In questo fine settimana si conclude la saga degli assaggi dei gialli del commissario Cantagallo per i 10 anni di indagini del poliziotto toscano.
Nel primo appuntamento domenicale voglio farvi leggere le pagine dei gialli della prima serie che furono pubblicati da Antonio Lalli della Lalli Editore di Poggibonsi incominciando dal primo giallo pubblicato nel 2007 e che è intitolato "Dentro un vicolo cieco".
Il giallo si svolge a Collitondi dove un tortuoso vicolo cieco nel centro del paese diventa il teatro di oscuri delitti che rischiano di rimanere impuniti per assenza di testimoni. Nessuno ha visto nulla, nessuno sospetta qualcosa ma qualcosa è avvenuto fra le strette mura di quel torbido vicolo dove alcuni muratori di nazionalità straniera sono stati barbaramente uccisi. Il Questore non ne vuole sapere di quella faccenda che gli procurerà solo grattacapi e niente gloria perché è un'indagine di quel paesello di morti di fame che tanto disprezza. Allore decide di ricevere il commissario in Questura per insabbiare le indagini e condurle su un nulla di fatto. Cantagallo se lo immagina ed è già pronto a ribattere punto su punto col Questore.
Buona lettura e buona domenica a tutti voi.
P.S. Non mi nascondo dietro a un dito: "Comprate, comprate, comprate i gialli del commissario Cantagallo, in ebook e cartaceo. E mi raccomando passate parola!".
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Armatosi, come sempre, di santa pazienza si avviò verso l’ufficio del Questore, pronto a sorbirsi l’ennesimo sproloquio del suo capo.
Arrivato alla porta dell’ufficio trovò un campanello diverso, ma molto simile a quello del vice Questore. Il campanello era, però, molto più grande e d’ottone, invece che piccolo e di plastica. Sempre l’apposito display, visualizzava anche se il Questore era impegnato in una telefonata, in una videoconferenza oppure navigava su Internet.
Era degno senz’altro del migliore gabinetto pubblico al Grand Hotel.
La lucina, anche qui, era verde, poteva entrare.
Suonò e aprì la porta.
«Avanti! Entri commissario, entri pure.»
Il commissario Cantagallo stavolta varcò la porta ed entrò.
«Si sieda. Mi deve raccontare un sacco di cose, a proposito di quel delitto dell’albanese e poi mi deve dare anche delle spiegazioni. Prima di tutto iniziamo da questa qua» disse il Questore, mentre faceva vedere a Cantagallo la prima pagina del quotidiano locale “Il Corriere di Castronuovo”.
Il giornale castrese titolava così a tre colonne:
IL CORRIERE DI CASTRONUOVO
Muratore albanese ucciso a Collitondi:
la Questura mette i posti di blocco... per quattro gatti!
L’articolo era firmato dal giornalista Battista Mazza che, fra le altre cose, era anche il cugino del capitano della contrada Porta Nuova, secolare e acerrima avversaria di quella del Gavone, di cui era capitano il Questore, nel famosissimo Palio dei somari di Castronuovo. Il Palio si correva due volte l’anno nel periodo estivo e fra preparativi e festeggiamenti travolgeva tutto e tutti, Questore compreso.
Il commissario rimase spiazzato alla vista di quella notizia. Stamani non aveva fatto in tempo a leggere i titoli dei giornali locali all’edicola di Gazzetta, concentrato com’era sui fatti dell’indagine.
Cantagallo lesse un po’ alcune righe dell’articolo.
«Questore, la ragione è molto semplice. Si tratta di un banale disguido. Una testimone del delitto, in un primo momento, aveva riferito della scomparsa di quattro creature. Era disperata e aveva chiesto ai miei uomini, di fare tutto il possibile per salvare i quattro piccoli indifesi. Sul momento, la donna doveva essere sconvolta dal morto. Successivamente, quando ho provveduto a calmarla, grazie anche all’intervento del medico del 118 che le ha dato un potente ansiolitico…» mentiva sui fatti, il commissario. Non era vero, ma per infinocchiare il Questore, questo e altro « …mi ha detto che i quattro scomparsi, erano invece dei gatti. La donna si è scusata più volte con me per il tremendo errore e mi ha detto di porgere le sue scuse anche al Questore. Comunque, nel giro di mezzora, avevamo già fatto una comunicazione via fax in Questura, per sospendere i posti di blocco.»
«Vivaddio, commissario! Si rende conto, commissario …Parlagallo, no…, …Suonagallo, nemmeno…»
«Canta… Questore, Canta… Cantagallo.»
Altro problema fra il Questore e il commissario era quello del suo cognome. Il Questore, a volte, volutamente, storpiava il nome del commissario in Mangiagallo, Ballagallo, Suonagallo, Fumagallo, Parlagallo, Pappagallo e così via, per non dargli la dovuta importanza. Il Questore sosteneva che il motivo, per cui non ricordava mai bene il cognome del commissario, dipendeva dal fatto che era un cognome poco comune, complicato, buffo, un po’ volgare e d’origine certamente contadina. Non ovviamente come il suo, Fumi Zondadari, che era di rango nobile e d’origine blasonata.
Tale scusa, che accampava il Questore, però, non aveva mai convinto del tutto il commissario, alla faccia di tutte le generazioni dei Fumi Zondadari e compagnia bella.
«Ah, sì, è vero, Cantagallo. Ma che vuole, con quel suo strano cognome contadino, si fa sempre una gran confusione. Ma si rende conto che la Questura si è coperta di ridicolo, grazie ai suoi colpi di testa e a quelli dei suoi uomini. Il suo non è un commissariato, perché da lei non ci sono dei poliziotti, ma piuttosto degli “scaricatori di porto”, in quel porto di mare qual è quello del paese di Collitondi. Con tutto il rispetto per i portuali degli scali livornesi e nazionali.»
«Questore, la donna era sconvolta e …»
«Commissario e …che cosa? D’altronde, sta brancolando nel buio. Come sempre! Io, ad ogni buon conto, mi sono già fatto un’idea su questo delitto e credo che il vicario Bonadonna glielo abbia comunicato.»
«Sì, signor Questore, il vicario Bonadonna mi ha spiegato tutto. Dalle informazioni acquisite con le prime indagini, ci sono alcuni fatti che fanno scricchiolare la sua tesi. Non vorrei che qualche giornalista, parente di una contrada locale avversaria, semmai, si mettesse a spulciare fra le carte dell’inchiesta e scoprisse che il morto non c’entra niente con la storia albanese delle prostitute e dei papponi.»
«Dice sul serio, commissario, oppure si inventa tutto?»
«Tutto vero, signor Questore. Il muratore ha la fedina penale pulita e a Collitondi non esiste nemmeno un giro di prostitute che è legato all’ambiente degli albanesi. Si rischierebbe, forse, di innescare un piccolo caso diplomatico con l’Albania. Poi, questo non mi sembra proprio il momento, vicini come siamo, alla data del Palio dei somari di quest’anno. Mi dia piuttosto una settimana di tempo, per venire a capo di questo omicidio. Concorda, signor Questore?»
Il commissario, nelle situazioni disperate, gettava sul tavolo la carta del Palio dei somari per richiamare alla realtà il Questore e strappare il suo benestare all’avvio delle indagini.
Il Questore si prese una pausa prima di rispondere.
Zondadari, forse, ragionava sulle considerazioni del commissario e incominciava a fare mente locale sul titolo dell’ipotetico “articolo verità” del quotidiano locale avversario.
Il Questore immaginava già il titolo a nove colonne:
IL CORRIERE DI CASTRONUOVO
Tutta la verità sul muratore albanese ucciso:
il Questore Zondadari insabbia l'inchiesta.
L'Albania chiede le dimissioni del Questore.
L’articolo, ovviamente, era firmato dal giornalista Battista Mazza.
«E’ vero, commissario, non ci avevo pensato bene. Che vuole, con il tanto da fare che ho, mi dimentico a volte di certi piccolissimi dettagli. Va bene così. Le ricordo, ad ogni buon conto, che non dobbiamo mai sottovalutare qualsiasi caso ed occorre evitare che qualche pesce grosso ci scappi dalla rete. La famosa frase latina che recita così: “Lex est araneae tela, quia, si in eam inciderit quid debile, retinetur, grave autem pertransit tela, rescissa“, sta a significare che “La legge è come una ragnatela: se vi cade qualcosa di leggero essa lo trattiene, mentre ciò che è pesante la rompe e scappa via”. Questo, se lo ricordi sempre, commissario» il Questore, come al solito, aveva fatto la sua lezione di latino al commissario e proseguì.
«Una settimana di tempo accordata, ma non un giorno di più. Mi raccomando a lei. Poi, fra qualche giorno ci risentiremo e mi aggiornerà sulla situazione.»
«Grazie, signor Questore e buona giornata.»
«Arrivederci, commissario.»
Si alzò dalla sedia e uscì dall’ufficio del Questore.
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