Giorno
di festa per la festa della mamma e l'occasione è ideale per farvi leggere una
cosa singolare, una preghiera particolare della nonna materna del commissario, tratta dal libro "Un vecchio tappeto
persiano", l'indagine di paese ambientata a Collitondi, pubblicata da
Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia.La preghiera è quella del Padre Nostro e contiene una variante inserita dalla nonna Carmela.
Spero vi piaccia.
Buona lettura e buona domenica.
L'indagine
è quasi alla conclusione e il commissario ha bisogno di informazioni. Allora, va
da Don Mauro, il parroco della chiesa in piazza del Comune. Don Mauro era il
parroco della chiesa della Madonna Vergine Immacolata. Aveva più o meno la
stessa età del commissario Cantagallo, anche se era un po’ più basso e più
grasso rispetto a lui. Simpatico a prima vista e cordiale con tutti era
riuscito a conquistare tutto il paese. Era toscano, calzava sempre sandali
francescani, per via del suo Ordine e portava occhiali grandi con lenti spesse.
Una calvizie ampia circondata da un sacco di capelli neri poco ordinati non gli
rendeva merito della sua ancor giovane età. Era un uomo solare che, appena
accennava un sorriso, infondeva agli altri serenità e tranquillità. Parlava
sempre in modo pacato, ma era pronto ad inalberarsi se qualcuna delle sue
pecorelle voleva uscire dall’ovile. Non adoperava i termini del vescovo
Santonastaso, ma sapeva essere molto comprensivo con tutti, soprattutto con le
persone bisognose del paese. Da quando era parroco, la domenica, la chiesa era
sempre piena di persone e le lezioni di catechismo si affollavano di ragazzi
che ascoltavano volentieri i suoi insegnamenti e quelli dei suoi catechisti.
Dava sempre buoni consigli ad ogni persona che gli confidava un piccolo o un
grande problema. Così era riuscito in breve tempo a conquistare l’amicizia e la
fiducia di tante persone del paese, e anche quella del commissario.
Il
parroco ha già riferito quello che sa e il commissario Cantagallo prende la
strada per uscire dalla chiesa ma Don Mauro lo richiama al suo dovere.
«Allora io vado» Cantagallo fece per andarsene.
«Non penserai di uscire senza neanche aver detto un Padre Nostro?!»
«Sai, il lavoro, l’indagine…»
«Non è il minuto di un Padre Nostro che ti fa saltare tutta l’indagine.
Almeno un Padre Nostro lo devi dire. Non si può uscire da una chiesa senza dire
almeno una preghiera. Ti prego.»
Poteva rifiutare la preghiera di un parroco che lo pregava di pregare?
No, sarebbe stato scomunicato ad honorem dal vescovo.
Accettò di malavoglia.
«Va bene. Ma solo uno perché ho molto lavoro da fare. Vedi, in questa
indagine, anche una preghiera mi può dare una mano.»
«Bravo, lo vedi che sei d’accordo con me? Allora, per il bene
dell’indagine ne dici altri due: uno per San Francesco e uno per il nostro San
Luigi, protettore e patrono di Collitondi.»
«Ma…»
«Niente ma. Mettiti in ginocchio sulla panca e prega. Non fare il furbo.
Tre Padre Nostro. Prega per bene e senza strascicare le parole. Dall’altare
sento tutto perché ho un udito ottimo, io.»
«Ma non sono mica un peccatore.»
«Peggio. Il peccatore sa di esserlo e vive nel peccato. Invece tu dici
di non essere un peccatore, ma vivi nel peccato perché non frequenti la Santa
Messa. Sei due volte peccatore. Abbandoniamo la discussione, altrimenti ti devo
impartire anche un Atto di dolore.»
«No, l’Atto di dolore, no!»
«Va bene. Zitto e prega! Quando hai fatto, puoi andare. Sia lodato Gesù
Cristo.»
«Sempre sia lodato.»
Cantagallo sbuffò e
s’inginocchiò. Il commissario diceva il Padre Nostro, ma con una piccolissima
variante che gli aveva insegnato la sua nonna materna. La preghiera diceva
così: “Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il
tuo regno e sia fatta la tua volontà, ma che sia anche la mia, come in Cielo
così in terra”. La variante “ma che sia anche la mia” era stata inventata dalla
sua nonna materna, nonna Carmela, perché come diceva lei: “A volte la volontà
di Dio non può coincidere con la nostra e allora tanto vale fare una piccola
variazione alla preghiera, senza per questo fare un dispiacere alla Madonna e
al buon Gesù”. Questo era quello che diceva sua nonna e in quelle parole c’era
un pizzico di verità. Quando ebbe terminato, si alzò dalla panca. Prima del
portone si girò di nuovo per farsi il segno della croce e uscì. A quell’ora, al
commissariato, lo davano già sicuramente per disperso.
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