Oggi
vi parlo del terzo libro della nuova serie dei gialli che dal 2014 sono stati
pubblicati da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di
Brescia. Questa è la presentazione del giallo "LO SGUARDO NEL BUIO",
un'indagine di paese. Anche qui fornisco certi particolari del commissario Cantagallo
e alcune indicazioni sul suo modo di essere che mi auguro vi siano graditi.
Cominciamo.
«Il commissario Cantagallo, nell’indagine di paese del
giallo “Lo sguardo nel buio”, è alle prese con l’omicidio di un uomo
cieco che è stato barbaramente ucciso di notte in una tetra viuzza del paese.
In un primo momento il commissario pensa che si tratti di una rapina andata
male compiuta da dei balordi che si sono accaniti su un povero cieco che aveva
pochi soldi. Il commissario valuta la situazione e capisce subito che c’è
qualcosa che non quadra in tutto quello che è avvenuto in quella viuzza. Perché
un cieco doveva essere ucciso da dei ladri che comunque non sarebbero stati
riconosciuti da lui siccome era cieco? Cantagallo si pone delle domande. Il
Questore di Castronuovo, invece, ha già le risposte a tutto quello che è
avvenuto. Il commissario è convocato in Questura per una riunione lampo. Il
Questore Zondadari non vuole che sia aperta un’indagine sul delitto di un cieco
che è capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il Questore è
categorico e non intende accendere i riflettori su questa brutta vicenda per
non turbare l’opinione pubblica. Anzi vuole che si spengano le luci sul delitto
e che sia abbassato il sipario. Il delitto potrebbe nuocere all’immagine di
Castronuovo e soprattutto alle prenotazioni delle camere del “Pio Albergo del
Pellegrino”. L’albergo, gestito dalla reverenda madre Maria Clementina, è in
attesa dei congressisti per l’imminente convegno dell’Unione Ciechi che si
terrà in città per la tre giorni castrese. Per colpa del delitto, le
prenotazioni potrebbero essere annullate e il convegno disertato con grande
rammarico del presidente Occhionero, amico del Questore. Zondadari, sollecitato
dal presidente e imbeccato dal vicario, vuol mettere a tacere l’eco
dell’omicidio del cieco archiviando l’indagine come un delitto compiuto dalle
fantomatiche “furie gialle”. Cantagallo ascolta in silenzio, è scocciato da
quella situazione anche perché non vuole perdere un’indagine che gli
consentirebbe di prendere lo spietato assassino ancora in circolazione. Allora
controbatte all’ipotesi del Questore e non rinuncia a inventarsi dei fatti di
sana pianta pur di averla vinta. Comunica al Questore che dagli elementi in suo
possesso sembra emergere un’altra verità e un’altra pista investigativa che
verificherà nei prossimi giorni. Zondadari a sentire quelle parole, rimane di
sale. Non si aspetta che il commissario abbia un’altra ipotesi su quel delitto.
Rimane muto e immobile ad ascoltarlo. Cantagallo indica al Questore che l’ipotesi
delle “furie gialle” potrebbe essere plausibile, ma non dalle nostre parti. A
Collitondi e nella nostra provincia non esiste il problema della malavita
cinese, anzi. Tutti i cittadini di quella nazione sono perfettamente integrati
nella comunità del mio paese e della sua città. Senza contare i tanti studenti
che dalla Cina vengono a studiare all’Università di Castronuovo. Inoltre gli
dice che sarebbe un grave errore puntare il dito accusatore verso una comunità
straniera che studia e lavora. Gli inventa che ci sono delle voci di corridoio
che danno per sicura o quasi la partecipazione di un’importante azienda cinese
fra gli sponsor dell’imminente congresso di cultura internazionale che si terrà
nel Palazzo del Comune di Castronuovo. Cantagallo sa che in quel periodo le
iniziative culturali in città si sprecano e il Questore non può tenerle a mente
tutte, visto che s’interessa soltanto al Palio dei somari. Perciò
l’archiviazione del delitto come crimine commesso dalle “furie gialle” cinesi è
una mossa politicamente sbagliata che potrebbe avere gravi ripercussioni sulla
Questura e soprattutto sulla sua persona se fosse diffusa all’opinione
pubblica. Il commissario riesce nel suo intento e ottiene alcuni giorni per
concludere l’indagine. All’inizio tutti i fatti sono coperti da un buio fitto
ma poi dal colloquio con un certo signor Miao, che fa il ristoratore cinese in
paese, si apre sull’omicidio uno spiraglio di luce che con il suo fascio
luminoso guida Cantagallo attraverso il buio fitto dell’indagine. Il
commissario non deve seguire solo una luce, deve anche decifrare un particolare
simbolo e riconoscere una voce. Perché in questo giallo non tutte le tracce
sono percepibili con la vista. Ci sono dei fatti che hanno una propria voce e
che devono essere ascoltati con grande attenzione per smascherare il colpevole.
L’omicida con quel delitto intendeva cambiare il proprio destino ma forse
faceva meglio a conoscere le lingue orientali dove un antico detto cinese
diceva: “È più facile deviare il corso di un fiume o spianare una montagna che
cambiare l’animo di un uomo”. Cosa aspettate
a leggere il giallo del commissario Cantagallo? Buona lettura».
Fabio
Marazzoli
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