Oggi
facciamo un passo indietro perché vi parlo del primo libro, della prima serie
dei gialli del commissario Cantagallo, che nel 2007 è stato pubblicato da Antonio
Lalli della Lalli Editore di Poggibonsi. Questa è la presentazione del giallo
"DENTRO UN VICOLO CIECO", un’indagine di paese a Collitondi. Fornisco
alcuni particolari del commissario Cantagallo e certe indicazioni sul suo modo
di essere che spero vi siano graditi. Cominciamo.
«Il commissario Cantagallo, nell’indagine di paese del
giallo “Dentro un vicolo cieco”, che è anche il primo giallo della serie di
Collitondi, è alle prese con una serie di misteriosi delitti che accadono in un
vicolo cieco nel centro del paese. Un muratore albanese è stato ucciso a colpi
di coltello da un brutale omicida che sembra giocare a “gatto col topo” col
commissario. L’assassino mette in difficoltà Cantagallo che deve svolgere
un’indagine minuziosa per scoprire il colpevole. Pochissime tracce e nessun
testimone: questo è il pane quotidiano di Cantagallo che si muove nel mondo del
lavoro nero dell’edilizia e degli extracomunitari del paese. Il commissario è
convocato d’urgenza in Questura dove gli viene comunicato che in quell’indagine
deve essere subito sgombrato il campo da incertezze e da indecisioni. Il caso
dell’albanese morto deve essere risolto in breve tempo perché i fatti che
coinvolgono extracomunitari non piacciono al Questore Zondadari. Il Questore ha
già pronta la sua ipotesi investigativa sui fatti accaduti. Il delitto è
maturato nell’ambiente della prostituzione di Collitondi. Uno sgarro di un uomo
albanese ad un pappone, suo connazionale, ha fatto scattare la molla
dell’omicidio. Il pappone albanese è scappato, facendo perdere le sue tracce.
Senza ombra di dubbio è già espatriato e se la gode nel suo harem coatto oltre
frontiera. La Questura archivierà il caso come “omicidio maturato nell’ambiente
albanese della prostituzione di Collitondi, commesso da ignoti professionisti
d’origine slava, che sono espatriati, sfuggendo alle maglie dell’Interpol”.
Commissario ascolta ma non ci sta a mettere il bollo tondo all’ennesimo
tentativo d’insabbiamento delle indagini svolte dal suo commissariato.
Controbatte la tesi strampalata del Questore che alla fine gliela dà vinta
perché deve soccombere alle giustificazioni del commissario Cantagallo che non
ne vuole sapere di queste famigerate bande d’origine slava e di papponi
dell’Est, che non esistono nemmeno a Collitondi. Cantagallo dopo una violenta
discussione col Questore si riprende l’indagine e va avanti. Il commissario
abbandona volentieri le discussioni, ma non rinuncia alla buona tavola.
Abitualmente, insieme ai colleghi Razzo e Bandino, mangia al ristorante
“Attanasio”, dove i piatti squisiti e l’accoglienza della proprietaria sono il
migliore biglietto da visita della rinomata struttura gastronomica cittadina.
La buona cucina paesana non distrae Cantagallo che con la sua esperienza e la
sua squadra riesce a venire a capo della vicenda. La pista investigativa del
commissario è sinuosa e accidentata: tutta “poggi e buche”, come dicono in
paese. Siccome in paese, si dice anche che: “poggio e buca fanno piano”, la
strada alla fine si spiana per il commissario Cantagallo. Un particolare attira
l’attenzione del commissario e da questo Cantagallo risale ai motivi
dell’accaduto e ai tanti fatti che sono collegati fra loro. Tutto è risolto con
un colpo a sorpresa del commissario. Le sorprese non sono finite. L’ultima
attende Cantagallo proprio nel vicolo San Giorgio. Come direbbe il Questore
Zondadari: “Dura lex sed lex… a Collitondi”. Cosa aspettate a leggere il giallo
del commissario Cantagallo? Buona lettura».
Fabio Marazzoli
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