nemmeno capiva il senso.
«E poi i nostri cittadini devono sapere che se accade un crimine: “Sine qua non”, ovverosia “Siamo qua noi”, come dicevano i latini e anche il signor Questore. Ora, la devo salutare. Si sbrighi, commissario, perché è già in ritardo. Buonasera» e concluse, sollecitandolo ad andare con il gesto delle mani.
«Buonasera» salutò asciutto il commissario. Girò il sedere e si diresse verso la riunione col Questore.
Il vicario nello spazio di cinque minuti era riuscito a fare il record di frasi della Roma antica dette a casaccio: aveva messo a segno una doppietta che lo collocava degnamente fra i più titolati personaggi della Roma calcistica, antica e moderna, del calibro di Dino Da Costa, Roberto Pruzzo e Francesco Totti. Se non fosse stato per la sua età fuori quota sarebbe già stato convocato dal “Pupone” per far parte della “Roma Virtus”. "
«Commissario? Commissario Cantagallo? È lei? Si avvicini, Cantagallo, che le devo parlare un minuto» fece la voce mielosa di Bonadonna da dietro la porta lasciata aperta del suo ufficio.
Il commissario, consapevole del doppio appuntamento pomeridiano, si avvicinò alla porta del vicario come un malfattore medievale si avvicinava al ceppo della gogna.
«Vicario, buonasera» disse asciutto Cantagallo, accennando un gesto di saluto con la mano e tentando di entrare nella stanza. Non fece nemmeno in tempo a sollevare il piede che fu subito fermato sulla soglia.
«Buonasera, egregio commissario Cantagallo. No, rimanga pure lì, tanto non la trattengo più di un minuto. Il signor Questore la sta aspettando ed è un po', come si dice in questi casi, infervorato. Ma lo si può capire, dopo la lavata di testa di ieri del dottor Fontanarosa!».
«Di che “lavata” si tratta, vicario?».
«Si tratta della telefonata che il Sostituto Procuratore Fontanarosa ha fatto al signor Questore Zondadari dopo che lo stesso Procuratore era stato chiamato al telefono dal presidente Occhionero».
«Ah, ecco, quell’Occhionero…».
Ecco la spiegazione dell’occhio nero, pensò subito Cantagallo. Non si trattava dell’effetto di un cazzotto in faccia, ma del Presidente dell’Unione Ciechi della Val Marna.
Intanto Bonadonna proseguiva il suo sermone.
«Il presidente Occhionero dell’Unione Ciechi non "ci vedeva" dalla rabbia per il delitto di quel cieco ucciso a Collitondi. Era furibondo. Per non parlare dei quotidiani locali di stamani mattina. È in ballo la reputazione dell’intera Questura. I fatti sono noti e non possiamo perdere la faccia davanti a un’opinione pubblica che reclama i colpevoli. Purtroppo c’è stata una fuga di notizie. Certi particolari sono stati carpiti da dei giornalisti da strapazzo che ne hanno approfittato per titolare a nove colonne. Siamo alla gogna! Un episodio come tanti altri non può mettere alla berlina la Questura di questa città. Allora dobbiamo anticipare gli eventi e le anticipo che il signor Questore le comunicherà che il caso è risolto».
Cantagallo ascoltava pazientemente e fra sé rimuginava. Il caso risolto?! E da chi?! Non c’era nemmeno uno straccio di una prova che fosse una per accusare qualcuno! Era sempre la solita storia. Garçia, il vicario, per i casi criminali di cui non sapeva dove andare a prendere il bandolo della matassa, elaborava delle pittoresche soluzioni che non avevano alcun fondamento. Poi le forniva su un fogliettino di carta a Zorro, il Questore, che puntualmente le ripeteva a mente o le leggeva di soppiatto a Cantagallo durante le riunioni.
Garçia fece una pausa studiata: era il preludio alla formulazione della soluzione di quel caso.
Cantagallo dissimulò una certa tensione e trattenne il fiato, anche perché, se l’avesse preso, l’avrebbe usato per mandare il vicario a quel paese.
«Tutto è chiaro come il sole, commissario. In questa vicenda non c’è alcun lato oscuro. In questo delitto non c’è nessuna zona d’ombra. L’uomo è stato ucciso per una malaugurata coincidenza e niente più. La sua unica colpa è stata quella di passare di lì per puro caso. Si è trovato nel mezzo a una resa dei conti fra bande rivali della purtroppo nota malavita cinese che imperversa a Collitondi e in tutta la provincia. Gli ematomi sul corpo del cieco sono i chiari segni dei colpi di karatè ricevuti dalla vittima. Colpi mortali sferrati dai micidiali aggressori delle purtroppo note “furie gialle”, che ben conoscono le arti marziali orientali. La loro ferocia è stata fatale per quel povero malcapitato. Ormai quei criminali avranno già lasciato il paese e saranno chissà dove. Noi della Questura archivieremo questo caso come “crimine maturato negli ambienti della malavita cinese commesso da ignoti criminali orientali che sono espatriati sfuggendo alle maglie dell’Interpol” e niente più».
Il commissario non parlava e il vicario continuava.
«La situazione, lo capisce anche lei, è da prendere con le molle. Malavita cinese, regolamento di conti fra bande rivali e uno sfortunato cittadino che ci rimette la pelle. Però non bisogna creare allarmismi. Si è perpetrato un delitto dai contorni oscuri, e abbiamo il sacrosanto dovere di fare sentire la nostra voce per rassicurare l’opinione pubblica. Dobbiamo intervenire, indicare i colpevoli, senza però allarmare le popolazioni, anzi cercando di sdrammatizzare quello che è avvenuto. Un limpido esempio di tale modo di comportarsi ci viene dai nostri saggi predecessori della Roma antica. I Romani castigavano i pericolosi mori addirittura ridendoci sopra e dicevano nella loro lingua latina: “Castigat ridendo mores”, frase che certamente conoscerà anche lei».
Il commissario annuiva muovendo il capo ritmicamente, come quei canini finti che si vedono dietro il lunotto delle auto. Non credeva alle sue orecchie sentendo la valanga di bischerate che stava dicendo Bonadonna. Ma non volle controbattere in quella sede. L’avrebbe fatto dopo nell’ufficio del Questore, come faceva sempre. Non poteva perdere tempo e parole con quella specie di brutta controfigura d’impiegato ministeriale.
Intanto il vicario proseguiva, non curante delle frasi latine che diceva a casaccio di cui non conosceva il significato e nemmeno capiva il senso.
«E poi i nostri cittadini devono sapere che se accade un crimine: “Sine qua non”, ovverosia “Siamo qua noi”, come dicevano i latini e anche il signor Questore. Ora, la devo salutare. Si sbrighi, commissario, perché è già in ritardo. Buonasera» e concluse, sollecitandolo ad andare con il gesto delle mani.
«Buonasera» salutò asciutto il commissario. Girò il sedere e si diresse verso la riunione col Questore.
Il vicario nello spazio di cinque minuti era riuscito a fare il record di frasi della Roma antica dette a casaccio: aveva messo a segno una doppietta che lo collocava degnamente fra i più titolati personaggi della Roma calcistica, antica e moderna, del calibro di Dino Da Costa, Roberto Pruzzo e Francesco Totti. Se non fosse stato per la sua età fuori quota sarebbe già stato convocato dal “Pupone” per far parte della “Roma Virtus”. "
Nessun commento:
Posta un commento